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«Aru al mondiale vi sorprenderà»

di Mario Carta
«Aru al mondiale vi sorprenderà»

Cassani, ct dell’Italia di ciclismo, e la Sardegna. «Ci sono legato, nell’isola ho esordito come commentatore in tv»

09 dicembre 2017
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SASSARI. Fabio Aru e il mondiale, il ruolo del ct fra doveri e piaceri, il suo impegno per un movimento che in Sardegna mostra segnali di crescita. E la bici come fil rouge. Il ciclismo in tutte le sue forme, insomma, quelle più vere. Davide Cassani sui pedali era il re dei gregari, con licenza di osare in particolare nelle gare di un giorno. E nonostante non abbia mai vinto un grande giro ne ha corsi tanti: 12 d’Italia, 9 Tour (ha indossato la maglia a pois di miglior scalatore) e nove campionati del mondo. 27 le sue vittorie in carriera, oltre 1500 le corse. Quando parla di pedali sa di cosa parla. Anche perché una volta smesso di correre, Cassani – prima di assumere l’incarico di ct azzurro –, è stato per anni la voce tecnica del ciclismo. Sarà a Sassari martedì ospite dell’università per un incontro (ore 10, aula magna) con gli studenti degli istituti superiori. Ma prima, ieri, la partecipazione alla festa di fine anno del ciclismo sardo.

Cassani, Terralba e Sassari. Il suo è un piccolo Giro di Sardegna. Quello che non si corre ormai da troppi anni. Che ricordi ha dell’isola?

«Da ciclista nessuno, non ci ho mai corso. Ma proprio a un Giro di Sardegna nel 1996 ho fatto l’esordio assoluto nella mia seconda carriera, come commentatore tv a fianco di Adriano De Zan. E da Adriano, che aveva una casa a Stintino e la considerava come la sua seconda casa, ho imparato ad amarla».

L’anno scorso un rarissimo Giro d’Italia, da anni non si disputa più il Giro di Sardegna. L’isola dal punto di vista del grande ciclismo è un po’ emarginata.

«E’ il suo destino, perché è la sua condizione. è un problema per la Sardegna come per la Sicilia, e per la Corsica riguardo al Tour: non è facile inserirle. E’ importante invece far crescere comunque il ciclismo partendo in particolare dall’attività giovanile».

In Sardegna non ci saranno le grandi corse ma c’è un grande ciclista: Fabio Aru. Cosa può dire di lui?

«Che è uno degli uomini più importanti del ciclismo italiano. Ha fatto due podi al Giro, è stato in giallo al Tour, ha vinto una Vuelta. Mi auguro e spero che come ambasciatore della Sardegna possa contribuire alla crescita del movimento. E’ importante che tanti giovani possano avere Fabio come punto di riferimento, i numeri nell’isola crescono anche grazie a lui, in particolare aumentano le squadre di mountain bike, e aumentano i tesserati».

Aru non nasconde sin d’ora di puntare nel 2018 al mondiale di Innsbruck, su un percorso che sembra fatto per lui.

«Vero, Innsbruck è un percorso adatto, e Fabio a differenza dei primi anni sta partecipando a più classiche di un giorno. E’ riuscito a vincere bene il campionato italiano, e potrebbe provarci anche al mondiale. Per la mia nazionale è un uomo molto importante».

Lo è stato anche ai Giochi di Rio, quando ha lanciato Nibali nel finale.

«Un’azione fantastica, solo la sfortuna con la caduta di Nibali quella volta ci ha tolto una medaglia che avremmo meritato».

Ciclista, giornalista e ct. Qual è il ruolo più impegnativo?

«Il ct, di sicuro. Quando corri pensi soprattutto a te stesso, quando commenti una corsa non hai particolari responsabilità. Le hai invece eccome da commissario tecnico dell’Italia e da coordinatore di tutte le nazionali. Fai delle scelte, condizionano il risultato. Abbiamo seminato e stiamo raccogliendo, i buoni risultati ci sono».

Agli studenti a Sassari potrà parlare di un ciclismo sempre più pulito.

«Lo dimostrano i fatti, abbiamo provato a risolvere il problema del doping con misure drastiche e controlli severi».

La Regione sarda investe nelle piste ciclabili.

«Bene, però le piste ciclabili non devono essere solo per i turisti ma per i sardi in primis: quando la usi e hai una bici in casa, ai bambini poi viene voglia di prendere la bici».

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