La Nuova Sardegna

Sport

L’ultimo commosso saluto alla guerriera

di Giovanni Dessole
L’ultimo commosso saluto alla guerriera

Grande partecipazione ieri a Sassari ai funerali di Susanna Campus, amica dello sport e vittima – non sconfitta – della Sla

19 luglio 2017
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SASSARI. L'addio della città a Susanna Campus è un dolce abbraccio dato a un'amica, umido di lacrime e carico d'affetto.

In tanti affollavano il piazzale antistante San Vincenzo, la chiesa ad un passo dalla casa dell'orafa sassarese vittima della Sla ma diventata simbolo della lotta al male. Il suo funerale è un ritrovarsi di amici con cui lei stessa ha condiviso passioni e momenti di vita. Vita difficile, affrontata con piglio da pugile. Ma non solo. Ci sono tante persone comuni, ci sono compagni di scuola e coloro che l'hanno assistita e seguita in questi anni di dura battaglia. Ci sono tanti rappresentanti dello sport cittadino, c'era gente che la conosceva e altri che l'ammiravano pur senza mai averla incontrata.

Ognuno ha la sua storia, il suo aneddoto, il suo ricordo che rimanda a Susanna e che trasforma la tristezza per la perdita di una persona cara, amica e di famiglia, nella consapevolezza di una libertà riconquistata.

Ci sono tante sciarpe biancoblù a colorare chiesa e piazza. I giocatori del presente e del recente passato Dinamo l'hanno ricordata con affetto fra post e messaggi, molti di loro non possono materialmente esserci, ma ci sono con il pensiero, stanno vicino a lei e alla sorella Immacolata.

L'omelia è il racconto di vita di una guerriera, di chi non vole arrendersi e non accetta la resa: una regola che per Susanna valeva per tutti. Per gli altri malati di Sla incrociati e incoraggiati lungo il cammino, per chi con lei si confrontava quotidianamente e occasionalmente su temi più disparati, per le squadre di cui era tifosa, per chiunque pur avendo la fortuna di camminare e respirare ogni tanto diceva o forse soltanto pensava: “non ce la faccio”.

Le pareti di San Vincenzo raccolgono e rilanciano il messaggio: guai a disperdere gli insegnamenti che Susanna ha lasciato, guai a smettere di alimentare e coltivare le passioni che l'hanno animata. Il richiamo, a tutti, è al compiere un forte e consapevole atto di responsabilità nel tenere in vita al sua memoria. Ma nel ricordo di Susanna c'è chiaramente spazio allo sport e all'ironia, come quando riferendosi al suo essere tifosa il celebrante dice “La Dinamo, la Torres, la Ferrari...e la Juventus. Nemmeno Susanna quindi era perfetta: era juventina”, recependo in pieno lo spirito e la verve con cui lei affrontava le cose e parlava di sport e di sportivi.

Dopo il pianto però il volto si distende, perché alla mente ritorna il sorriso di quella piccola grande donna riuscita a superare il limite della malattia. Susanna, in barba all'immobilità, ha sbattuto in faccia a tutto e a tutti il suo essere forte, il suo essere presente, oltre tutto e contro tutto. Oltre la sofferenza della malattia, oltre i tentacoli che la tenevano imprigionata a letto e sulla sedia a rotelle ma non le impedivano di uscire e vivere le sue passioni. Passioni vive, ancora oggi. Assieme a lei, nel suo ricordo.

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