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Mondiali di calcio 2018: Marocco

Marocco
Marocco

12 giugno 2018
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Sempre Hervé Renard, ancora una volta Hervé Renard. Il tecnico francese non solo è stato il primo allenatore della storia in grado di vincere due Coppe d'Africa con due nazionali diverse (lo Zambia nel 2012 e la Costa d'Avorio nel 2015), ma adesso è anche l'uomo in grado di riportare il Marocco al Mondiale dopo 20 anni (ultima apparizione nel 1998). Ora in Russia ci sarà da scalare una montagna (nel Gruppo B è stato inserito con Spagna e Portogallo, oltre all'Iran), ma l'entusiasmo può portare anche a sopperire a qualche normale lacuna. I 'Leoni dell'Atlantè sono riusciti a staccare il passi per la Russia dopo gli ultimi quattro tentativi andati a vuoto. Eppure 20 anni fa i 'Leonì, eliminati nella fase a gruppi, erano andati vicini a una clamorosa promozione agli ottavi, poi rimasta lettera morta a causa della beffarda rete della Norvegia, capace di battere nei minuti finali il Brasile, poi finalista, che condannò Hadji e compagni ad una precoce ritorno a casa. Da allora si sono susseguite solo eliminazioni e delusioni a cui Renard, profondo conoscitore del calcio africano, è riuscito a porre fine con la sua sapiente capacità tattica e 'africanà. Ha infatti in passato allenato in Ghana, Angola, Zambia, Costa d'Avorio e Algeria, ed è ora riuscito nel miracolo di far risorgere il calcio marocchino, puntando sopratutto sulla solidità difensiva: la sua nazionale è riuscita a non subire neanche una rete in tutti e sei gli incontri dei playoff. Con un solo giocatore nato in Patria (Dirar, ex Monaco e adesso al Fenerbahce) e tantissimi altri giocatori nati e cresciuti in Europa, Renard ha però potuto contare su una straordinaria nidiata di talenti formatisi nei club del vecchio Continente. Dopo la precoce eliminazione nell'ultima Coppa d'Africa, nei quarti contro l'Egitto, il tecnico francese ha cambiato modulo, abbandonando la difesa a tre e lasciando spazio alla fantasia, la vera forza della sua nazionale: Boussoufa (gioca negli Eau), Belhanda (Galatasaray), Ziyech (Ajax), Fajr (Getafe), Amrabat (Leganes), Harit (Schalke) e Boufal (Southampton). La grande speranza del calcio marocchino si chiama invece Achraf Hakimi, classe '98 e oggi in prima squadra nel Real Madrid di Zidane che stravede per questo giovane terzino destro considerato l'erede di Carvajal. Comunque andrà in Russia, il calcio marocchino sa di avere grandi prospettive, corroborate non solo dai risultati della nazionale ma anche dei club (il Wydad Casablanca ha vinto la Champions League africana dopo 25 anni), il tutto sotto la regia del nuovo presidente della Federcalcio, Faouzi Lekjaa. Un'ulteriore spinta potrebbe arrivare dalla politica, visto che il Marocco dopo la vicenda della rinuncia all'organizzazione della Coppa d'Africa 2015 (causa virus dell'Ebola), adesso punta forte sul Mondiali 2026 che la vede in concorrenza contro Stati Uniti-Canada-Messico che si presentano unite. È la 5/a volta che ci prova dopo i no ricevuti nel 1994, nel 1998, nel 2006 e nel 2010 e stavolta la speranza è d'obbligo, di pari passo alla qualificazione dei Leoni dell'Atlante al Mondiale dopo 20 anni.

