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«Annata no, ci rifaremo»: ecco l’Achille Polonara 2.0

di Andrea Sini
«Annata no, ci rifaremo»: ecco l’Achille Polonara 2.0

L’ala della Dinamo fa il bilancio della sua prima stagione in maglia biancoblù: «Abbiamo fallito tutti gli obiettivi per un soffio: niente scuse guardiamo avanti»

17 maggio 2018
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SASSARI. Meno atteggiamenti da star e più concretezza, nessun gesto fuori dalle righe e un livello di professionalità al top. «Anche perché più si cresce e più si cerca di evitare gli errori del passato». L’Achille Polonara 2.0 è tutto casa e palestra, tanto lavoro e tanta resa: al suo primo anno a Sassari, l’ala marchigiana ha fatto un salto di qualità a livello mentale, riconquistando la maglia azzurra già nell’autunno scorso – il ct Sacchetti lo ha convocato per il mini-ritiro della prossima settimana a Roma – e chiudendo la stagione come lo stakanovista della Dinamo: sempre presente, in campionato e coppe varie, con il record di squadra per minuti in campo (815) e cifre di tutto rispetto: 10,9 punti e 5,6 rimbalzi di media, con il 58,1% da 2 e il 40,5% da 3.

La Dinamo è andata in vacanza troppo presto.

«Sì, ci sarebbe piaciuto partecipare ai playoff. Era un nostro obiettivo».

Invece...

«Invece è stata una stagione un po’ complicata, per diverse ragioni. Abbiamo dato tutti del nostro meglio, ma le cose non sono andate come avremmo voluto».

Cosa è mancato?

«Non abbiamo mai trovato la continuità e ci è mancata un po’ di chimica di squadra, che in squadre strutturate come la nostra può fare la differenza. A noi forse è mancata questa alchimia, ma non solo».

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Cos’altro?

«Io dico che ci è mancata anche un po’ di fortuna: se andiamo a vedere, abbiamo mancato tanti obiettivi davvero per un pelo. Parlo per esempio della mancata qualificazione alla Final Eight per quella tripla incredibile di Charles Thomas contro Brindisi. Poi, certo, avremmo dovuto vincere a Pesaro e non ci saremmo trovati nella condizione di dipendere dagli altri risultati. Per i playoff è successa la stessa cosa. E quindi niente, la fortuna aiuta gli audaci e forse non siamo stati abbastanza bravi per andare a cercarla e meritarla».

Lei, a parte un paio di passaggi a vuoto, è stato il biancoblù più continuo.

«Personalmente sono abbastanza soddisfatto della mia stagione. Non ho forse avuto la continuità di rendimento che mi sarebbe piaciuto avere, ma a volte capita di giocare male. Certo, a livello di squadra mi sarebbe piaciuto ottenere un po’ di più, come d’altronde sarebbe piaciuto a tutti».

Non tutti hanno reso al top.

«Se non abbiamo raggiunto gli obiettivi la colpa è di tutti, non di qualcuno in particolare. Non c’è stato un giocatore che è stato continuo per tutta la stagione, ci sono stati tanti alti e bassi un po’ per tutti. Ma nessuno si è mai tirato indietro a livello di impegno, sia in allenamento che in partita».

Qual è il rimpianto più grande?

«Per quanto riguarda la qualificazione alla Champions League sicuramente le prime due partite in casa, con Pinar e Oldenburg, ci hanno fatto male. Nel primo caso, senza entrare nel merito delle decisioni arbitrali, sarebbe certamente potuta andare in maniera diversa. Contro i tedeschi eravamo a +8 a fine terzo quarto e in totale controllo, poi abbiamo avuto un calo e anche in quel caso la gara è finita in maniera rocambolesca. Quando vuoi centrare certi obiettivi devi vincere in casa, perché poi andare a vincere fuori è sempre molto complicato, e noi in questo caso siamo partiti subito con 2 sconfitte su 2 in coppa».

E in campionato?

«Hanno pesato molto in maniera negativa la sconfitta interna con Capo d’Orlando e il ko di Pesaro. Come dicevo, un successo sul campo della Vuelle ci avrebbe garantito l’accesso alla Final Eight ma soprattutto ci avrebbe dato grande fiducia. Invece, oltre tutto, dopo quella gara siamo andati a giocare a Monaco col morale sotto i tacchi contro una squadra fortissima, senza la serenità che ci serviva. Abbiamo perso tante partite per colpa nostra, quasi sempre non per errori tattici, ma per vere e proprie banalità: errori sulle rimesse, tiri liberi sbagliati nei momenti decisivi e situazioni di questo tipo. Ma ora dobbiamo solo guardare avanti e pensare al futuro».

È arrivato a Sassari con la fama di personaggio non facile. Invece il suo comportamento in campo e fuori è stato inappuntabile. A cosa è dovuta questa crescita?

«Con il passare degli anni uno cresce, matura e capisce quali sono le cose realmente importanti, capisce che bisogna impegnarsi e migliorare, e quali sono le situazioni che vanno evitate. Noi giocatori siamo di esempio per tanti bambini e quindi abbiamo l’obbligo di comportarci in modo corretto, dobbiamo essere un esempio positivo».

Per l’anno prossimo la Dinamo ha bisogno di cambiare tanto o bastano pochi accorgimenti?

«Secondo me non c’è da cambiare tanto. Come ho detto prima, spesso ci è mancato davvero poco per ottenere quello che volevamo, la mia idea è che con maggiore continuità saremmo potuti arrivare in semifinale scudetto».

La conferma di Polonara è scontata?

«Beh, direi proprio di sì».
 

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