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Milanista e anche “sardo”: l’insolita gara di Albertini

di Roberto Muretto
Milanista e anche “sardo”: l’insolita gara di Albertini

L’ex centrocampista rossonero ha stretti legami a Oschiri traditi già dal nome: «Cagliari-Milan? Difficile fare il tifo: in Sardegna ho tanti amici e bellissimi ricordi»

18 gennaio 2018
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CAGLIARI. Il Milan ha un posto speciale nel suo cuore. Con la maglia rossonera ha scritto pagine importanti della storia del calcio. La Sardegna è la “seconda casa”. Demetrio Albertini ha legami fortissimi con l’isola. Conosce ogni centimetro quadrato di San Teodoro, cittadina nella quale ha trascorso per tanti anni le vacanze estive, creando rapporti di amicizia consolidati nel tempo. «Il mio nome di battesimo è legato alla vostra terra», racconta l’ex centrocampista.

In che senso?

«Quando sono nato, zio Pasqualino, che ha sposato la sorella di mia madre, lo ha suggerito ai miei genitori. Mamma mi ha raccontato che ha chiesto se esisteva San Demetrio e lui ha risposto: è il patrono di Oschiri, dove sono cresciuto. Di questo paese sono diventato cittadino onorario».

Chissà quanti bei ricordi.

«Per quindici anni ho trascorso l’estate a San Teodoro, ho visto crescere il paese. Ho comprato una casa ma da un po’ non riesco a venire perché per motivi di lavoro con la famiglia ci siamo trasferiti in Toscana. Ci vanno i miei genitori e mio fratello. Prima o poi tornerò, ho tanta voglia di riabbracciare gli amici».

Nostalgia di quel periodo?

«La Sardegna mi ha visto crescere. Il mio pre-ritiro erano gli allenamenti sulla spiaggia della Cinta. Di quella zona conosco benissimo l’entroterra dove ogni anno veniva organizzato il classico spuntino a base di maialino e panadas».

Parliamo di calcio, deluso dal Milan?

«La risposta sta nei risultati. Quando si cambia l’allenatore vuol dire che le cose non vanno bene. Hanno fatto un mercato importante, che ha creato tante aspettative. È triste vedere il Milan nella parte destra della classifica».

Lei ha giocato tante volte contro il Cagliari, ha un episodio da raccontare?

«In realtà sono due. Il primo a San Siro nella stagione 1991-92. La mia prima da titolare, giocai alla grande, tanto che Berlusconi a fine gara disse di aver rivisto in me Rivera, alzando in modo pazzesco l’asticella. L’altro è al Sant’Elia ma con la nazionale».

Ce lo racconta?

«La mia più brutta partita da professionista l’ho giocata con l’Under. La mia prestazione è stata così negativa che in una circostanza sono caduto sul pallone. Non vedevo l’ora che l’arbitro fischiasse la fine. Il giorno sono stato criticato ferocemente».

Un giocatore del Cagliari che ricorda con piacere?

«Matteo Villa. Siamo entrambi brianzoli, cresciuti insieme nella Primavera del Milan. Lui è stato capitano del Cagliari, ha fatto una bella carriera. Di quella esperienza mi ha sempre parlato benissimo».

Gattuso e Lopez, allenatori che si somigliano?

«Caratterialmente sì. Rino ha meno esperienza come tecnico rispetto a Diego. Entrambi sono legatissimi ai club, apprezzati dalla tifoseria. Da giocatori davano l’anima, trascinavano i compagni. Gattuso ha una grande responsabilità, deve convincersi che può fare bene. Lopez mi piace perché è uno pratico, sfrutta al meglio le qualità dei singoli».

Che idea si è fatto del Cagliari società?

«Positiva. Sono due le cose che mi hanno colpito: vuole essere un club moderno e consolidarsi attraverso lo stadio di proprietà. Il percorso è giusto. Apprezzo la razionalità mai passi più lunghi gamba, una crescita che deve passare attraverso degli step prestabiliti. L’efficienza della società è la “Sardegna Arena”, costruita a tempo di record. Il presidente ha la giusta ambizione e tramite degli amici che gravitano nell’orbita Cagliari, ho saputo che si è circondato di collaboratori capaci, preparati. I frutti li raccoglierà al momento giusto, l’importante è non affrettare i tempi».

Il Cagliari punta alla salvezza, il Milan spera di restare in Europa. Chi ha più possibilità di centrare l’obiettivo?

«Il Cagliari. Su questo non ci sono dubbi. Credo che i rossoblù non avranno problemi a mantenere la categoria. Il Milan, secondo me, è fuori dal discorso Champions League, a meno che non vinca l’Europa League. I sardi sono in linea con i programmi anche se hanno avuto un periodo difficile. Ho visto la partita con la Juventus, mi sembrano in salute».

Vuol dire che possono battere il “suo” Milan?

«In questo momento per i rossoneri è meglio giocare fuori casa. Sentono meno la pressione ma non c’è dubbio che a Cagliari rischiano. Soprattutto se la squadra di Lopez ripete la partita giocata contro i campioni d’Italia. Non c’è un favorito, può succedere di tutto».

Che gara sarà?

«Quando si rientra dalla sosta è sempre un punto di domanda. Posso dirlo perché sono stato calciatore e so perfettamente che possono esserci delle distrazioni. Mi aspetto un Cagliari aggressivo, determinato, cattivo agonisticamente. Se il Milan non saprà rispondere colpo su colpo, avrà delle difficoltà».

Ultima domanda: quando torna in Sardegna?

«Spero prestissimo. Mi mancano i colori del mare e il calore della gente che mi ha visto crescere».

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