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Basket, Marco Rudellat: «Adesso mi sento pronto per... fischiare la Dinamo»

di Mario Carta
Basket, Marco Rudellat: «Adesso mi sento pronto per... fischiare la Dinamo»

L’arbitro nuorese dopo cinque anni di A2 vede la promozione: «I miei colleghi quando vanno a Sassari sanno di dirigere una delle partite top» 

22 agosto 2017
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SASSARI. La Dinamo all’ottavo anno di fila in serie A, la Cagliari Dinamo Academy che esordisce in A2, il sassarese Massimo Chessa che si conferma stella romana nella stessa categoria mentre l’altro sassarese Marco Spissu fa il grande salto dalla Virtus Bologna alla Dinamo, e tutti pronti a scommettere su di lui. Poi, qualche giovane talento che mette radici in terreni solidi, come il cagliaritano Grant a Reggio Emilia. Ma il basket sardo cresce ad altissimi livello e cresce oltre i giocatori. C’è un’intera classe di dirigenti che si è formata e ora garantisce risultati riconosciuti anche a livello europeo, e c’è anche chi i riconoscimenti se li è guadagnati fischiando. Fischiando bene.

Marco Rudellat, 35 anni nuorese, figlio d’arte (il padre Mario arrivò in A1), è da cinque anni uno dei migliori arbitri della A2 e della A1 femminile, e c’è chi lo vede pronto per salire sul gradino superiore. Nuorese, studi in ingegneria e ora un lavoro in una concessionaria d’auto e un altro in uno studio dentistico, ha la valigia sempre pronta.

«Soprattutto quello – racconta –. Ho cominciato nel 94 con i miniarbitri e a 18 anni sono stato promosso in D».

Ma Nuoro come basket non offre e non offriva granché, per cui...

«Mi sono sempre dovuto muovere tanto. Ero sempre in giro. La prima partita fuori dall’isola l’ho diretta nella allora C1, l’esordio nazionale in C in Sardegna un derby Esperia-Iglesias».

Una valanga di partite, per arrivare in alto.

«Conservo una montagna di referti, ciascuno un ricordo. Ci sono anche quelli di quando ho arbitrato Gigi Datome, sia da allievo che cadetto. Molto disciplinato, e nettamente più forte di tutti i suoi coetanei. Contro di lui per gli avversari non c’era storia».

Poi, le categorie nazionali sono diventate routine.

«Nuoro-Olbia e poi da lì in volo, qualche volta con il mio collega Marcello Callea di Porto Torres. Mi ha raggiunto in A2 due stagioni fa».

Una vita con la valigia, dicevamo.

«Sì. Da Bolzano a Porto Empedocle col basket sono stato in tutte le regioni d’Italia, escludendo la Valle d’Aosta. Parto il giorno prima della partita e rientro il giorno dopo, per questione di voli. Weekend in trasferta fisso. Quattro settimane su quattro forse, no, ma sette settimane su otto sì. E a me piace, mi stanca di più invece non andare in trasferta perché mi piace quello che faccio, viaggiare e arbitrare non mi pesa. Il mercoledì preferisco che il cellulare squilli per la designazione, piuttosto che rimanga silenzioso».

Per lei è matura la serie A.

«In teoria sì. Poi, uno se la gioca, ma i fattori sono tanti».

Intanto un assaggio c’è stato, con Italia-Finlandia a Cagliari.

«Decisamente una grande soddisfazione. E non è finita, perché sono stato designato anche per il torneo di Olbia che inaugurerà il precampionato della Dinamo. Sono momenti importanti, confrontarmi con i colleghi veterani della A mi aiuta a crescere».

La Sardegna quest’anno non è solo Dinamo. Arriva la Academy in A2, il suo campionato. Ma da sardi sarà difficile che vi incrociate.

«In realtà potrei farlo, anche con la Dinamo: l’unico limite è la provincialità e da nuorese non ho mai avuto di questi conflitti».

Ha già incrociato i sassaresi Chessa e Spissu.

«Certo, li arbitro da quando erano nelle giovanili, siamo cresciuti insieme. Ormai ci conosciamo da anni, e ora in A2 prima delle partite è sempre un piacere scambiare due chiacchiere con loro».

Come vede la Dinamo?

«Ormai è una delle top del campionato italiano. I miei colleghi quando vengono designati per la Sardegna sanno benissimo che stanno andando a fare una delle partite migliori della giornata».

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