lutto nel calcio
Addio a Bersellini, il Sergente di ferro
In A guidò l’Inter campione del 1980, Torino, Samp e Fiorentina
18 settembre 2017
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PRATO. È morto a Prato a 81 anni l'allenatore Eugenio Bersellini. Il suo debutto in panchina risale agli anni '60. Nella massima categoria è stato, oltre che allenatore dell'Inter, che guidò alla conquista dello scudetto '79-'80, del Torino, della Sampdoria e della Fiorentina. Si guadagnò per il suo carattere inflessibile il soprannome di Sergente di ferro.
Emiliano di Borgo Val di Taro classe '36, legò il suo nome all'Inter di Ivanoe Fraizzoli, che lo chiamò sulla panchina nerazzurra nel '77, dopo gli inizi in Serie C con il Lecce, la B al Como e la salita in A con Cesena prima e Sampdoria poi. Allenò l'Inter per cinque stagioni, dal '79 all'82, e con giocatori come Bordon, Altobelli, Oriali, Muraro, Beccalossi e Beppe Baresi vinse lo scudetto nel 1980 e due Coppe Italia, nel '78 e nell'82. Guidò anche Ascoli, Bologna e Avellino. Dal '99 al 2001 fu poi ct della Libia, l'ultima panchina nel 2007 con il Sestri Levante.
Commosso il ricordo di Altobelli. «Bersellini è stata la mia grande fortuna - ha detto «Spillo». Fu lui, appena arrivato all'Inter, a volermi in nerazzurro e lì mi fece crescere e diventare, grazie ai suoi allenamenti e al suo metodo, tutto quello che sono stato. Il merito è suo: evidentemente aveva visto qualcosa in me, su cui lavorare e credere.
Emiliano di Borgo Val di Taro classe '36, legò il suo nome all'Inter di Ivanoe Fraizzoli, che lo chiamò sulla panchina nerazzurra nel '77, dopo gli inizi in Serie C con il Lecce, la B al Como e la salita in A con Cesena prima e Sampdoria poi. Allenò l'Inter per cinque stagioni, dal '79 all'82, e con giocatori come Bordon, Altobelli, Oriali, Muraro, Beccalossi e Beppe Baresi vinse lo scudetto nel 1980 e due Coppe Italia, nel '78 e nell'82. Guidò anche Ascoli, Bologna e Avellino. Dal '99 al 2001 fu poi ct della Libia, l'ultima panchina nel 2007 con il Sestri Levante.
Commosso il ricordo di Altobelli. «Bersellini è stata la mia grande fortuna - ha detto «Spillo». Fu lui, appena arrivato all'Inter, a volermi in nerazzurro e lì mi fece crescere e diventare, grazie ai suoi allenamenti e al suo metodo, tutto quello che sono stato. Il merito è suo: evidentemente aveva visto qualcosa in me, su cui lavorare e credere.