Medhi Benatia. Il Marocco rivede il Mondiale dopo ben 24 anni, merito di girone di qualificazione che ha chiuso senza subire nemmeno un gol e che ha in Medhi Benatia il suo punto di riferimento. Di madre algerina e padre marocchino, il giocatore ex Udinese, Roma, Bayern Monaco e oggi caposaldo della difesa della Juventus, nasce a Courcouronnes, piccola cittadina nella periferia parigina. A 13 anni gioca nel Clairefontaine, tra i grandi vivai del calcio transalpino dove sono usciti giocatori del calibro di Henry, Anelka e Matuidi. Lì si fa notare dal Marsiglia che a soli 16 anni lo ingaggia, per poi girarlo in prestito (Tour, Lorient, Clermont). Considerato uno dei talenti più cristallini, la federcalcio francese prova a 'nazionalizzarlò ma Mehdi, fedele ai natali paterni, decide per la maglia rossoverde. Un infortunio al ginocchio rende però la strada verso il successo più impervio del previsto: è il 2008, Benatia ha appena 20 anni e già la sua carriera è a rischio. A fine stagione l'OM lo svende al Clermont Foot, club di Ligue2, che punta sulla voglia di rivalsa del giovanissimo marocchino. In due anni colleziona 57 presenze e soprattutto prestazioni di assoluto livello, tanto da diventare titolare inamovibile del Marocco. Lo nota l'Udinese e con Guidolin in panchina, Mehdi esplode definitivamente, tanto da diventaRE, nel 2013, capitano della nazionale. A fine 2013 passa alla Roma, dove disputa la sua miglior stagione. Il ragazzino spaventato di sette anni prima non c'è più, Mehdi è diventato un uomo, ha messo sù famiglia con Cecile e tutti i più grandi club d'Europa lo vogliono. Alla fine la spunta il Bayern Monaco e Mehdi lascia il paese che forse più lo ha amato per trasferirsi in Baviera. A Monaco vince due volte la Bundesliga, ma il rapporto con Pep Guardiola non decolla, così nell'estate 2016 Benatia accetta il trasferimento in prestito alla Juventus. Dopo un anno di 'apprendistatò, a studiare Buffon, Chiellini, Barzagli e Bonucci, con l'addio di quest'ultimo, Benatia diventa un perno insostituibile dello scacchiere difensivo di Massimiliano Allegri. E dire che un anno prima, mentre ancora faceva panchina alla Juve, per coerenza decise di non rispondere a una convocazione in nazionale: «Voi conoscete l'attaccamento che ho per il mio Paese - spiegò su Fb - ma ho deciso di rinunciare alla nazionale, fino a quando la situazione con il mio club evolverà. Nonostante il mio status di capitano, io non sono al di sopra delle regole». Un gesto da grande capitano, ma soprattutto da grande uomo poi diventato perno insostituibile della squadra campione d'Italia e dei Leoni. A primavera è stato protagonista, calcisticamente parlando, di una morte e resurrezione: 'colpevolè prima della spallata su Vazquez che infranse al 93' le speranze di resurrezione bianconere e poi del gol di Koulibay nel big match scudetto contro il Napoli, Mehdi si è preso la rivincita nella finale di Coppa Italia contro il Milan, firmando una doppietta, degna del miglior bomber.

Convocati del Marocco: - Portieri: Mounir El Kajoui (Numancia), Yassine Bounou (Girona), Ahmad Reda Tagnaouti (Ittihad Tanger). - Difensori: Mehdi Benatia (Juventus), Romain Saiss (Wolverhampton), Manuel Da Costa(Basaksehir), Badr Benoun (Raja Casablanca), Nabil Dirar (Fenerbahce), Achraf Hakimi (Real Madrid), Hamza Mendyl (Lille). - Centrocampisti: M'bark Boussoufa (Al Jazira), Karim El Ahmadi (Feyenoord), Youssef Ait Bennasser (Caen), Sofyan Amrabat (Feyenoord), Younes Belhanda (Galatasaray), Faycal Fajr(Getafe), Amine Harit (Schalke 04). - Attaccanti: Khalid Boutaib (Malatyaspor), Aziz Bouhaddouz (St. Pauli), Ayoub El Kaabi (Renaissance Berkane), Nordin Amrabat (Leganes), Mehdi Carcela (Standard Ligi), Hakim Ziyech (Ajax). - Ct: Hervè Renard

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