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La Dinamo in crisi finisce sotto tiro

di Andrea Sini
La Dinamo in crisi finisce sotto tiro

Squadra allo sbando, botta e risposta Bianchini-Sardara

15 marzo 2016
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INVIATO A PESARO. Il peccato originale è quello di non essere in grado di difendersi nell’unico posto in cui conta, ovvero in campo. Perché ora la Dinamo, la ex squadra simpatia che ha osato diventare vincente, sembra essere sotto tiro da tutti i fronti. Prima di tutto sul parquet, ovviamente, dove i sassaresi stanno attraversando la peggiore stagione da quando militano nella massima serie. E dove i tentativi della società di correggere in corsa gli errori commessi la scorsa estate hanno creato una spirale che sta trascinando la squadra sempre più giù.

Il fronte Bianchini. Ma gli attacchi ora arrivano anche da fronti inattesi: ieri a parlare è stato Valerio Bianchini, il “vate” del basket italiano, che dopo avere assistito dal parterre alla vittoria della “sua” Vuelle Pesaro sul Banco di Sardegna, ha sparato a zero sulla società sassarese, prendendo spunto dalla nomina di Federico Pasquini a capo allenatore: «Sassari si sta impegnando a fondo nella destrutturazione e nello svilimento della figura dell’allenatore di basket – ha scritto Bianchini –. Non solo in pochi mesi brucia un coach scudettato e il serio professionista che lo ha sostituito, ma opera un’ulteriore sostituzione ignorando la posizione professionale degli allenatori assistenti e affidando la direzione tecnica della squadra al GM. Tutto ciò nel mortale silenzio degli allenatori e dei rappresentanti sindacali e federali della categoria». Al di là della legittima difesa nei confronti di Meo Sacchetti, che in molti nell’ambiente biancoblù condividono, Bianchini inciampa malamente sulla sostanza delle cose. E infatti, a stretto giro di posta, è arrivata la replica di Stefano Sardara, che ha pubblicato il curriculum dell’attuale tecnico biancoblù, aggiungendo una risposta decisamente piccata. «Visto che ormai lo sport nazionale pare sia diventato insultare Sassari o fare di tutto per sminuirne i risultati, almeno fatelo con cognizione. Questo è il percorso professionale di Federico, a cui aggiungo un dato non noto ai più: ha passato l’esame nazionale con 27/30. Almeno usiamo dati certi per cortesia, visto che il precedente allenatore è rimasto sette anni e chi lo ha sostituto si è dimesso».

Fuoco incrociato. Le parole di Bianchini seguono le accuse arrivate negli ultimi mesi da esponenti di primo piano della pallacanestro nostrana: prima l’ex azzurro Basile («Penso che per il basket italiano il successo di Sassari non sia positivo»), immediatamente fatte sue dal reggiano Amedeo Della Valle. Poi la pesante accusa di Andrea Cinciarini (azzurro, ex Reggio Emilia, ora a Milano), che dopo la vittoria in Coppa Italia ha dichiarato - prima a caldo, poi a freddo -, che “lo scudetto dello scorso anno è stato rubato”. Accusa in seguito ritrattata con tanto di scuse ufficiali. Da Basile a Bianchini, il tutto arriva in un momento in cui la Dinamo è un bersaglio facile, perché non vince e non può ribattere sul campo: se domenica a Pesaro fosse arrivata una vittoria, viene infatti da pensare che l’ex ct avrebbe trovato di meglio da fare, piuttosto che attaccare Pasquini.

Fischi indigesti. Preoccupa, e non poco, anche l’atteggiamento degli arbitri: in questi anni di serie A era apparso chiaro come alcune big godessero di una certa tutela da parte dei fischietti. Si potrebbe dire, con una battuta, che vincere lo scudetto e qualche coppa non ha permesso a Sassari di entrare in questo magico club. La realtà è che sin dall’inizio della stagione la squadra ha avuto assai poca fortuna con gli arbitraggi e i primi due quarti giocati a Pesaro sono probabilmente quanto di peggio la classe arbitrale italiana sia in grado di offrire.

Gli indifendibili. In tutto questo, l’ambiente biancoblù è in subbuglio, tra chi predica la calma, chi accusa la società, chi i giocatori e chi vuole trovare un capro espiatorio subito, oggi, adesso. La Dinamo fa bene a non cadere nel vittimismo e a non volere fornire alibi a una squadra “che alibi non ne merita”, come ha detto Pasquini. E di alibi, restando alla società biancoblù, al momento ce ne sono pochi: gli errori ci sono stati e sono molti, e anche certe correzioni in corsa sono di per sè un’ammissione di responsabilità. Ma chi si attende una profonda e dettagliata autocritica dovrà attendere che le bocce siano ferme. Possibilmente il più avanti possibile, come si augura il popolo biancoblù.

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