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«La forza del Banco sarà la mentalità»

Andrea Sini
«La forza del Banco sarà la mentalità»

Scott Bamforth parla del passato e del futuro: «Sta nascendo un ottimo gruppo, abbiamo talento e forza fisica»

31 agosto 2018
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OLBIA. Un’estate a tutto gas, con due allenamenti al giorno e il resto del tempo interamente dedicato alla famiglia, che da qualche mese è cresciuta di un’unità con la nascita del terzogenito. Scott Bamforth si è presentato in ritiro per la sua seconda stagione in biancoblù tirato a lucido. A 29 anni l’esterno statunitense ha l’obiettivo di riavvolgere il filo di un’annata caratterizzata da troppi alti e bassi e di giocare un campionato di alto livello. Per sè e per la squadra. Domani alle 20,30 con Ludwigsburg si inizia a fare sul serio.

Com’è andata l’estate?

«Direi che è andata benissimo, ho cercato di mantenermi in forma, mi sono allenato con grande costanza. E naturalmente ho fatto il babbo. Avere tre figli maschi non è uno scherzo. Ma non vedevo l’ora di essere qui e di riprendere».

Che idea si è fatto della nuova Dinamo?

«Siamo partiti nel migliore dei modi in questo precampionato, sono arrivati tanti buoni giocatori e stiamo lavorando bene. La prima settimana è stata ottima. Siamo una squadra abbastanza differente rispetto alla scorsa stagione. Abbiamo peso e taglia, ma anche atletismo e talento. Ci sono diversi giocatori che sanno fare la cosa giusta in campo e sanno leggere il gioco. Abbiamo giocatori di esperienza e giovani molto motivati, può venire fuori davvero un bel mix».

Come le sembrano i nuovi compagni?

«L’impatto è stato positivo. Jack Cooley è alto e grosso ma sa giocare a basket, sa passare la palla ma sa anche andare a canestro. Rashawn Thomas è giovane ma si muove benissimo, è molto atletico, ha un buon tiro e può crescere molto. Petteway è un elemento molto dinamico, che sa fa canestro. Jaime Smith è bravissimo a controllare il ritmo del gioco ma sa anche concludere, e Stefano Gentile è una sicurezza, perché ha grande esperienza nel campionato italiano».

Oltre a lei, ci sono altri tre piccoli: Smith, Spissu e Gentile. Che tipo di equilibrio si creerà?

«Sappiamo tutti giocare a basket, ognuno di noi ha caratteristiche differenti ma nessuno è egoista. È complicato costruire un equilibrio con chi non sa giocare a basket, credo dunque che tra noi non sarà affatto complicato».

L’anno scorso non avete centrato nessun obiettivo. Come si riparte?

«Rispetto all’anno precedente non abbiamo ottenuto nulla, ma solo per un soffio. Secondo me non eravamo così male, è solo che ci è sempre mancato qualcosina. Per noi della vecchia guardia c’è solo da imparare e guardare avanti. Quest’anno non vogliamo rivedere quel film, io voglio competere ai massimi livelli in tutte le competizioni, per noi e per i nostri tifosi».

Forse era mancata un po’ di leadership?

«Secondo me l’anno scorso abbiamo avuto più che altro un problema diverso, perché forse c’era poca chiarezza per quanto riguarda i ruoli. Non che mancassero i leader, anche perché questo tipo di ruolo lo vedi e lo costruisci tutti i giorni, non lo crei a parole. Ma ora sembra più chiaro cosa deve fare ognuno di noi. E questo non può che aiutare la squadra. Siamo soltanto all’inizio ma mi sembra che da questo punto di vista si possano già notare cose positive».

Com’è coach Esposito?

«Mi piace molto. È duro, pretende tanto, ma è stato un grande giocatore e capisce al volo quello che passa per la mente dei giocatori. Sa comunicare, sa come costruire un gruppo. I coach che hanno giocato hanno una marcia in più e la mentalità di Esposito mi piace moltissimo: ti dice cosa vuole da te ma poi ti lascia anche grande libertà».
 

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