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Marco Spissu: «Il ritorno che sognavo»

di Andrea Sini
Marco Spissu: «Il ritorno che sognavo»

Grandi applausi per la prestazione del play sassarese e per l’esordio assoluto del baby Ezio Gallizzi, classe 2000

02 ottobre 2017
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SASSARI. Un sassarese giovane ma già con le spalle larghe che esce dal campo tra gli applausi, un altro talento fatto in casa che prende il suo posto. A 49 secondi dalla fine, sul parquet, c’è tutta una città, c’è tutta Sassari. Quello che esce è Marco Spissu, protagonista del secondo tempo, quello che a 22 anni ha già girato l’Italia ma forse non è pronto per giocare in A, quello che magari un altro anno o due a farsi le ossa altrove, che la fisicità in A2 non è la stessa, e poi la pressione di giocare a casa... E invece.

Quello che entra, di nome fa Ezio e di cognome Gallizzi, 17 anni da compiere a dicembre. Stamattina andrà a scuola – studia al liceo scientifico – e ai suoi compagni racconterà del suo esordio in serie A. Domani, all’allenamento, porterà dolci e pizza ai compagni di squadra, come vuole la tradizione per chi esordisce in prima squadra. Lui 16 anni, 9 mesi e 30 giorni, per 49 secondi sul parquet in mezzo ai giganti. «Mi tremavano le gambe – racconta il baby sassarese – non ci sono parole per descrivere quello che ho provato. La carica che ti trasmettono 5mila tifosi è incredibile». Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, come cantava qualcuno. «Non ho toccato la palla? Pazienza, non ho fretta, devo crescere. Per questa volta va bene così».

«Che bella soddisfazione “battezzare” un altro sassarese che entra in campo per la prima volta – dice Marco Spissu –. Mi fa piacere per lui, è un ragazzo serio, umilissimo, spero che possa dare tanto alla Dinamo».

«La partita? Sapevo da qualche giorno che sarei partito in quintetto – confida il numero 0 del Banco –, ho cercato di restare concentrato. Ho fatto lo stesso anche dopo quel brutto inizio, due falli commessi in pochi minuti, poi subito il terzo. Gli ultimi due secondo me non c’erano, ma ho cercato di restare mentalmente nella partita. Federico (Pasquini, ndr) mi ha detto di non pensarci, mi ha dato una bella carica e nel terzo quarto abbiamo cambiato passo».

Poi l’emozione del nuovo esordio, 4 anni dopo. «Emozionante, spettacolare. Lo striscione dei tifosi, gli applausi... Questo è il mio campo, il palazzetto è casa mia: è bellissimo poterci giocare con questa maglia. Ora però piedi per terra – conclude Spissu –, in serie A non sono concessi cali di concentrazione». Capito che tipo?

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