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Ecco “Sa Rodia”, la Coverciano sarda è aperta al mondo

Ecco “Sa Rodia”, la Coverciano sarda è aperta al mondo

Oristano, il centro Figc regionale è la casa dei club isolani Incubatore di idee, pensa anche a progetti di integrazione

25 giugno 2018
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ORISTANO. Il centro sportivo federale “Sa Rodia” di Oristano come una sorta di “Coverciano sarda”. Un’università del pallone isolano, accessibile a tutti coloro che in quel mondo gravitano e operano: dal settore giovanile al comparto femminile, dagli arbitri ai tecnici e allenatori, dal professionismo al dilettantismo, dalle istituzioni ai migranti. Direttore di “Sa Rodia” è Francesco Mereu. È lui che lo racconta come «il fiore all'occhiello fra gli impianti di Sardegna, un luogo ove non si fanno distinzioni e ci si viene incontro sempre e soltanto nell'interesse dello sport e degli sportivi».

Un interesse e un luogo da condividere, quindi, che oltre alle implicite norme legate al rispetto delle cose e della struttura non ha preclusione alcuna. Anche la posizione, Oristano, non è stata scelta a caso: «L'idea della federazione sarda era ipotizzare una struttura che potesse essere considerata a tutti gli effetti la casa di tutte le società sarde – afferma il presidente del comitato Figc Sardegna, Gianni Cadoni – Oristano è location baricentrica rispetto all'isola, distante più o meno un’ora da tutte le località. Una scuola per le società, struttura che vuole essere generatore di opportunità ed entusiasmo, costante motore di crescita e innovazione: per esserlo gli impulsi devono essere continui».

Impulsi che generano idee da trasformare in realtà: ad esempio? «A Sa Rodia c'è un laboratorio medico sportivo. Abbiamo attivato contatti con una importante azienda informatica del nord Sardegna – sottolinea Cadoni – Ci piacerebbe creare un database che a partire dai dati relativi alle rappresentative giovanili che transitano dall'impianto federale ci aiuti a capire le potenzialità di sviluppo lungo il percorso dei nostri giovani calciatori. L'idea c'è, speriamo che nel giro di due-tre anni si possa concretizzare». Un centro sportivo in cui il Cagliari e l'Olbia sono di casa, così come Tharros, Oristanese e tutte le squadre sarde. Un centro che però, potenzialmente, potrebbe ospitare i grandi team dell'Europa del nord nelle pause invernali e se richiesto – vedi giornate dello sport a Oristano – viene concesso anche alle istituzioni.

Sa Rodia però non è soltanto una struttura da concedere e affittare – a prezzi modici –, Sa Rodia punta a diventare un vero incubatore di idee e progetti legati al calcio: «Dobbiamo realmente lavorare in prospettiva della realizzazione di una Coverciano isolana, un centro di riconosciuta e certificata eccellenza dice il presidente – Sfruttare ogni occasione trasformandola in opportunità di studio. Questo genere di attività, oltre a quelle che generalmente ci vedono impegnati, possono dare una marcia in più al calcio sardo».A Sa Rodia si ragiona sul futuro, si gioca al calcio, si guarda al sociale, al mondo dei migranti: «Già lo scorso anno e poi appena qualche giorno fa, in accordo con la Regione abbiamo messo in campo dei progetti di sport e integrazione – spiega Cadoni – Ritengo sia doveroso dare una opportunità a questi ragazzi e credo fermamente che questa opportunità possa essere lo sport. Si parla di spopolamento, ci sono società che non riescono a raggiungere i numeri per disputare i campionati. I migranti possono essere una risorsa. La Regione immaginava di far giocare alcuni di loro con le nostre rappresentative regionali e provinciali. Ma possiamo andare oltre: perché non fare un torneo delle province con squadre composte da migranti? Avremmo 7-8 team da 25-30 elementi per un totale di circa 250 giocatori che potrebbero essere cartellinati o tesserati l'anno successivo dalle società sportive».

Giovanni Dessole

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