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Genuinità e coraggio, la favola a lieto fine di Fabio Pisacane

di Roberto Muretto
Fabio Pisacane
Fabio Pisacane

«Il calcio e la famiglia i miei più grandi amori Con Lopez è bastato uno sguardo per capirci»

13 novembre 2017
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CAGLIARI. La sua è una favola a lieto fine. Fabio Pisacane ha dovuto aspettare tanto per raccogliere i frutti di un durissimo lavoro, fatto di sacrifici, rinunce. Tutto per amore del pallone. Il difensore del Cagliari è un ragazzo genuino, schietto. L'amico della porta accanto sul quale puoi sempre contare nei momenti difficili. In questa intervista il calciatore apre il suo cuore, confermando di essere una persona vera, senza veli, genuina.

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Lei è arrivato al Cagliari da gregario, in poco tempo è diventato una "vedette". Qual è la frase che i tifosi le ripetono con frequenza quando la incontrano per strada?

«La gente mi ferma e mi chiede perchè non ho giocato da subito nel ruolo di centrale. La mia risposta è sempre la stessa: gioco dove l'allenatore ritiene più opportuno».

C'è una cosa che non rifarebbe mai?

«Ho sempre fatto tutto con onestà. Ripeterei anche gli errori perchè mi hanno fatto maturare, capire il senso della vita. Anzi, le dico che proprio dagli errori ho imparato di più».

Domanda frivola, è riuscito a comprare la macchina dei suoi sogni?

«Da bambino mi è sempre piaciuta la Porche, per me è l'automobile più bella. Due anni fa me la sono regalata. Posso raccontarle che ero felice come un ragazzino».

Un viaggio che non dimenticherà?

«Ne ho fatti tanti e tutti mi hanno lasciato qualcosa. Nel cuore mi è rimasto il viaggio a Ibiza fatto con gli amici, era la prima volta che mi spostavo da casa. Ci siamo divertiti tantissimo e ancora oggi ogni tanto ci penso».

Se lei fosse una mosca in quale spogliatoio entrerebbe per rubare i segreti?

«Non ho mai pensato a una cosa del genere, non so proprio come rispondere».

Un vizio che invece non perderà mai?

«L'eccesso di generosità. Non lo considero un difetto, anzi è un qualcosa che mi rende orgoglioso di me stesso».

Nella sua cucina che cosa non deve mancare mai?

«Premesso che la nostra alimentazione segue regole precise, il mio piatto preferito è la pasta con i frutti di mare, ma anche quella con panna e zucchine mi piace moltissimo. Adesso chi decide di invitarmi a pranzo o a cena sa che cosa preferisco mangiare. ma so accontentarmi».

Pisacane senza calcio, come trascorre le serate?

«Quasi sempre in famiglia. Esco con i miei figli, li porto alle giostre. Il tempo libero è poco, giusto dedicarlo a loro e a mia moglie. In questi giorni la famiglia è a Napoli, allora resto a casa e guardo qualche film, ascolto musica, leggo i messaggi che i tifosi mi mandano sui social».

Parliamo di calcio, quanto è dispiaciuto per l'esonero Rastelli?

«Tutti sanno il rapporto che ho col mister. Il dispiacere è soprattutto sul piano umano.
Quello che ha fatto per il Cagliari non si cancella ma sappiamo che i tecnici vivono di risultati. Il suo esonero è dispiaciuto a tutto lo spogliatoio. Ora spetta a noi fare bene per la maglia e per i tifosi».

Le dava fastidio quando dicevano Pisacane è il "cocco" di Rastelli?

«Sono interpretazioni che lasciano il tempo che trovano. Queste voci non le ho mai ascoltate e con tutto il rispetto io volo più alto. Nel calcio il giudice è sempre il campo».

Con Marco Borriello vi sentire spesso?

«Meno di prima. La nostra amicizia si è cementata al Cagliari, giocare nella stessa squadra ci ha unito».

Adesso con quale compagno ha più feeling?

«Con tutti. Mi piace chiacchierare. Questo è il terzo anno in Sardegna ed è quello nel quale mi sento a mio agio».

Cosa è successo dopo la vittoria a Ferrara? Come spiega i cinque ko di fila?

«Il successo con la Spal ha creato tante aspettative. Poi sono arrivate le sconfitte con Sassuolo e Chievo e ci siamo un po' demoralizzati. La serie A è difficile, noi siamo una squadra che ha delle qualità, dobbiamo tirarle fuori. Io sono convinto che regaleremo delle soddisfazioni ai nostri tifosi».

Ambasciatore Fifa, giocatore dell'anno per il The Guardian, cosa rappresentano questi riconoscimenti?

«Sento la responsabilità di onorarli e mi sento obbligato a dare il massimo sul piano morale, valori che mi devono distinguere nella vita di tutti i giorni».

Viene da un infortunio, quanto pesa stare fuori?

«Non mi piace proprio. Ma so che nel Cagliari tutti siamo utili, nessuno indispensabile».

Il Cagliari ha voltato pagina battendo il Verona?

«Sono stati tre punti fondamentali. Il nostro scudetto è la salvezza. Per raggiungerla senza soffrire dobbiamo dare continuità ai risultati».

Lei e Lopez, c'è sintonia?

«Intanto mi fa piacere quando dicono che caratterialmente assomiglio al mister. Lui ha scritto pagine importanti col Cagliari, lo vedevo giocare il tv. Il primo giorno di lavoro ci siamo guardati e subito parlati».

Chiudiamo col calcioscommesse: un consiglio da dare a un collega?

«Non posso darne. Sono dinamiche complesse. Chi ha sbagliato non va crocifisso. Se sei fragile rischi di essere travolto e non trovi la forza di denunciare come ho fatto io. Il calcio ora è più pulito».

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