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«La 8 del Banco è la mia seconda pelle»

di Andrea Sini
«La 8 del Banco è la mia seconda pelle»

Basket, maglie e numeri della Dinamo. Il veterano Jack Devecchi rivela segreti e curiosità legati alla sua divisa

26 maggio 2018
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SASSARI. Cinquecento di queste maglie, tredici di questi anni di fedeltà, ma il numero chiave è un altro. Passano gli anni e gli uomini, scorrono le stagioni ma Jack Devecchi e la maglia biancoblù numero 8 sono sempre una cosa sola. Dal lontano 2006, anno del suo arrivo a Sassari, l’ala di Graffignana ha sempre indossato il numero al quale si era affezionato sin dai tempi delle giovanili. E oggi che l’identificazione con quella maglia e quel numero è ormai completa, la canotta col suo nome resta una delle più richieste dai tifosi della Dinamo. Come anche l’asta benefica di ieri dimostra.

Dall’8 al 12 e ritorno. «Nella mia carriera non ho sempre portato il numero 8 – dice il capitano del Banco di Sardegna –. Da bambino sono partito con quel numero, mi ci sono affezionato, e l’ho tenuto per tutto il settore giovanile. Quando dal vivaio dell’Olimpia Milano sono arrivato in prima squadra, c’era lo stesso magazziniere dei tempi in cui giocava mio zio Vittorio Gallinari. “Tu prenderai il numero di tuo zio”, mi disse, e mi diede la maglia numero 12. Per due stagioni a Milano, e poi ancora per due anni a Montegranaro, ho tenuto quel numero. Poi nei 2006 sono arrivato a Sassari, e ho dovuto cambiare».

Ubi maior. «Alla Dinamo – prosegue Devecchi, classe 1985 – c’era un signore di nome Emanuele Rotondo che giocava con il numero 12 da circa un secolo.... Allora ho allargato le braccia e sono tornato alla numero 8, quella delle giovanili. Ormai è come una seconda pelle». Ma ci sono altri due curiosità legate al fatto che normalmente i giocatori più anziani o con maggiore anzianità nella squadra abbiano il diritto di scegliere il proprio numero. «A metà della mia seconda stagione a Milano, a un certo punto venne acquistato Warren Kidd e da un giorno all’altro mi tolsero la 12 per darmi la 15. È l’unica eccezione nella mia carriere rispetto alle mie due maglie storiche». E poi l’anno del triplete: arrivò a Sassari Denis Marconato, uno che, insomma, qualcosa in carriera l’aveva fatta. «Quando il dirigente Luigi Peruzzu chiese all’ex giocatore della nazionale se avesse preferenze sul numero, lui disse subito: 8. Luigi gli spiegò che io ero a Sassari da 10 anni e avevo sempre avuto quel numero. “Altre preferenze? Sì, l’8”, ribadì Marconato. Credo che per convincerlo a prendere la 11 ci sia voluta tutta l’abilità diplomatica di Peruzzu...».

Pezzi da collezione. «A casa dei miei, a Graffignana, ci sono tutte le maglie che ho indossato nella mia carriera, una per ogni stagione. Dalla primissima tra i professionisti, quella della Pippo Milano, sino a quelle di questi ultimi campionati. Una volta, un paio d’anni fa, in trasferta – racconta ancora Devecchi – si è presentato un ragazzo chiedendomi di autografargli una maglia: era la “gemella” da trasferta di quella della Pippo, che aveva tirato fuori chissà da dove.

Le maglie del cuore. «Ci sono alcune maglie alle quali sono più legato – dice capitan Devecchi –, quelle riescono a emozionarti solo a vederle. A me sono particolarmente care quella della promozione dalla Legadue alla serie A, nel 2009-’10, quella con lo scudetto e la Coppa Italia cuciti sopra, e quella indossata in Eurolega. Quelle maglie e quelle stagioni rappresentano qualcosa di importante per la mia carriera e per la Dinamo».

Il profumo della passione. «Non mi reputo un collezionista, nel basket non conosco davvero nessuno che abbia questa passione. Ma alle mie maglie ci tengo, così come da bambino indossavo con orgoglio quella di Michael Jordan, mentre mio fratello indossava quella di Shaquille O’Neal. Andavamo in giro così, due matti».

L’8 del Gallo. «Mio cugino Danilo Gallinari usa la numero 8 non in mio onore ma perché è nato l’8-8-’88. La sua maglia Nba? Sì, ne ho una originale anche io, ed è una delle poche altre maglie che fanno parte della mia collezione».

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