La Nuova Sardegna

Sport

«Che brividi quei cori Mi sono commosso»

di Enrico Gaviano
«Che brividi quei cori Mi sono commosso»

Il giorno dopo torna la routine: la passeggiata, gli amici...

14 febbraio 2017
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CAGLIARI. Gigi Riva è tornato alla sua vita “normale”. Alzarsi tardi la mattina, pranzo, passeggiata, capatina all’ufficio di via Tola, che è stato negli anni eroici sede del Cagliari calcio, e che ora è il quartier generale della sua Scuola Calcio. Ma anche lui, lui più di tutti, non potrà dimenticare la giornata di domenica.

Emozioni, pelle d’oca, lacrime di gioia, commozione. Tutte cose che lui accuratamente cerca di evitare. Gigi Riva ha 72 anni, ha il peso di un nome che rappresenta un monumento dello sport nazionale e gli acciacchi dovuti ai colpi ricevuti in campo e alle cure mediche a cui ha dovuto sottoporsi per i tanti infortuni. Non è facile essere Gigi Riva, insomma. Per questo ha tagliato completamente qualsiasi tipo di celebrazione, premiazione, presentazione di libri eccetera. Si emoziona troppo. Stavolta però non ha potuto dire di no. Giovanni Malagò, presidente del Coni, lo ha praticamente costretto con la scelta di venire a Cagliari a ritirare il collare d’oro destinato ad atleti, società o personalità del mondo dello sport. Il primo dribbling a Riva era riuscito quando gli avevano detto di andare a Roma a prendere il premio, lui primo calciatore a fregiarsi di questo riconoscimento. «Vi ringrazio – disse – ma non posso prendere l’aereo». Ma Malagò, come il miglior Morini dei tempi dei duelli Cagliari-Juventus, lo ha stoppato: vengo io in Sardegna, ci vediamo allo stadio il giorno di Cagliari-Juventus. Anche Gigi ha dovuto “rassegnarsi”, lui che è testone come pochi. E così si è “dovuto” ripresentare al Sant’Elia, cinque mesi dopo il 18 settembre dell’anno scorso, quando entrò in campo con gli altri eroi dello scudetto per la commemorazione del compagno Nenè, morto due settimane prima. Gigi domenica ha raggiunto lo stadio dopo aver pranzato con la sua famiglia. E’ arrivato allo stadio con Sandro Camba, amico dei calciatori dello scudetto che si è distinto in particolare nell’aiutare Nenè negli ultimi anni di vita del brasiliano. In campo Riva è stato inondato dall’affetto della folla e da quel coro da brividi “Un Gigi Riva, c’è solo un Gigi Riva”.

«E’ stato molto emozionante – ha detto ieri al telefono –, grazie ai tifosi, curve, distinti, tribuna. C’è stato un applauso di tutti». Colpito dagli striscioni, come quello della Nord «Onore a te Gigi che hai reso grande questa maglia»: un segnale che, passate le generazioni, i figli dei figli dei tifosi degli anni 70 sentono anche loro Riva come patrimonio del Cagliari e del calcio.

«La cosa più bella però – ha confessato – è stato l’abbraccio di Gigi Buffon. Un ragazzo d’oro, un vero uomo. Mi ha stretto a sè come se fossimo due fratelli che non si vedevano da tanti anni. E mi ha fatto sentire tutto l’affetto per quel rapporto lunghissimo che abbiamo avuto quando io ero dirigente della nazionale e lui portiere che dagli esordi è diventato poi uno dei migliori numeri 1 del mondo». Ha preso il microfono ringraziato Malagò, mentre a fianco si emozionava anche il presidente Giulini. E poi, quasi scusandosi. «Permettetemi una parentesi famigliare. In tribuna ci sono le mie nipotine...». Cinque, tutte femmine dunque, si chiamano Virginia, Ilaria, Sofia, Cecilia e Gaia. Dopo la consegna del collare, il giro di campo. Ma Gigi, anche se non lo ha confessato, non vedeva l’ora di andare via. Risalire in macchina e ritornare alla vita di sempre. Con Sandro Camba è ripartito in auto dallo stadio. Un ristorantino nel centro di Cagliari, una cena rilassante. E la partita, Gigi, l’hai guardata almeno in Tv? «Sei matto? No. E poi abbiamo perso. Meglio che non l’abbia vista...».

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