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Balata: «Basta liti sui nomi discutiamo di riforme vere»

di Antonio Ledà
Balata: «Basta liti sui nomi discutiamo di riforme vere»

Il presidente della B tenta la mediazione tra le diverse componenti del calcio e non dimentica la sua Sardegna: «Bene il Cagliari, adesso aspetto la Torres»

19 gennaio 2018
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SASSARI. Ama il vento, il sole e il mare e da buon velista («purtroppo a riposo») ha dimostrato di saper navigare bene anche nelle acque burrascose dello sport. Mauro Balata è da poco meno di due mesi al vertice della Lega di serie B. I 22 club del secondo campionato professionistico nazionale lo hanno eletto con un voto plebiscitario riconoscendogli doti di equilibrio e di mediazione che sono il tratto distintivo di un professionista stimato anche quando lascia il pallone per indossare la toga. Balata è prima di tutto un avvocato e prima ancora un avvocato sardo. Anzi di Calangianus. «Ci tengo alle mie origini – racconta – e mi sento sardo al cento per cento anche se vivo tra Roma e Milano ormai da tanti anni. In Sardegna ho i parenti e amici carissimi che continuo a sentire dagli anni della scuola: elementari e medie a Calangianus, liceo classico a Tempio e l’università a Sassari. Ho ricordi bellissimi di quegli anni».

Dicono che lei sia sempre stato un “primo della classe”, molto quadrato e molto deciso.

«Ho sempre avuto le idee chiare. Mi sono iscritto in Giurisprudenza perché volevo fare l’avvocato e dopo la laurea ho scelto di fare un corso di specializzazione a Roma. Poi sono entrato in uno studio legale tra i più affermati della capitale e, dopo l’esame di stato (superato al primo colpo ndc) mi sono messo in proprio».

Detta così sembra quasi banale. In realtà non deve essere stato facile.

«Bisogna crederci e non buttare la spugna di fronte alle prime difficoltà. Anche in questo mi sento molto sardo. Noi siamo più abituati degli altri a lottare per ottenere quello che vogliamo. E se questo, da un lato, può sembrare uno svantaggio dall’altro è un valore aggiunto che, almeno nel mio caso, ha fatto la differenza».

E’ vero che lei è presidente della Lega di serie B perché l’ha deciso Lotito?

«È una cosa che sento dire da tempo e che ho già smentito. Lotito è una persona intelligente e di grande spessore. Con lui ho avuto confronti produttivi ma non avrei mai accettato una candidatura alla presidenza della Lega se fosse arrivata solo da una parte. Io ero già commissario della B dopo le dimissioni di Andrea Abodi e fin dall’inizio ho lavorato per l’unità. Abbiamo approvato il nuovo statuto con un voto unanime e ho sempre cercato il confronto con grande spirito costruttivo. La mia candidatura è nata su queste basi e su un programma molto concreto».

Tra dieci giorni il mondo del pallone dovrà scegliere il nuovo presidente della Figc. L’accordo sembra tanto lontano che c’è chi spera nel commissariamento della Federazione da parte del Coni. Lei come la vede?

«Allo stato non c’è questa ipotesi. C’è un dibattito che va avanti da qualche tempo e che spero possa dare i suoi frutti. Io ho proposto di aprire un confronto non suoi nomi ma sulle cose da fare nella consapevolezza che siamo di fronte a una crisi strutturale che l’eliminazione della nazionale dai prossimi Mondiali in Russia ha reso evidente a tutti».

Però c’è mezza serie A che spinge per il commissariamento. Si parla di una lettera già partita o potrebbe partire nelle prossime ore destinazione Foro Italico. E lo stesso presidente del Coni ha più volte “minacciato” un intervento in caso di mancato accordo.

«Malagò è una persona saggia che vuole il bene dello sport. Lui sostiene un tema più generale che è quello della riforma del movimento calcistico con il nodo centrale della revisione delle rappresentanze in consiglio federale. Oggi le due Leghe maggiori, la A e la B, hanno un peso specifico uguale a quello della Lega di serie C. Io credo che una riflessione su questo punto vada fatta. Ne va della sostenibilità finanziaria dell’intero sistema».

Lei si sta battendo per una mutualità più equa tra le varie Leghe. Che cosa non funziona nel sistema attuale?

«Oggi il mondo del pallone è in affanno. Ci sono società che faticano e, soprattutto nelle categorie inferiori, ci sono sempre meno imprenditori disposti a investire nel calcio. Bisogna affrontare il problema perchè è un’emergenza per tutti. Perchè il calcio è un sistema che funziona solo se funziona tutta la filiera che parte degli oratori e arriva alla nazionale».

È sempre convinto che sia necessaria una riduzione delle squadre professionistiche?

«Ho proposto una serie A e una serie B a venti squadre e mi sto battendo per un rapporto più stretto tra le due Leghe. Noi siamo, di fatto, il “vivaio” del calcio italiano con il 66% per cento di tesserati di cittadinanza italiana, un 40% di under 23 e addirittura un 27% di under 21. Siamo noi che stiamo facendo crescere i campioni di domani offrendo all’intero sistema del pallone una palestra importante. Credo che questo ci debba essere riconosciuto».

E’ d’accordo con chi propone di far giocare le Primavere delle squadre di serie A in Lega Pro?

«Credo che questo sia un tema da approfondire».

Però qualche esempio virtuoso c’è già. Per tornare alla Sardegna c’è il rapporto molto stretto tra il Cagliari e l’Olbia che sta funzionando.

«Sì, è una bella iniziativa perchè permette al Cagliari di mettere alla prova i suoi giovani e all’Olbia di avere un sopporto importante».

Un sardo è presidente della Lega B ma nel secondo campionato nazionale non c’è neanche una squadra isolana. Non è un peccato?

«Non lo dica a me. In credo che la Sardegna meriti di più e penso a società importanti come la Torres, la Nuorese e il Tempio. Sassari ha i numeri per poter giocare in B e spero che prima o poi ci arrivi».

Nel frattempo si “consola” col Cagliari?

«Mi fa piacere che il Cagliari sia in A. Tommaso Giulini è un grande manager e sta facendo bene anche nel calcio. Ha in cantiere la realizzazione del nuovo stadio e ha idee innovative e condivisibili. Non si può non fare il tifo per il suo Cagliari».

Trent’anni tra Roma e Milano: che cosa le manca dell’isola?

«Sono innamorato della mia terra e ci torno appena posso. In estate faccio base a Santa Teresa ma ho amici a Sassari e in tutta la Gallura. Devo ammettere che negli ultimi anni mi è più comodo frequentare le spiaggie della Maremma ma riconosco che l’Arcipelago è uno e uno solo».

Detto da un velista...

«Purtropo da un ex velista che ha un po’ di nostalgia del timone e del maestrale».



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