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«No ai Giochi? Dispiace anche per l’isola»

Mario Frongia
Giovanni Malagò
Giovanni Malagò

Il presidente del Coni Giovanni Malagò ritorna sul gran rifiuto di Virginia Raggi che di fatto ha messo fine alla candidatura italiana

24 settembre 2016
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CAGLIARI. «Prima il no di Monti, ora ci ferma la decisione della Giunta romana. È improbabile che ci possa essere un'altra candidatura italiana per le Olimpiadi nei prossimi venti anni». Giovanni Malagò non cerca magie. Il presidente del Coni - che ha incontrato i giornalisti dopo la Giunta del Coni nazionale riunita nella sala "gialla" del palazzo Regio, a Cagliari per aprire il trofeo Expo Sport-Coni Kinder 2016 - è sereno. Coccola il presidente del Coni regionale, Gianfranco Fara («Abbiamo numeri molto interessanti su sport e periferie: questi quattromila under 14 e 800 dirigenti di 44 federazioni che partecipano qui a Cagliari al nostro trofeo, sono un bel successo») e abbraccia i sardi Angelo Binaghi e Gianni Agabio (presidenti nazionali di Tennis e ginnastica.

«Cagliari ha battuto tutte le pretendenti con dati meteo inconfutabili: il Golfo degli Angeli negli ultimi cinquant'anni ha le medie migliori per il vento: questo è il luogo ideale per ospitare la vela olimpica» dice con un filo di amarezza. Autorità e dirigenti annuiscono. La sconfitta è cocente. In poche ore, grazie allo staff di Fara, il presidente saluta il governatore Pigliaru, l'assessore regionale al turismo Morandi, il pro rettore dell'ateneo di Cagliari, Francesco Mola. Intanto, un sondaggio diffuso dal Coni dice che il 58 per cento degli italiani avrebbe voluto le Olimpiadi, mentre il 40 è per il no. Riannodiamo il filo.

Come si spiega il no della Raggi?

«Il mondo dello sport prende atto che è un no politico. La Giunta romana non vuole le Olimpiadi. E la vela a Cagliari che aveva stravinto la corsa per ospitare le gare veliche. Peccato».

Presidente Malagò, c'è ancora uno spiraglio?

«La candidatura è un tavolo a tre gambe con Comune, Governo e Coni. Se ne manca una si perde forza: siamo consapevoli del calo di credibilità internazionale».

Qual è il rammarico principale?

«Agli sportivi puoi dire tutto ma non puoi chiedergli di non gareggiare. Ci hanno fermato al trentesimo chilometro di una maratona preparata con cura: inaccettabile. Procedevamo spediti, con un'intesa globale: per la prima volta il Paese ha mostrato unità superando divisioni geografiche ed economiche. Federazioni, club, politica e associazioni hanno sposato Roma 2024».

Che spiragli ci sono per un ripensamento?

«Tecnicamente dobbiamo aspettare che il comune di Roma deliberi ma non c'è spazio per nessuna ipotesi. Il mondo dello sport prende atto che un no politico non vuole le Olimpiadi nella capitale. Peccato».

Presidente, dov'è il peccato originale?

«Il mondo dello sport vale 13 milioni di italiani, ci sembra che quella della sindaca di Roma Raggi, sia una scelta sbagliata. Seguendo l'Agenda 2020, con le regole stabilite a Buenos Aires nel 2013 dal Cio, avremmo potuto sistemare vari problemi a Roma, dalle case alla riqualificazione delle strutture. Nessuna colata di cemento: anche gli ambientalisti hanno dato l'ok al nostro progetto».

Pensi ai medagliati di Rio: si regali un sorriso.

«Sì, destiniamo con enorme piacere cinque milioni e quattrocentomila euro ai 69 atleti saliti sul podio. Centocinquantamila euro vanno alle medaglie d'oro, la metà agli argenti, cinquantamila ai bronzi. Siamo felici di pagare le 28 medaglie conquistate».

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