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Il gol nel sangue e l’Olbia già nel cuore

Il gol nel sangue e l’Olbia già nel cuore

Christian Silenzi racconta l’emozione del primo centro tra i professionisti: «E’ solo l’inizio di una bella avventura»

20 febbraio 2018
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OLBIA. Un gol di punta per iniziare una luminosa carriera da “puntero”. Christian Silenzi, dopo la rete del 2-1 che ha consegnato la vittoria all’Olbia nella delicata trasferta di Pistoia, si è tolto la maglia ed è corso verso quella curva che sognava. Poi l’abbraccio dei compagni per il primo centro da professionista. Nulla è casuale e neppure semplice quando giochi a pallone da attaccante, quando sei il figlio di Andrea Silenzi. Un centravanti che fa parte della storia del Torino ed è entrato negli annali per essere stato il primo calciatore italiano a militare nel campionato inglese, nel Nottingham Forest per la precisione. Ora c’è Christian, 20 anni, un futuro da scrivere e un presente nell’Olbia. «Il gol? Un’emozione indescrivibile, perché è stata una rete decisiva per vincere una partita tosta fuori casa e sollevare il morale della squadra dopo un periodo non molto positivo».

Il peso dell’attacco sulle spalle, dopo l’infortunio di Ogunseye. La pressione di essere l’unico vero centravanti rimasto in rosa. Le aspettative per quel cognome. Tutto scivolato via con quel tocco quasi da calcetto, a superare il portiere. Nel nome di Silenzi jr. «Il peso di essere il figlio di Andrea Silenzi credo di averlo sentito fino all’adolescenza, quando hai 14 anni può essere una cosa complicata – spiega l’ex Reggina –. Poi cresci e i paragoni diventano un’abitudine. Scontato dire che io sono io, ma sono orgoglioso per i paragoni con mio padre».

Ci sono situazioni che diventano possibili snodi in una carriera. Tutti a Olbia si augurano che il gol di domenica sia il trampolino da cui la giovane punta nativa di Treviso possa tuffarsi per emulare le gesta del grande “Pennellone” (questo il soprannome di Andrea Silenzi). Anche se del padre non ha tutte le caratteristiche. Christian Silenzi è più un centravanti mobile, capace di far salire la squadra ma anche di decentrarsi e sfruttare la sua rapidità sulle corsie laterali. Una cosa è sicura, l’Olbia trova un giocatore che può darle tanto. «Sì, è vero, devo migliorare ancora nel colpo di testa, che era la caratteristica di gioco più importante di mio padre – spiega il numero 18 dei bianchi –. Mi sto trovando molto bene a Olbia e sono stato accolto da subito a braccia aperte. L’ambiente è sereno e fantastico per un giocatore giovane come me. Le responsabilità non le sento, penso a dare il cento per cento in campo e con questo gruppo credo si possano raggiungere grandi traguardi». L’Olbia scesa in campo a Pistoia aveva un’età media inferiore ai 22 anni. I gol di Silenzi e Pennington sono i primi per entrambi tra i professionisti. Insomma, il futuro è qui. «La squadra è molto giovane, quello che perdiamo in esperienza lo compensiamo con l’entusiasmo e la voglia di fare. I gol mio e di Pennington sono un bel segnale. Darò il massimo per questa maglia, poi a fine campionato vedremo cosa avrò raccolto». Nel nome del padre, con il gol nel sangue.

Giandomenico Mele

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