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Kim e Tae riuniscono in un applauso le Coree

Kim e Tae riuniscono in un applauso le Coree

La nazionale mista dell’hockey fa un gol al Giappone e festeggia come se avesse vinto l’oro

15 febbraio 2018
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PYEONGCHANG. Hanno sorpreso e un po’ incantato sui pattini, così come avevano fatto sognare che un mondo migliore è possibile. All'appuntamento con la storia di due Paesi che fanno prove tecniche di riunione, sul campo dei Giochi di PyeongChang, Tae Ok Ryom e Kim Ju Sik, la coppia di pattinatori della Corea del Nord diventati ambasciatori del disgelo tra un confine e l'altro, si sono presentati in nero e argento e la voglia di finire tra i big del patinoire. Il debutto nell'Ice Arena per la prova del corto del pattinaggio artistico per la coppia nordocoreana è stato da star. I due giovanissimi atleti, simbolo del ponte rimesso in piedi dalla diplomazia sportiva, gli unici che il regime sopra il 38esimo parallelo aveva qualificato sul campo, hanno raggiunto l'obiettivo e accedono alla finale del libero che assegna le medaglie. Sono undicesimi, in mezzo ai giganti di ghiaccio e lustrini. Si sono guardati e poi è venuto giù l'applauso dell'intero palazzetto, unito senza confini.

Nutrita la schiera di cheerleader che hanno incitato i due nordcoreani mentre andava in onda lo show: lei minutissima lanciata in aria o quasi a sfiorare con lo chignon il ghiaccio, tutto è stato un trionfo. Come se avessero vinto. «Il tifo dei sudcoreani e dei nordcoreani insieme ci è servito - dice Kim - Non abbiamo avuto nessuna difficoltà a stare in questi giorni al Sud: possiamo sentire la forza e l'energia del popolo coreano». La piccola Ryom sorride al kiss and cry, la loro performance ha sfiorato i 70 punti (69,40): «Siamo felici di pattinare alle nostre prime Olimpiadi e competere con altri Paesi». Poco distante da lì, in una Gangneung spazzata dal vento, le Coree unite sono tornate in campo per l’ultima partita: un solo gol in un torneo, ma la soddisfazione di averlo segnato ai nemici di sempre: il Giappone.

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