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Il muro vincente di Dario Sanna contro la povertà

Il muro vincente di Dario Sanna contro la povertà

Il coach sassarese festeggia 20 anni di panchina rilanciando un progetto di Amref e Lega volley

23 maggio 2016
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SASSARI. Venti anni di pallavolo sono un bel traguardo. Lo sono ancora di più per chi, partito dalla Sardegna, ha accettato il confronto con realtà diverse e non sempre facili. Dario Sanna ha tagliato il traguardo sul ponte di comando di una missione che sembrava impossibile e che invece si sta trasformando nell’ennesima vittoria. Forse la più bella. Da un anno il coach sassarese è il responsabile del progetto “Facciamo muro contro la povertà” è sta facendo la spola tra l’Italia e Nairobi dove ha organizzato un piccolo centro sportivo che è diventanto un punto di riferimento per centinaia di bambini.

Pensava di arrivare così lontano?

«Mi sembra di aver cominciato ad allenare ieri e invece sono passati vent’anni. Se faccio il bilancio non posso che ritenermi fortunato perchè ogni stagione passata in palestra mi ha dato grandi soddisfazione e mi ha permesso di conoscere persone che mi hanno aiutato a crescere e a coltivare la mia passione per la pallavolo».

Come ha cominciato?

Credo come tutti, giocando fino a 19-20 anni con risultati per la verità modesti. Già allora però ero affascinato dal mestiere dell’allenatore e ho capito che quella era la mia strada. Il primo a darmi una mano è stato Giampaolo Galleri che mi ha spronato a studiare e a prepararmi sempre di più».

Cosa che ha fatto.

«Ho finito il liceo e mi sono laureato in giurisprudenza cercando di sfruttare le sessioni estive, quando i campionati erano fermi. Poi ho preso tutti i patentini regionali e sono andato a Norcia per seguire il corso di secondo grado, allora il massimo dei livelli per gli allenatori nazionali».

E quello è stato il passaggio al professionismo.

«Sì perchè ho firmato il primo contratto con la Pallavolo Media Umbria è ho avuto modo di lavorare con personaggi che mi hanno insegnato tante cose. Voglio ricordare Roberto Scaccia e Fausto Polidon. Andavo a seguire gli allenamenti di Massimo Bardolin che al tempo era il coach della Despar Perugia nella A1 femminile. Fondamentale è stato anche l’incontro con Alessandro Chiappini del quale mi onoro di essere amico».

E la Sardegna?

«L’isola è casa mia. Sono stato secondo allenatore a Cagliari, in A2, a fianco di Flavio Gulinelli. E anche lui mi ha insegnato tanto. Poi sono stato alla Pallavolo Olbia e ho fatto per due anni il selezionatore regionale per i Giochi delle Isole».

I risultati dei quali va più fiero?

«Ho fatto parte dello staff della nazionale pre-juniores a Nocera Umbra. E ho lavorato molto bene anche Todi dove, in tempi strettissimi, abbiamo creato dal niente un movimento giovanile importate che ha raccolto uno splendido sesto posto alle finali nazionali under 16 dello scorso anno. Vado molto fiero anche della collaborazione con la Trentino Volley, una delle società di pallavolo più importanti d’Italia. Ho cominciato come allenatore per il “big camp” un campo estivo diventato uno più importanti centri di specializzazione in campo nazionale. Lo dirigo ormai da cinque anni e sto già lavorando per l’appuntamemto di questa estate».

Dal Trentino all’Africa. Come ha fatto?

«L’idea ha preso corpo proprio durantre i camp estivi sul monte Bondone. La famiglia Mosna ci ha creduto fin dall’inizio e anche il direttore generale Bruno Dare non ha mai avuto dubbi. Sono stati loro a propormi di diventare il responsabile del progetto “Facciamo muro contro la povertà”, un’iniziativa con la onlus Amref Africa che ha il patrocinio della Lega di pallavolo. Abbiamo aperto un centro a Nairobi raccogliendo 100 bambini dalla baraccopoli di Dagorein».

E’ come vincere uno scudetto

«Lavorare in certe realtà ti fa vedere le cose in maniera diversa. E devo dire che mi ha cambiato un po’ la vita. Negli ultimi mesi sono andato in Kenia diverse volte. Ho formato uno staff di 14 tecnici locali e la cosa sta funzionando. Insegnamo sport, ma non solo. Siamo un punto di riferimento in un paese che ha bisogno di tutto».

Continuerà a viaggiare?

«Per altri due anni sicuramente sì. Poi vedremo. Intanto sto lavorando per la prossima edizione del Trentino Voley Big Cap (porterò una trentina di ragazzi dalla Sardegna) e mi sto guardando intorno per la prossima stagione».

Tornerebbe ad allenare nell’isola?

«Ho ricevuto dele proposte dal nord Italia, ma non c’è nulla di deciso. Valuterò bene tutti i progetti tenendo conto che dovrò conciliare l’esperienza di allenatore con i miei viaggi in Africa. Però posso dire che dopo tanti anni di settore femminile non mi dispiacerebbe confrontarmi in un campionato maschile. Vedremo che cosa mi riserveranno i prossimi venti anni in panchina...».

A.L.

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