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Sardara: «Confrontarsi all’estero è fondamentale»

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Sardara: «Confrontarsi all’estero è fondamentale»

LISBONA. Non sarà l’Eurolega, e neppure la Champions, ma la Europe Cup per la Dinamo è comunque una competizione che vale la pena giocare. «La qualificazione al tabellone a gironi della...

12 ottobre 2018
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LISBONA. Non sarà l’Eurolega, e neppure la Champions, ma la Europe Cup per la Dinamo è comunque una competizione che vale la pena giocare. «La qualificazione al tabellone a gironi della manifestazione è uno step importante per la nostra società – dice il presidente Stefano Sardara –. Abbiamo scelto di restare in Europa e ora ce la giochiamo. Tra l’altro le cose sono andate meglio del previsto, perché sulla carta il Benfica avrebbe dovuto rappresentare un’insidia maggiore rispetto a quanto visto sul campo, era accreditata addirittura come squadra in grado di arrivare sino in fondo nella competizione. Ma è giusto anche riconoscere i meriti dei ragazzi che sono andati in campo e hanno vinto bene questi due confronti».

Dopo il ko di Reggio Emilia, questa gara serviva anche a testare il polso del gruppo. «La partita è andata molto bene – conferma Sardara –, Enzo è stato bravo a fare ruotare tutti i giocatori a disposizione, soprattutto quelli meno utilizzati, cosa che ha permesso di risparmiare un po’ di energie in vista di domenica e di sovraccaricare i giocatori più sotto pressione a causa delle assenze. Dopo Reggio Emilia cercavamo una reazione d’orgoglio e non solo. Sono arrivate una buona prova, una vittoria e la qualificazione e quindi torniamo a casa dal Portogallo assolutamente soddisfatti. Tutto serve per crescere e imparare».

Gli osservatori più qualificati danno la Dinamo come possibile vincitrice della competizione. Un pronostico che può rappresentare un problema? «La Dinamo è una squadra costruita per fare bene sia in campionato che in Europe Cup. Noi andiamo avanti con serenità, senza metterci addosso alcuna pressione. È ovvio che cercheremo di arrivare il più avanti possibile. Arrivare in finale sarebbe un sogno, ma oggi la realtà dice che abbiamo appena superato un turno preliminare e la manifestazione deve ancora iniziare. Si procede con grande fiducia».

Infine un bilancio sulla tre giorni portoghese. «L’esperienza di Lisbona è stata incredibile. Tutti conosciamo la storia del Benfica, ma quando arrivi dentro casa loro e vedi una società organizzata in maniera perfetta, che è riuscita a far quadrare l’unico modello sostenibile, che non è solo quello del mega-emiro che ti costruisce una struttura spaziale, resti sbalordito. La vera sfida è farla vivere 7 giorni su 7 ed è impressionante come i parcheggi fossero pieni tutti i giorni. Loro attorno alla passione sono riusciti a costruire un progetto gigantesco. Ed è ancora più incredibile se si pensa che gli stipendi medi sono ben al di sotto dei mille euro, eppure i tifosi spendono tantissimo nelle attività collaterali, tra bar, ristoranti, museo e negozi vari, che poi permettono alla società di sostenersi».

Il Benfica è una polisportiva trainata dal calcio e ha quasi 200 mila soci. La Dinamo è una realtà ben diversa. «È vero ma per crescere bisogna guardare agli esempi migliori. E queste occasioni di confronto sono molto utili, perché noi guardiamo e cerchiamo di imparare». (a.si.)



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