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Doukar e il pallone: è il mio salvagente

di Roberto Muretto
Doukar e il pallone: è il mio salvagente

Il bomber dello Stintino e dell’Eccellenza racconta la sua storia e le sue speranze: «Qui ho trovato una nuova famiglia»

08 dicembre 2017
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STINTINO. La disciplina è un’eredità del padre, dipendente della gendarmerie senegalese. Il rispetto delle regole, invece, è un concetto che gli ha inculcato la madre, una donna che gestisce con autorità un negozio di abbigliamento. Doukar Lamine, bomber dello Stintino (16 gol finora), è un ragazzo che sa cosa vuol dire fare sacrifici. Non era ancora maggiorenne quando è arrivato in Italia in cerca di fortuna, accompagnato da un amico. «Il mio sogno sin da bambino era fare il calciatore. In Senegal giocavo per strada, tutti dicevano che ero bravo. Ho avuto la fortuna di entrare in un centro sportivo dove sono cresciuto e ho affinato le mie qualità».

In Italia è “sbarcato” a 17 anni. Prima tappa alla Tor Tre Teste, società della periferia di Roma. «Ho fatto un provino al Grosseto – racconta Doukar – ma è andato male per colpa mia, non ero pronto fisicamente e mentalmente». Il bomber si mette in evidenza nel Torneo delle Regioni con la selezione del Lazio, vincendo il premio come miglior giocatore della manifestazione. Un’esperienza al Formia («un infortunio mi ha costretto a stare fuori per cinque mesi»), poi il trasferimento al Rigamonti, formazione di Eccellenza bresciana. «Ricordo che una mattina mi arriva la telefonata del procuratore, mi dice che c’è la Nuorese interessata a me. Parlo con mister Bernardo Mereu e accetto. Purtroppo lui è andato via dopo un mese, se fosse rimasto avrei potuto imparare tante cose».

Doukar Lamine ha indossato le maglie di Taloro e Tergu e dalla scorsa stagione gioca con lo Stintino. «Incontrare mister Udassi è stata una grande fortuna – spiega –. Lo scorso anno abbiamo vinto il campionato e ho segnato 21 reti. Quest’anno ci riproviamo. Sono già a quota sedici gol, ho la possibilità di superare il mio record, sono certo che ci riuscirò».

In Senegal Doukar ha lasciato suo padre («tutti mi dicono che fosse molto bravo col pallone ma a lui giocare non piaceva più di tanto»), sua madre («la sento quasi tutti i giorni e quando chiudo la telefonata mi emoziono»), due fratelli e tre sorelle («mi mancano tantissimo») e la fidanzata, Sokhna («studia giurisprudenza, vuole fare l’avvocato. Spero di portarla presto in Italia, con lei voglio mettere su famiglia»).

In Sardegna vuole piantare radici e costruire il suo futuro. «Mi trovo bene, sono stato accolto con grande affetto e non ho mai avuto problemi per il colore della pelle. Qui c’è il mare e adesso che lavoro solo saltuariamente, faccio qualsiasi cosa pur di guadagnare e mettere da parte dei soldi, ho il tempo per lunghe passeggiate. Non ho tanti amici, frequento qualche compagno di squadra e il mio connazionale Sambo che gioca in Prima categoria. Ogni tanto ci incontriamo a Sassari e facciamo lunghe chiacchierate. Sì, parliamo molto del nostro Paese ed è normale avere un po’ di nostalgia dei luoghi dove siamo cresciuti».

Stefano Udassi è il suo allenatore, quasi un “papà” per Doukar. «Ci siamo capiti subito, forse perchè il mister è stato un bravo attaccante e io spero di diventarlo. Mi sta aiutando moltissimo a crescere, mi insegna i segreti. Ma i suoi consigli non si limitano al calcio, sono utili anche per la vita di tutti i giorni. Sono stato fortunato a conoscere lui e i dirigenti dello Stintino, mi trattano come un figlio».

Ma Doukar è ormai maggiorenne e oltre al calcio ha un altro obiettivo: «Sposare Sokhna, lei è tutta la mia vita».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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