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Antonio Borrotzu passano le stagioni non il vizio del gol

Antonio Borrotzu passano le stagioni non il vizio del gol

A 38 anni si ripresenta in campo con la maglia dello Stintino «Smetterò solo quando non avrò più voglia di divertirmi»

06 agosto 2018
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SASSARI. Il tempo si è fermato. Antonio Borrotzu, giramondo del pallone e bomber di razza, alla soglia dei quarant’anni sembra non conoscere la parola fine. Altroché fermarsi, ha ancora tanta voglia di stare sul campo, polveroso o in erba che sia poco importa, lui ha l’entusiasmo di un ragazzino e una voglia matta in corpo di bucare ancora le reti in giro per la Sardegna.

Quando deciderà di appendere le scarpette al chiodo?

«Solo quando non avrò più voglia di divertirmi. Se gioco ancora è perché ho lo stesso entusiasmo di quando ero ragazzino. Lo scorso anno ci stavano provando a farmi smettere, ma ho aspettato la riapertura del mercato di dicembre per cambiare squadra e trovare gli stimoli giusti per poter ripartire».

Con quale squadra la vedremo il prossimo anno?

«Stintino, in Eccellenza. Mi ha colpito la voglia del presidente di avermi con lui, alla mia età essere cercato in Eccellenza in quel modo è motivo di orgoglio. Vedere che c'è ancora qualcuno che crede in me mi da gli stimoli per rimettermi in gioco».

Cosa la spinge a stare ancora al centro dell’attenzione e... dell’attacco?

«Ogni anno è una scommessa nuova. Non mi metto limiti e non mi spaventa il fatto di mettermi in gioco a quasi 40 anni in un campionato difficile come l’Eccellenza».

Si aspettava qualcosa in più dalla sua carriera?

«Che mi conosce da quando ero ragazzino dice che potevo fare di più, ma alla fine quello che ho fatto è effettivamente ciò che ho meritato, senza l'aiuto di nessuno e senza e nessuna regola».

Ci spieghi.

«A 17 anni giocavo perché meritavo di giocare, non perché ero un fuoriquota. La fortuna è una componente importante nel calcio, ma alla fine penso che abbia fatto la carriera giusta».

Qual è stato il gol più bello?

«Ricordo con piacere il gol numero trenta della stagione in Eccellenza con l’Atletico Uri a trentotto anni. Il più bello perché ad inizio campionato, gli “espertoni” del calcio dilettantistico sardo avevano preventivato che avrei fatto solo cinque gol in tutto il campionato..

Ha qualche aneddoto da rievocare?

«Il più bello che mi viene in mente è l'anno che tornai ad Alghero da avversario col Tavolara in serie D. Vincemmo 0 a 1 con un mio gol. L’Alghero qualche anno prima, dopo aver vinto il campionato di Eccellenza, non mi riconfermò. Dopo il gol mi avvicinai al pubblico per festeggiare, lì c’era mio padre che oggi non c'è più, che teneva in braccio mia figlia di un anno e mezzo, appena mi vide si avvicinò per farmi baciare la bimba. Ricordo gli occhi di mio padre lucidi ed orgogliosi».

Chi è il mister che ricorda con maggiore stima?

«Ne ho avuti tanti, mi piace ricordarne uno in particolare: mister Giovanni Muroni , una persona schietta, sincera e leale che ho sempre rispettato».

C’è qualche giocatore col quale ha legato in particolare in questi anni?

«Angheleddu, Matteo Tedde, Mirco Carboni e Alessandro Piras».

Chi è Antonio Borrotzu fuori dal campo?

«Un ragazzo normale che si gode la famiglia e le amicizie nel modo più sereno possibile».

Franco Cuccuru

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