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Giovani e italiani, ecco come la Dinamo costruisce il futuro

di Mario Carta
Marco Spissu
Marco Spissu

La via sono contratti pluriennali e la crescita nell’Academy. E il discorso d’ora in poi riguarderà anche gli americani

07 agosto 2017
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SASSARI. Prima quelli dello scudetto, poi anno dopo anno l’americano di turno troppo bravo per poter essere trattenuto. Che si chiamasse Caleb Green o che si chiami Trevor Lacey. I protagonisti del tricolore se li sono accaparrati a suon di milioni club che si chiamano Barcellona, Milano. Trevor Lacey invece ha appena preso l’aereo per la Russia, destinazione Lokomotiv Kuban e tanti zeri in più. È il destino della Dinamo, serie A di grande livello ormai stabilmente da anni, ma budget da Dinamo. Un gran bel budget, intendiamoci. Ma niente a che vedere con le disponibilità di Fenerbahce, Real Madrid, Cska. Quello è un altro pianeta.

Sulla Terra, invece, per continuare a disputare una serie A che diverta i tifosi la Dinamo deve adesso necessariamente cominciare in maniera concreta a costruire una base solida, stabile. Quello «zoccolo duro» sul quale il coach-gm biancoblù Federico Pasquini subito dopo l’eliminazione dai playoff da parte di Trento aveva detto di voler puntare. «Vero – spiega il tecnico-dirigente della Dinamo –. Nel lo zoccolo duro ci crediamo e l’idea resta, ed è forte. Volevamo costruirlo intorno a Lacey ma era troppo bravo... Per cui dobbiamo lavorarci, dobbiamo costruirlo trovando le giuste componenti, scovando i giusti giocatori. Giocatori di peso e che abbiano insieme la volontà di rimanere».

Con gli americani è difficile. Anche stavolta la Dinamo nel costruire il roster ha fatto contratti stagionali, e anche stavolta come spesso non c’è americano che non inserisca clausole per poter andare nella Nba in caso di chiamata, o scappatoie simili. Scott Bamforth, Levi Randolph, DyShawn Pierre, William Hatcher e anche i comunitari Darko Planinic e Shawn Jones sono in scadenza il prossimo giugno. Come Rok Stipcevic, al terzo anno sassarese. Ma per lui è un altro discorso.

Come un altro discorso è quello legato al doppio binario creato sulla Sassari-Cagliari, con la novità della filiazione della Dinamo Academy in A2.

«Per costruire uno zoccolo duro – spiega il presidente della Dinamo Stefano Sardara –, dobbiamo mettere delle basi solide. La nostra politica è quella di cercare di restare sempre su un certo livello, soprattutto in campo nazionale. Siamo una società di fascia medio alta ma non siamo il Fener, noi facciamo da trampolino verso il Fener. Poi, vanno considerati molti fattori. Ci avevamo provato, ma anche Travis ha salutato, Manuel Vanuzzo è andato in B, dopo 7 anni Brian Sacchetti voleva una nuova sfida... E la nostra intenzione è quella di creare uno zoccolo duro di italiani, e di italiani giovani. Così abbiamo puntato su Tatu Ebeling e Lorenzo Bucarelli, mandati a maturare alla Academy. E’ in questo modo che guardiamo avanti. Anche Jack Devecchi ormai non è più un ragazzino», scherza Sardara.

Che però non scherza nel suo progetto. Gli italiani (un anno per Devecchi, ma non è un problema, e uno per Jonathan Tavernari) hanno tutti più di una stagione di contratto, a partire da Achille Polonara (2019) per continuare con Francesco Pellegrino (2019, a Udine in A2), Marco Spissu (2020) e Andrea Picarelli. Un altro inserito sul doppio binario Dinamo-Academy. E non basta, perchè nel progetto “zoccolo” rientrano anche i giovani americani, a partire dal play Marcus Keene che giocherà a Cagliari. Per ora.

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