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«Il nostro gol? Il permesso di soggiorno»

di Mario Carta
«Il nostro gol? Il permesso di soggiorno»

Le amichevoli fra le rappresentative giovanili e quelle dei migranti a Oristano: una festa e uno stimolo per l’integrazione

22 febbraio 2018
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INVIATO A ORISTANO. Wally ha le trecce rasta curatissime e il sorriso aperto verso un domani sereno. Tra i piedi un pallone al quale da del tu, intorno un campo di calcio e ottanta compagni di un'avventura che per altri è cominciata da Mali, Guinea, Nigeria, Ghana, e per lui dal Gambia.

E' arrivato in Sardegna un anno e cinque mesi fa da Banjul, la capitale, ora è ospite della Jana service di Norbello ed è in attesa del verdetto: l'accoglienza della richiesta di asilo, il permesso di soggiorno, la possibilità di lavorare. Ma ieri per un po' di ore non ci ha pensato. Meglio tornare a essere ragazzi, meglio dimenticare i problemi e divertirsi con una partita, quella amichevole organizzata al Centro federale regionale della Figc a Sa Rodia, Oristano, fra le rappresentative giovanili isolane che preparano il Trofeo delle Regioni e quelle dei pari categoria di alcuni fra i 5000 migranti sotto i 18 anni ospiti nell'isola.

Sui tre campi del centro diretto da Francesco Mereu, con due padrini d'eccezione come gli ex Cagliari dello scudetto Giuseppe Tomasini e Renato Copparoni, le squadre alla fine si sono mischiate. Non uno contro l'altro ma insieme, nello spirito dello slogan "Diamo un calcio all'intolleranza" con il quale l'assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu – ex pallavolista – e il presidente della Federcalcio sarda Gianni Cadoni hanno battezzato la giornata.

Wally Sainei ci sa fare, con la palla. Gioca terzino sinistro, il suo idolo è Marcelo del Real Madrid. «In Sardegna mi trovo bene _ racconta _ , e il pallone è uno svago. Ma il mio obiettivo è il permesso di soggiorno, e un lavoro». «L’obiettivo di tutti _ spiega Ferruccio Gioia della Jana Service di Norbello, che ospita 95 migranti minorenni _. Ma poi tutti si trovano a lottare con la burocrazia. a volte passano quasi due anni, per avere il visto». Lo studio è importante. «Perché aiuta ad ottenere il permesso di soggiorno», spiega Monica Aresu della cooperativa La Carovana di Villasor e Portoscuso. Sono partiti alle 11 per raggiungere Oristano, e vicino a lei Musa Kuyaten, 18 anni appena compiuti, non vede l'ora di giocare. «Sì, perché voglio diventare un giocatore professionista. Sono difensore di fascia, a destra, vengo dal Gambia. Il mio idolo è Marcelo». Anche lui. «Ma soprattutto voglio poter lavorare _ conclude _ per aiutare mio padre e i miei due fratelli più piccoli che sono rimasti a casa. Lasciare la Sardegna per trovare più opportunità in Italia? No, perché? Qui sto benissimo. Non a Villasor, magari, ma a Cagliari sì. È il mio obiettivo».

Cambia idolo ma non prospettiva Onana Rodrigue. «A me piace CR7 _ sorride _, e giocare è la mia passione anche se oggi non posso. Ho 32 anni, faccio da... chioccia ai miei amici». Lui arriva dal Camerun, da Duala, ospite della coop Le Sorgenti di Sanluri, mentre viene dal centro di accoglienza di Ottava, a Sassari, Gibri Koulibali. La sa, di avere un cognome calcisticamente importante? «Certo _ ride _, e vorrei diventare anch'io bravo come lui». Addosso ha la maglietta dell'Abbiccì di volley, società sassarese pioniera dell'integrazione, nel cuore il mito di Cristiano Ronaldo. Non c'è grande fantasia, nei modelli da seguire. Ma c'è una grande onestà nelle parole di Fabir Philip, ghanese di 16 anni. Anche lui arriva dal centro di Ottava, anche lui ha le idee chiarissime: «Gioco in porta, ma il pallone per me è soprattutto uno sfogo _ ammette _, prima di tutto devo pensare a studiare, e tanto. Poi, il permesso di soggiorno e un lavoro».

Ma quando si entra in campo, i guai vengono dimenticati. Già il riscaldamento è un rituale liberatorio, poi quando si batte la palla a centrocampo sui tre campi di Sa Rodia i colori si mischiano. Quelli delle magliette e quelli della pelle, uniti. Che bravo il migrante numero 10 della juniores, si beve tutta la difesa ma il portiere replica alla grande. «In Sardegna _ racconta il presidente Figc Cadoni _, sono già un centinaio i tesserati per società dilettantistiche. Aumenteranno, per loro è un’ulteriore possibilità». Dalle panchine si fa il tifo tutti per tutti perché così mischiati sono tutti compagni, e la decisione del coordinatore delle selezioni giovanili federali, Gigi Baranta, riscuote solo applausi. Fino alle 17, quando il triplice fischio segna la fine delle tre partite e l'avvio dell'attesa per le prossime. Chi ha vinto? Tutti. «Ripeteremo l’iniziativa _ garantisce l’assessore Spanu _, abbiamo già i fondi. E la miglioreremo. L’integrazione è anche questo incontro. Non diamo un calcio solo all’intolleranza ma anche alla paura che nasce dal non conoscere. Per non aver paura bisogna avvicinarsi». Ed è' stato un bel mercoledì, a Sa Rodia. Anche se il gol più importante, per tutti loro, resta il permesso di soggiorno.



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