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Da tutta l’isola per ringraziare Fabio Aru

Da tutta l’isola per ringraziare Fabio Aru

Villacidro in festa per l’evento che ha riunito centinaia di bambini e adulti. Il campione: il prossimo anno punto al Mondiale

18 settembre 2017
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VILLACIDRO. Forse in Spagna è stata la quintultima volta (o Vuelta) con la maglia dell’Astana. Perché ora ci sono da onorare quattro impegni di fine stagione (Giro d’Emilia, Tre Valli Varesine, Milano-Torino e Giro di Lombardia), poi il divorzio con la maglia celeste dovrebbe essere inevitabile.

Fabio Aru, nella sua Villacidro, nella sua Pedalaru, tra bambini, mamme, papà, nonni che lo adorano e che pedalano orgogliosi di essere al suo fianco, non dice nulla. Basterebbe una parola per scatenare un’ovazione. Dal pubblico una tifosa urla: «Ti hanno boicottato». E lui zitto, signore, educato. Ma quando si parla della prossima stagione il suo sorriso diventa se possibile ancora più largo. «Ci toglieremo delle grandi soddisfazioni», garantisce. Sul capitolo Astana Aru assolve la squadra al Tour: «Abbiamo avuto degli infortuni – spiega – i miei compagni hanno cercato di dare il massimo. Ho ancora degli anni avanti e quindi ho ancora la possibilità di avere una squadra che crede veramente in me in tutto e per tutto». E scatta un applauso. D’intesa.

Sulla Vuelta, per completare un discorso pieno di curve e salite qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie: «Non voglio entrare nelle polemiche, sono ancora in piedi – commenta– ci vuole ben altro per buttarmi giù. Ho portato a termine il mio giro, sono arrivato tredicesimo, avrei potuto tirare i remi in barca e magari arrivare in Sardegna qualche giorno prima. Ma non l’ho fatto per rispettare fino in fondo la mia professione».

Vecchia o nuova squadra, c’è anche un futuro da costruire. L’obiettivo principale per la prossima stagione è il mondiale in Austria a Innsbruck perché il tracciato sembra adatto alle sua caratteristiche. «Si ripasserà dalla Vuelta – anticipa – poi dovrò scegliere: o Giro d’Italia o Tour de France». Una scelta dolorosa. Perché per il Tour c’è il rimpianto della maglia gialla indossata e poi tolta. Mentre il Giro d’Italia non fatto quest’anno è ancora sul cuore. E sulla pelle. «Ho ancora i segni della caduta in allenamento – racconta – sono andato alla partenza ad Alghero. Ma è chiaro che mi sarebbe piaciuto essere lì come corridore». Poi il campionato italiano: «Bello – dice – anche perché era un po’ che non vincevo nulla. Avevo il rimpianto di essere arrivato secondo quando ero under 23. Mi fa piacere indossare questa maglia tricolore che tutti riconoscono». Fermo restando che lui rimane anche il “cavaliere dei quattro mori” come ribadisce il suo storico caschetto. E l’emblema dell’isola ricamata sotto la casacca verde bianco rossa. Il Tour? «Mi rendo conto solo quando i miei amici mi mandano i video di quello che succede nei bar in Sardegna o altrove – spiega – Da dentro non ci rendiamo conto. Quinto posto? Non sono soddisfatto, ma per tre settimane sono stato protagonista. Il Tour mi ha regalato una popolarità superiore a quella avuta dopo il Giro d’Italia e la Vuelta». E svela un piccolo retroscena: «A volte dai contatti radio non si percepisce la situazione. Quando ho vinto la tappa non mi sono reso conto di essere da solo». Della Vuelta di quest’anno il ricordo più bello rimane la ricognizione. Fatta con Michele Scarponi, il capitano morto in un incidente mentre si preparava al Giro d’Italia. Aru parla dei bei momenti passati insieme. Si commuove e commuove i fan. Inevitabile il lungo applauso. Ma ieri è stata soprattutto una giornata di festa, cominciata alle 9 con il saluto dall’anfiteatro comunale. Poi tutti in sella. Con Fabio in testa al gruppo, insieme al fido Fabio Tiralongo, per la pedalata con i bambini nel percorso cittadino. Poi il bis con gli adulti per una corsa un po’ più lunga. In mezzo anche il via alla gara Giovanissimi: con lo start di Aru tutti sono andati più veloci. Finale a tavola come un grande famiglia. Aru promoter e sponsor del giro di Sardegna: «Ne ho parlato con il ministro dello Sport Lotti durante il tour – ha detto – lui era entusiasta per la partenza del Giro. Spero che la Regione possa fare qualcosa».

Stefano Ambu

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