La Nuova Sardegna

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Rossella va di corsa dai campi di calcio alle ultramaratone

di Mario Carta
Rossella va di corsa dai campi di calcio alle ultramaratone

La Soriga, pioniera del pallone rosa sardo e scudettata, da 13 anni gira il mondo sfidando i 42 chilometri e 195 metri

16 luglio 2018
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SASSARI. Dall’erba del campo di calcio all’asfalto delle maratone, senza disdegnare la terra delle “ultra”. Rossella Soriga continua a correre, non ha mai smesso sin da quando ragazzina è stata fra le pioniere del calcio femminile isolano, arrivando a indossare la fascia di capitano della Torres Sassari che vinse il primo scudetto nel 1993/94, quello con Carolina Morace.

«Correre mi è sempre piaciuto, e ormai da 13 anni preferisco le strade asfaltate e non delle città in giro per il tutto mondo», racconta la sassarese, 55 anni, animatrice sportiva e ragioniera affatto mezzemaniche. «Per rompere il ghiaccio ed entrare a fare parte della grande famiglia dei tanti “tapascioni”, che come me si dilettano e divertono soprattutto a correre, ho iniziato con le mezze maratone in Sardegna – prosegue – , e già da subito ho avuto i primi inattesi risultati. Prima, seconda o terza di categoria, portando a casa come premio “la busta della spesa”, di prodotti alimentari locali. Graditissimi».

Nel 2010 la svolta, nella Grande Mela insieme all’amica e prima tifosa Rita. Obiettivo: arrivare sotto le 4 ore. «Sono arrivata a Central Park in 3H53'33”. Indelebile». E incredibile. E una volta scoppiata la passione ha continuato ad alimentarla. «Nel 2011 ho raddoppiato il tiro. Roma e Firenze, panorami differenti, ma il cuore batte per le forti emozioni che San Pietro, il Colosseo e Lungarno mi danno. 3h58 e 3h57. Felicissima».

Nel 2012 Roma-Ostia e Turin Marathon ma il personale non migliora: 3h53'53”. Venezia nel 2013 con i suoi 20 ponti finali. Piazza San Marco all'arrivo in 3h54. Piazza dell'Orologio punto di partenza e arrivo della maratona di Praga, alla quale partecipa nel 2014: 3h57'. E un occhio sempre al panorama e alle bellezze di tutte le cittè vissute di corsa, dal punto d’osservazione privilegiato della strada. A Rossella però ancora non basta: «Sempre nel 2014 decido insieme alla mia amica pellegrina Paola, di percorrere i 250 km del Camino Portoghese per Santiago di Compostela. 150 km sul Camino Inglese. Ne l 2017 Santiago chiama ancora e io non posso farne più a meno, percorrendo i 100 km del Camino Sanabrese. Nel 2016 invece, decido di pedalare per 500 km sulla Via Francigena che da Pisa mi ha portata a Roma. Sensazioni uniche», sorride Rossella. Un intoppo però l’ha conosciuto: «Sì, nel maggio 2015 alla Maratona d'Europa.. non avevo mai preso integratori e a Trieste li ho provati sbagliando clamorosamente i tempi. Crampi allucinanti, mi fermo ma non mi ritiro. 4h26' adirata con me stessa». Poi nel novembre 2015 Portogallo e Oporto con le compagne di squadra. Dopo 21 km non ne avevo più, ma mi accompagnano quasi all'arrivo. Dopo 4h56' la medaglia me la sono proprio meritata». Nel 2016 Atene: «Un’altra emozione indimenticabile, allo stadio Panathinaiko Kallimarmaron, ovvero “dei bei marmi” mi misero in testa una corona di ulivo, e al collo la medaglia a conclusione della gara in 4h11. La Storia vissuta in prima persona. Impensabile, pura fantasia, eppure...»

Eppure c’è una donna che va oltre lo sport, una donna che parte e arriva dopo un viaggio di 42 chilometri nei quali è a contatto con se stessa, con il percorso e con tutto quello che lo circonda. Roma, New York, Oporto, Atene, Trieste, Venezia... tutto il mondo è maratona e ogni traguardo parte da lontano. Comincia da una bambina che inseguiva un pallone e che ora continua a inseguire il suo sogno. Passo dopo passo, di corsa.

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