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Rabbia e voglia di riscatto la Dinamo guarda avanti

di Andrea Sini
Rabbia e voglia di riscatto la Dinamo guarda avanti

Milano si è confermata nel complesso superiore nonostante le assenze I biancoblù recriminano per la mira sbagliata e per un arbitraggio insufficiente

14 marzo 2017
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SASSARI. Sulla buona strada, ma ancora non del tutto pronta per abbattere il gigante. Tra la Dinamo e la vittoria contro la corazzata Olimpia Milano c’è sempre un quid che fa la differenza, che si manifesta sotto varie forme: bravura degli avversari, tiri decisivi sbagliati, fischi arbitrali chirurgici, con l’ordine di importanza non necessariamente rispettato. Mai (o quasi mai) come nella sfida di domenica notte questi elementi sono emersi in maniera chiara.

La forza dell’Armani. Milano è superiore alla Dinamo, nonostante quattro assenze importanti che magari si sentiranno alla lunga, ma nel breve periodo sono un vantaggio per Repesa, che può gestire le rotazioni con molto più equilibrio. Sanders e compagni sanno difendere duro, sanno mettere le mani addosso e in fase offensiva nei momenti topici hanno quasi sempre fatto le cose giuste, facendo valere testa (Hickman), classe ed esuberanza fisica (Sanders e Abass). Il fatto che in questa stagione i tre scontri diretti siano andati più o meno nello stesso modo dimostra che al Banco manca poco, ma il gap c’è ancora.

Le pecche biancoblù. I sassaresi hanno rincorso praticamente per tutta la gara, senza mai darsi per vinti e senza abbattersi neppure quando, dopo avere fatto le cose per bene in difesa, Milano riusciva a trovare la stoccata del campione. Come già nella finale di coppa Italia a Rimini, a Lacey e compagni è mancata la continuità in attacco e in particolare la freddezza per dare il colpo del ko: così, se alcuni tiri aperti sono finiti nelle mani di un tiratore che ha il 20% da tre punti (Lighty, “battezzato” dai milanesi), la tripla del possibile sorpasso di Bell è stata tirata fuori ritmo e forse troppo presto, mentre quella del -1 di Stipcevic a meno di un minuto dalla fine è finita ben lontano dal ferro.

Rabbia da vendere. Essere superiori non significa passare automaticamente all’incasso, altrimenti le vittorie e gli scudetti verrebbero assegnati a tavolino già ad agosto. Milano, domenica sera a Sassari, era sulla buona strada per lasciarci le penne. Anche senza giocare al top (come in effetti è successo) ma con il solito cuore e il grande sostegno del pubblico il Banco è andato a un passo dall’impresa. Con appena un pizzico di fortuna in più e un arbitraggio meno ossequioso nei confronti dei campioni d’Italia, la squadra di Pasquni avrebbe potuto fare il colpo. Sullo stomaco dei biancoblù restano invece anche alcuni fischi indigeribili: il tecnico per flopping a Stipcevis su tutti, ma la lista è lunghissima e va dal pasticcio nel finale di primo quarto (palla rubata a D’Ercole con un evidente fallo di piede e successivo fallo fischiato a Savanovic sulla sirena) ai passi sanzionati in area a Lawal, sino alla “passeggiata” fuori campo di Abass e lo spintone su Lydeka che avrebbe meritato un tiro addizionale. Savanovic a fine gara ha sbottato e le sue reiterate proteste sono state punite dal giudice sportivo con un’ammonizione.

La beffa finale. Nel dopo gara Repesa ha parlato della fatica dei suoi nell’affrontare i tanti viaggi (Devecchi e compagni quest’anno hanno già superato quota 60 voli aerei...) e ha ironizzato sul fatto che la Dinamo sia andata a Le Mans in charter per guadagnare un giorno in vista della sfida con l’Ea7: “La Dinamo è ricca”, ha asserito il coach milanese di fronte a una sala stampa ammutolita. Repesa, da uomo brillante qual è, l’ha detto alla sua maniera, cioè con il sorriso sulle labbra; ma sentire quelle parole da chi guida un roster costruito con un budget che è quasi quattro volte superiore a quello di qualsiasi squadra di prima fascia della serie A, più che ridere fa cadere le braccia.

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