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Cori razzisti: Muntari lascia il campo

di Enrico Gaviano
Cori razzisti: Muntari lascia il campo

Il giocatore: «L’arbitro doveva avere il coraggio di interrompere la gara». Il Pescara minimizza, ma Zeman accusa

01 maggio 2017
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CAGLIARI. Un brutto episodio, causato da uno sparuto gruppo di pseudo tifosi annidati in curva Nord ha macchiato la vittoria del Cagliari. Cori e buu razzisti nei confronti di Sulley Muntari, giocatore ghanese del Pescara, 33 anni, ex Milan e Inter, spesso vittima di questi episodi in Italia. Il giocatore si è innervosito, ha chiesto la sospensione della partita e poi, dopo l’ammonizione affibbiata dall’arbitro, ha lasciato clamorosamente il campo.

La protesta. Il caso scoppia quando la lancetta del cronometro sta facendo gli ultimissimi giri prima della fine della partita e del triplice fischio. Il gioco si ferma per un leggero infortunio a un giocatore rossoblù. Muntari raggiunge l’arbitro e discute animatamente. Sembra protestare per una punizione non data, in realtà dice all’arbitro: «La curva sta facendo cori razzisti». L’arbitro dice di non aver sentito nulla. Lui non si arrende, va dal quarto uomo (Tegoni di Milano) e non ottiene comunque alcun risultato. Ma le proteste del giocatore continuano. Torna indietro, si batte sul braccio, indica all’arbitro Minelli di Varese il colore della pelle. È talmente agitato da far cadere il fischietto al direttore di gara che lo raccoglie e poi lo ammonisce. A quel punto il giocatore lascia il campo, nonostante qualcuno a bordo campo, della procura federale, lo inviti a non uscire. Via dal campo per protesta, come mai era capitato prima a nessuno nel nostro campionato. Il giocatore, in pratica risulta ora espulso per doppia ammonizione, perché l’abbandono volontario è stato rilevato così nel referto arbitrale, con una seconda ammonizione e quindi l’automatico “cartellino rosso”. Sembra che gli uomini della procura federale abbiano sentito tutto e ora il loro rapporto, obbligatorio, finirà sul tavolo del giudice sportivo.

Le parole di Muntari. A fine gara Muntari è stato intervistato in tv è ha detto di essere molto amareggiato. «Ho detto all’arbitro che avrebbe dovuto avere le palle per interrompere la partita. Mi hanno insultato con cori razzisti. Lui, invece, mi ha risposto che non dovevo parlare con il pubblico. Questa cosa mi ha fatto incavolare ulteriormente. Penso che se lo avessi toccato sarebbe finito sotto terra. Poi gli ho detto: ma chi sei tu? Se non hai il coraggio di chiudere qui la partita? Un gesto così forte sarebbe servito, perché in futuro nessuno avrebbe più fatto qualcosa del genere. Alla fine del primo tempo – dice ancora Muntari – un bambino mi ha insultato. Mi sono avvicinato e gli ho regalato la mia maglia. Spero gli serva d’insegnamento».

Altre reazioni. Anche Zeman ha accusato la curva rossoblù: «Si sono sentiti chiaramente dei cori razzisti – ha detto l’allenatore boemo –. Direi che è inutile riempirsi la bocca di lotta al razzismo se poi non si fa nulla per combatterlo».

La società rossoblù, contrariata per quanto combinato da pochi e isolati pseudo tifosi cerca però di smorzare i toni. «Possiamo tranquillamente affermare – ha osservato il vicepresidente Stefano Filucchi – che la nostra tifoseria è sana. Di certo se ci sono stati cori sono state pochissime persone a intonarli tanto che nessuno di noi ha sentito nulla. Noi abbiamo comunque deciso di fare l’annuncio che si fa in questi casi con l’altoparlante».

Sulla stessa linea anche il presidente del Pescara Daniele Sebastiani. «Non mi sembra sia accaduto niente di particolare – dice –. Se cori ci sono stati non mi meravigliano. Ma sia chiaro che Cagliari e il Cagliari non c’entrano nulla. Io non ho sentito nulla, saranno stati quattro idioti».

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