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Quella sfida del 1976, quando Riva dette l’addio al calcio giocato

di Enrico Gaviano
Quella sfida del 1976, quando Riva dette l’addio al calcio giocato

CAGLIARI. Sono tanti i ricordi legati alla sfida Cagliari-Milan giocata in Sardegna, con un bilancio che vede i rossoneri nettamente in vantaggio sui rossoblù: sono solo cinque le vittorie...

14 settembre 2018
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CAGLIARI. Sono tanti i ricordi legati alla sfida Cagliari-Milan giocata in Sardegna, con un bilancio che vede i rossoneri nettamente in vantaggio sui rossoblù: sono solo cinque le vittorie cagliaritane contro le 15 milaniste, mentre i pareggi sono stati 16.

Ma certamente la partita di serie A che ha lasciato una traccia indelebile nelle storia rossoblù è stata quella del 1976, ultima apparizione di Gigi Riva in una partita ufficiale. La gara si disputò il primo febbraio e terminò con il successo dei rossoneri per 3-1. La squadra rossoblù, guidata in panchina da Mario Tiddia che aveva rilevato Luisito Suarez dopo poche giornate, era ancorata in fondo alla classifica. Alla fine della stagione avrebbe conosciuto la sua prima retrocessione in serie B, dopo la trionfale promozione in A del 1964 e lo scudetto del 1970.

Ma prima, i tifosi dovettero bere anche l’amaro calice dell’addio al calcio di Gigi Riva. L’infortunio avvenne in avvio di ripresa. Il bomber rossoblù (156 reti in dodici stagioni, tre titoli di capocannoniere) stava inseguendo una palla contrastato da Bet lungo l’out laterale di destra. Ad un certo punto, l’undici del Cagliari si fermò, improvvisamente, tenendosi la gamba destra e iniziando a zoppicare. Una smorfia e Riva cadde in terra dolorante. Silenzio sugli spalti, preoccupazione in campo. Tutti capirono, in quel momento, che qualcosa di grave era successo. Riva venne accompagnato negli spogliatoi, e la partita proseguì con il successo della squadra rossonera. La diagnosi per il bomber: distacco del tendine dell’adduttore. Una sentenza. Il giovane Riva nel 1967 e nel 1970 era riuscito ad andare oltre due fratture rimediate vestendo la maglia della nazionale. Quella volta però non ci fu nulla da fare. A 31 anni compiuti da tre mesi , Rombo di tuono dovette arrendersi definitivamente, appendendo le scarpette al chiodo.

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