La Nuova Sardegna

Sport

Tutto Dinamo

Al Banco manca sempre qualcosa

di Andrea Sini
Al Banco manca sempre qualcosa

Contro Cantù la reazione c’è stata ma il finale boccia ancora la squadra biancoblù

22 gennaio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





INIATO A DESIO. Il futuro sorride, il presente ha le sembianze di una foto in cui il soggetto in primo piano presenta qualche finestra di troppo tra i canini e gli incisivi. La Dinamo ha pane ma non ha i denti per azzannare, portare via, ingoiare una partita dominata per larghi tratti. I sassaresi lavorano, impastano, modellano, ma al momento di banchettare si fanno sfilare il pasto da sotto il naso.

Tra presente e futuro. Nella settimana in cui la società ha blindato il contratto dei suoi migliori giocatori, Scott Bamforth e Dyshawn Pierre, sono arrivate tre sconfitte esterne consecutive, che fanno precipitare il bilancio dell’ultimo mese a una vittoria in 8 partite. Per strada sono rimaste la qualificazione alla Final Eight e con buona probabilità quella ai playoff della Champions League. Nel frattempo la piazza biancoblù ha scelto il responsabile, addossando la maggior parte delle colpe a Federico Pasquini. Il coach-manager gode della fiducia incondizionata del presidente Sardara, che sabato ha evitato di fare qualsiasi commento. I numeri complessivi e il fatturato tra obiettivi stagionali e traguardi in questo momento è deficitario, ma il discorso non è così semplice: da un lato non si possono non riconoscere al coach un certo numero di attenuanti, legate soprattutto ai tanti infortuni capitati per strada (in varie riprese Hatcher, Bamforth e Spissu, oltre a Stipcevic, di fatto perso per strada da fine ottobre) e alla sfortuna sotto forma di alcuni fischi arbitrali risultati decisivi. Dall’altra un cambio di guida tecnica in corsa è particolarmente complicato, sia per il doppio ruolo di Pasquini, sia perché affidare la squadra a un “traghettarore” sarebbe rischiosissimo. A quel punto, solo una soluzione legata anche all’anno prossimo potrebbe essere praticabile. Resta il fatto che, oltre al presidente, anche lo spogliatoio continua a essere dalla parte del coach e sembra deciso a tirarsi fuori da questa situazione cercando al proprio interno l’interruttore che dia la scossa.

Senza denti. I segnali arrivati da Desio vanno certamente in questa direzione, con una partita condotta per quasi 40 minuti nonostante la pessima serata al tiro di due dei giocatori più importanti e decisivi, Will Hatcher (negativo anche nelle letture e in fase di regia) e Scott Bamforth. La mano fredda dell’ex Bilbao ha confermato un fatto ormai incontestabile: se Bamforth non fa canestro, la Dinamo fa fatica a vincere e, soprattutto, stecca nei finali punto a punto. È in buona parte così che può essere interpretata la terribile serie negativa nelle partite finite all’overtime. Resta il fatto che la Dinamo, per non rischiare di incappare in sgambetti di varia provenienza, le partite le deve azzannare e fare a pezzi ben prima della sirena. Soprattutto migliorando le letture: qualche sventurata scelta di Hatcher e Bamforth e i troppi falli in attacco (anche se quello che ha messo fuori partita Planinic grida vendetta) hanno di fatto condannato i biancoblù a giocarsi tutto in un finale rovente, in cui tutto può accadere. È questo il passo in più che la Dinamo deve fare a livello tecnico e mentale. Insieme a un’altra mossa quanto mai urgente: intervenire sul mercato per sostituire Randolph, o eventualmente reintegrarlo: senza un americano, e senza Stipcevic, il gioco si fa duro. Durissimo.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative