La Dinamo non trova il guizzo Venezia passa al palazzetto
di Andrea Sini
Gara solida dei sassaresi, che tengono testa ai campioni d’Italia ma cedono alla distanza Ancora problemi a livello di personalità, e ora la corsa ai playoff si fa veramente dura
23 aprile 2018
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SASSARI. Missione fallita, e ora è veramente dura. C’è sempre qualcosa di mezzo, tra la Dinamo e la continuità, tra la Dinamo e una vittoria che “pesa”. I sassaresi, come in tante altre volte in questa stagione, giocano una gara solida, ma alla fine devono inchinarsi alla Reyer Venezia per 81-90. I campioni d’Italia sono più attrezzati, più sicuri, più squadra di un Banco che al momento del dunque non ha mai un vero punto di riferimento, perde fiducia e finisce per squagliarsi.
Playoff lontani. La squadra di Markovski continua a entrare e uscire dalla zona playoff e dopo la sconfitta di ieri fa un nuovo passo indietro, anche per le concomitanti vittorie di Varese, Cantù e Cremona. Oggi la Dinamo sarebbe fuori, per 2 punti, ma l’aspetto più preoccupante è il calendario: in arrivo ci sono due trasferte da brividi. Domenica prossima ad Avellino, terza forza del campionato, la settimana successiva a Trento, contro una squadra che ha vinto 9 delle ultime 10 gare.
Le grane di Zare. Costretta ad andare a cercare punti fondamentali per i playoff contro i campioni d’Italia, i sassaresi di Markovski – con Pierre a mezzo servizio – restano in partita per 28 minuti, giocati sostanzialmente punto a punto (23-22 a fine primo quarto, 43-43 a metà gara). La difesa, primo punto qualificante della “cura Zare”, inizialmente è poco cattiva, come dimostra il solo fallo commesso nel primo quarto. I sassaresi restano miracolosamente in partita anche nel secondo quarto, nonostante le tante palle perse e un fallo antisportivo commesso, e assolvono anche all’altro compito assegnato dal coach macedone: arrivare al tiro più in fretta. Detto fatto, perché la Dinamo, con un sostanziale equilibrio a rimbalzo, tira 12 volte più dei ragazzi di De Raffaele, ma la differenza sta tutta nella qualità dei tiri: 47% da 2 e 38% da 3 per il Banco, 69% da 2 e 45% da 3 per l’Umana, l’enorme differenza nella valutazione di squadra (72-114) che è data in gran parte da questo.
La chiave del ko. Venezia riesce a piazzare un mini-break, che poi si rivelerà decisivo, negli ultimi 2 minuti del terzo quarto. Come? Cinque attacchi consecutivi dei sassaresi vanno a vuoto, a causa di giocate personali e tiri affrettati, mentre la Reyer fa il minimo indispensabile per chiudere la frazione a +7. Basta poco per minare le certezze di una squadra insicura come la Dinamo, che ancora una volta, risalita dal -11 al -4 a 2’10” dalla fine, si ritrova senza un leader, uno stoccatore che la prenda per mano. Venezia fa il giusto per portare a casa la vittoria e la sensazione di impotenza dei biancoblù di fronte a una squadra più forte è fotografata dalle parole di Bamforth: «Non ci sono molte parole: se vinci abbastanza partite meriti di entrare nei playoff, altrimenti non te lo meriti. Il basket è così».
Playoff lontani. La squadra di Markovski continua a entrare e uscire dalla zona playoff e dopo la sconfitta di ieri fa un nuovo passo indietro, anche per le concomitanti vittorie di Varese, Cantù e Cremona. Oggi la Dinamo sarebbe fuori, per 2 punti, ma l’aspetto più preoccupante è il calendario: in arrivo ci sono due trasferte da brividi. Domenica prossima ad Avellino, terza forza del campionato, la settimana successiva a Trento, contro una squadra che ha vinto 9 delle ultime 10 gare.
Le grane di Zare. Costretta ad andare a cercare punti fondamentali per i playoff contro i campioni d’Italia, i sassaresi di Markovski – con Pierre a mezzo servizio – restano in partita per 28 minuti, giocati sostanzialmente punto a punto (23-22 a fine primo quarto, 43-43 a metà gara). La difesa, primo punto qualificante della “cura Zare”, inizialmente è poco cattiva, come dimostra il solo fallo commesso nel primo quarto. I sassaresi restano miracolosamente in partita anche nel secondo quarto, nonostante le tante palle perse e un fallo antisportivo commesso, e assolvono anche all’altro compito assegnato dal coach macedone: arrivare al tiro più in fretta. Detto fatto, perché la Dinamo, con un sostanziale equilibrio a rimbalzo, tira 12 volte più dei ragazzi di De Raffaele, ma la differenza sta tutta nella qualità dei tiri: 47% da 2 e 38% da 3 per il Banco, 69% da 2 e 45% da 3 per l’Umana, l’enorme differenza nella valutazione di squadra (72-114) che è data in gran parte da questo.
La chiave del ko. Venezia riesce a piazzare un mini-break, che poi si rivelerà decisivo, negli ultimi 2 minuti del terzo quarto. Come? Cinque attacchi consecutivi dei sassaresi vanno a vuoto, a causa di giocate personali e tiri affrettati, mentre la Reyer fa il minimo indispensabile per chiudere la frazione a +7. Basta poco per minare le certezze di una squadra insicura come la Dinamo, che ancora una volta, risalita dal -11 al -4 a 2’10” dalla fine, si ritrova senza un leader, uno stoccatore che la prenda per mano. Venezia fa il giusto per portare a casa la vittoria e la sensazione di impotenza dei biancoblù di fronte a una squadra più forte è fotografata dalle parole di Bamforth: «Non ci sono molte parole: se vinci abbastanza partite meriti di entrare nei playoff, altrimenti non te lo meriti. Il basket è così».