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Meo sfida il suo passato: «Il Banco è una corazzata»

di Andrea Sini
Meo Sacchedtti con Trsvis Diener, due grandi ex sulla strada della Dinamo
Meo Sacchedtti con Trsvis Diener, due grandi ex sulla strada della Dinamo

Domenica pomeriggio la Dinamo fa visita alla Vanoli Cremona di coach Sacchetti. Che promette battaglia: «Loro sono fortissimi, ma a noi servono punti salvezza»

02 novembre 2018
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SASSARI. Tre vittorie in quattro partite e guardare la parte bassa della classifica; tre squadre di primo piano messe al tappeto e contare i punti che mancano alla quota salvezza. Piedi ben saldi per terra e sguardo rivolto alla prossima partita, Meo Sacchetti si prepara all’ennesima sfida con il suo passato. Domenica, alla guida della sua Vanoli Cremona affronterà la Dinamo Banco di Sardegna, che ha guidato per sei stagioni e spiccioli, portandola dalla Legadue alla conquista di uno scudetto storico.

Coach Sacchetti, la sua Cremona è in grande salute.

«Ci mancano ancora tanti punti per salvarci, lo dico con sincerità. Sappiamo qual è il valore della nostra squadra, dobbiamo sempre giocare al massimo per sopperire a un gap. Ma i ragazzi ci danno dentro e questo mi rende molto fiducioso».

Di quale gap parla?

«Abbiamo certamente meno talento di tante altre squadre, ma i giocatori si allenano bene ed è piacevole guidarli».

Dopo 4 partite avete già ottenuto 3 vittorie contro squadre che non hanno certamente la salvezza come obiettivo. Non sembrate così male.

«Sinora sono arrivate le vittorie pesanti con Trento, Avellino e Bologna e una brutta sconfitta: con Cantù onestamente noi non abbiamo giocato bene mentre loro sono stati molto bravi, sono davvero una buona squadra. E ora andiamo a incontrare la corazzata Sassari».

Corazzata, addirittura?

«Direi proprio di sì. Hanno costruito davvero una bella squadra. Basti pensare che Spissu è ancora fuori e che l’altro play, Smith, è appena rientrato».

Piccolo flashback: questa è forse la squadra più lunga che Sassari abbia mai avuto, insieme alla sua Dinamo, che si incagliò ai playoff contro Cantù, nel 2012-’13.

«Sono d’accordo, avevamo la possibilità di scegliere un lungo da lasciare fuori e tutti gli elementi erano validi. Non è stata una stagione fortunata ma era davvero una bella squadra e un grande gruppo».

Nella Dinamo di oggi c’è qualche giocatore che avrebbe voluto per il suo sistema?

«Sicuramente Bamforth. Ha tanta fiducia, sa prendersi tiri anche difficili, è un giocatore importante. Mi piace molto anche Cooley».

Sta forse dicendo che le piace un centro bianco che non passa la maggior parte del tempo a volare sopra il ferro?

«Sì, in effetti non ho mai preso giocatori di questo tipo, ma stiamo parlando di un elemento di stazza e di grande impatto. E sa giocare bene a pallacanestro».

Di Esposito cosa pensa?

«Mi piace molto, è un buon allenatore e non lo scopriamo adesso. Avendo una rosa ampia è bravo a tenere tutti sul pezzo, dividendo le responsabilità e i compiti. Questo gli tornerà molto utile più avanti».

Torniamo a Cremona: Travis Diener come sta?

«È qua e ce lo teniamo stretto. Sicuramente è migliorato rispetto allo scorso anno, quando aveva un po’ di ruggine addosso. Quando sta bene fisicamente ci dà sempre qualcosa in più, è un leader, sa trovare soluzioni facili per i compagni: per noi è un giocatore importante, la sua condizione fisica è un elemento fondamentale per Cremona».

Come le sembra il livello del campionato?

«Le prime 4-5 squadre hanno costruito ottimi roster. Milano neanche a parlarne, ma anche Venezia, Sassari, Bologna e Avellino sono da seguire. Là in alto ci sarà una gran bella lotta, con le coppe e i viaggi che potrebbero fare la differenza».

Poi ci sono squadre come Cremona, Cantù, Brindisi, che possono dare fastidio a tutti.

«Siamo in una fase della stagione in cui noi battiamo Avellino in casa, Bologna batte Avelino fuori casa e noi vinciamo a Bologna. I valori hanno appena iniziato a delinearsi. Noi speriamo che alcuni dei nostri giocatori crescano, perché dobbiamo arrivare il prima possibile a salvarci. Dobbiamo dimenticare in fretta ciò che è stato l’anno passato: si azzera tutto e si riparte cercando di capire che ogni anno fa storia a sé».

Il doppio ruolo di allenatore e ct della nazionale è impegnativo?

«Per il momento non posso dire che mi abbia stravolto la vita, non è pesante come potrebbe sembrare. Ora aspettiamo queste due finestre per la qualificazione ai mondiali e vedremo come andrà a finire. Ovviamente attorno all’Italia c’è una grande attenzione e a livello internazionale non esistono partite da prendere alla leggera».

E le turbolenze con alcuni giocatori?

«Sono cose che succedono, ormai sono abituato a tutto, non ci faccio troppo caso. Si va avanti cercando di fare del proprio meglio, per il bene di tutti».

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