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Dal biancoblù all’azzurro Meo ct conquista tutti

di Mario Carta
Dal biancoblù all’azzurro Meo ct conquista tutti

Ieri mattina a Cagliari l’ufficializzazione: Sacchetti guiderà la nazionale italiana «È un sogno che si realizza e sono felice che accada nell’isola: mi sento sardo»

06 agosto 2017
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INVIATO A CAGLIARI. Applausi. Come quando si centra una grande vittoria. Si è chiusa così, ieri mattina al THotel di Cagliari la cerimonia-conferenza stampa di presentazione del nuovo ct della nazionale di basket. Con Meo Sacchetti già vincente. La scelta piace a tutti. Al presidente federale Gianni Petrucci («Mi sono innamorato di Sacchetti per la sua normalità. Uomo di famiglia, schietto, un percorso da grande giocatore e grande allenatore. Non recita e sa anche vincere, che non guasta»), e al ct in carica Ettore Messina: «C’erano molti candidati ma scremando è rimasto solo lui, un coach italiano per la nazionale italiana. Ha tutti i requisiti per far bene e ha vinto qualcosa a Mosca e a Nantes, mentre io... in bocca al lupo, Meo». Poi tanto Meo Sacchetti, che ha riempito la scena con la sua sola presenza. Se poi ci mettete il video con l’esaltante riassunto delle sue imprese da giocatore e da coach, la consegna del premio per l’inserimento nella Hall of Fame italiana («Ma questa mi vale la pensione?», ha scherzato) e la novità-svolta insita nella scelta stessa di affidarsi a lui, ecco gli applausi. Caldi.

«A decidere ci ho messo un attimo – ha raccontato il coach del triplete 2015 con la Dinamo –, ero in macchina con mia moglie, in vivavoce, mi ha chiamato Ettore e l’ha presa larga. Come stai... La famiglia... pensavo volesse chiedermi di qualche giocatore, gli ho detto di venire al sodo e mi ha chiesto se volevo fare il ct. Che vuoi che ti dica, gli ho detto. Mi ha messo in contatto con il presidente Petrucci (che nel frattempo assisteva a una messa) ed eccomi qui».

Il primo atto ufficiale di Sacchetti ct azzurro ieri sono stati i ringraziamenti a chi lo ha fatto diventare Sacchetti. I suoi allenatori in azzurro e nei club, Dido Guerrieri su tutti. Poi i suoi dirigenti, tra i quali per la Dinamo ha incluso la famiglia Mele e Stefano Sardara. E i suoi giocatori. «Per vincere ci vogliono buoni giocatori. Ho amato tutte le mie squadre, prima la Dinamo del triplete, impegnativa da gestire. Ma anche quella dei Diener e quella di Caleb Green. Però in particolare penso a Daniel Donzelli. Lo convocherò in azzurro, non appena si sarà ripreso dall’infortunio».

Commosso, sì. Il giusto. E battagliero sempre, sin dal via. Anche se la prima partita sarà a Torino il 23 novembre, qualificazioni per i mondiali contro la Romania. E solo lui con la sua ironia poteva rendere leggero un momento pesante come un passaggio di consegne così importante. «Arrivo alla guida della Nazionale dopo essere stato un giocatore della Nazionale – ha proseguito –, quindi per me la soddisfazione è duplice. E’ un sogno che si realizza, l’obiettivo top per qualsiasi allenatore. Ci avevo sperato quando era andato via Pianigiani. Ero senza squadra, era stato fatto il mio nome... ma poi hanno preso il migliore e io sono tornato nel mio angolino. Ora...».

Spazio anche per la Sardegna, per il passato e per il presente del nuovo ct azzurro. «Sapete bene quanto ami questa terra. Ci ho messo un po’, però se ho preso casa e residenza ad Alghero un motivo c’è, e non è solo perché risparmio sui biglietti aerei. Mi sento sardo».

Nessuna anticipazione sulla sua idea di nazionale, ma la sua idea di gioco resta. «Sapete qual è il basket che piace a me – ha spiegato Meo Sacchetti –. Mi piace correre, e per il mio gioco veloce servono gli interpreti giusti. E’ questa la pallacanestro che mi piace. Dicevano che con il mio gioco non si vince niente, invece avete visto tutti cosa si può fare».

Poi, un “misunderstanding” tutto sacchettiano, nato dal suo sviscerato amore per il basket italiano. «Vorrei giocatori che vogliono migliorare sempre, come faceva Oscar – ha spiegato –. Giocatori che abbiano una sana rabbia dentro. Poi, se la Federazione volesse togliere qualche straniero...», gli è scappato. E qui il presidente Petrucci lo ha bloccato: «E’ l’Unione europea che ce lo vieta, non possiamo infrangere le leggi – ha spiegato –. Potremmo togliere gli extracomunitari, sì, ma scoppierebbe la rivoluzione». Ma il sogno di Meo è chiaro, ed è un sogno azzurro. Ci sarà posto anche per Travis Diener?, la domanda. «Non esageriamo. E’ italiano, ma vediamo. Non ho ancora pensato alla squadra, magari convocherò mio figlio Brian per una partita – ha scherzato ancora –, così la madre sarà contenta». Poi, da ct che già guarda a tutta l’Italia, anche due parole sulla novità rappresentata da Cagliari con la Dinamo Academy, la prima volta di un club satellite: «E’ una mossa intelligente di Stefano Sardara – ha commentato Sacchetti –. Se ne parlava da tempo ma la cosa sembrava in stand by, invece ora è partita. Cosa ne penso lo sapete, quando ero senza squadra avevo detto che se Cagliari avesse avuto un club in A2 sarei andato di corsa ad allenarlo. Cagliari è una grande città, ama il basket e merita una grande squadra».

E una parola infine anche per i tifosi della Dinamo, che hanno festeggiato la nomina di Sacchetti commissario tecnico come una vittoria anche loro. «Li ringrazio – ha concluso Meo, che in questi giorni completa il trasloco a Cremona e che a Cagliari con la moglie Olimpia ha fatto una “toccata e fuga” –, molto di quello che succede oggi è dovuto a Sassari, e quindi anche a loro».

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