La Nuova Sardegna

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Fronte comune Dinamo-Cagliari per unire la Sardegna sportiva

di Mario Carta e Roberto Muretto
Fronte comune Dinamo-Cagliari per unire la Sardegna sportiva

I presidenti Sardara, Giulini e Marino dell’Olbia a tutto campo tra presente e futuro

06 novembre 2018
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SASSARI. La palla è rotonda, che sia da basket o da calcio, che gonfi una rete o spacchi una retina. La palla è una come una è stata la Sardegna dello sport ieri mattina, rappresentata a Sassari, nella sede della Nuova Sardegna, dalle sue eccellenze: Cagliari, Dinamo e Olbia. Due scudetti cementati nella storia dei Quattro Mori, e un pizzico di storia e insieme freschezza gallurese.

Per la prima volta insieme, Cagliari e Dinamo hanno animato un Forum che più che faccia a faccia le ha messe spalla a spalla fra sorrisi, ammiccamenti, complimenti reciproci. A condividere problemi e proposte, a fare fronte comune nell’interesse dell’isola sportiva con la Nuova e il suo direttore Antonio di Rosa a unire e legare, fino alla cordiale stretta di mano – non la prima e non l’ultima, fra due uomini di sport e di azienda che si conoscono e si stimano da tempo – che ha concluso l’incontro aprendo insieme a iniziative comuni, peraltro già in cantiere. Si comincerà con una doppia sfida calcio-basket.

Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini, all’esordio ufficiale pubblico a Sassari; il numero uno della Dinamo Stefano Sardara e il patron dell’Olbia Alessandro Marino si sono divertiti, sono stati coinvolgenti e hanno raccolto il consenso dell’esigente pubblico della pagina Facebook della Nuova.

Giulini – sostenuto da Marino – ha ammesso di invidiare a Sardara «la mentalità vincente che è riuscito a creare in questi anni di grande basket a Sassari, qualcosa che stiamo cercando di costruire con Maran». Dal suo canto il numero uno del basket sardo ha ammesso che al suo omologo del calcio ruberebbe invece «il coraggio e l’amore col quale sta portando avanti il suo progetto. Tommaso non è sardo, e a maggior ragione va elogiato. Sono stato da loro, anche se ho tifato Milan. E anche Giulini ha un passato interista... – ha sorriso il presidente biancoblù –. Hanno una grandissima organizzazione, stanno spiccando il volo. Quello che ci unisce, poi, è la sincerità». E Alessandro Marino a Giulini invece prenderebbe «qualche giocatore a caso, senza sceglierli...».

Cagliari, Dinamo e Olbia. Tre realtà vincenti. E quando si è parlato di sistema-sport e di economia, il discorso ha coinvolto l’intera isola. Con il Cagliari in sinergia con l’Olbia in serie C e la Dinamo che ha gemmato la Academy Cagliari in A2. Due società accentratrici? Dietro di loro il deserto? No. «La Sardegna può esprimere una squadra in B. Spero che sia l’Olbia, ma anche altre realtà possono crescere», ha sostenuto Giulini, mentre Stefano Sardara («E la Torres almeno in C ce la mettiamo?... si era inserito poco prima) ha difeso il progetto Academy ribadendone la piena autonomia. «Abbiamo un ottimo rapporto con Cagliari – ha spiegato Sardara –, ci ha portati lì il grande affetto dei cagliaritani». «Siamo tre realtà importanti – ha proseguito Giulini –. Con Sassari c’è rivalità sportiva ma spero che tutti e tre con le nostre capacità imprenditoriali possiamo contribuire a portare in alto la Sardegna, partendo dai giovani. La Dinamo è stata grande ottenendo uno scudetto che, anche se non si può accostare a quello del Cagliari – ha scherzato ma non tanto –, è stato incredibile». Olbia dal Cagliari e Academy dalla Dinamo. Due progetti mirati alla crescita dei giovani. «Barella, Murru, tanti sardi stanno crescendo. La nostra Under 15 per la prima volta gioca nel campionato nazionale – ha proseguito il numero uno rossoblù –ed è prima in classifica, l’ho vista domenica in casa dell’Inter e c’erano i più importanti procuratori d’Italia. Ne sono orgoglioso, c’è bisogno di confrontarci fuori dall’isola». «In Sardegna negli ultimi 4 anni i tesserati del basket sono raddoppiati, abbiamo vinto lo scudetto Under 18 Élite. Ora sta nascendo il progetto federale Next Generation – ha proseguito Sardara –, avremo la nostra giovanile nel nazionale e questo renderà ancora più autonoma Cagliari. Ma ora dobbiamo coordinarci, tutti stiamo cercando di fare di una società sportiva un’azienda, è un processo culturale inevitabile. E in questo processo è compreso lo sviluppo delle giovanili».

Tre realtà concrete, tre modelli. Ed esserlo vuol dire avere delle responsabilità nei confronti degli sportivi sardi. «E’ un senso di responsabilità enorme – ha spiegato il patron del Cagliari – nei confronti dei tifosi, e questo l’ho avuto bene in mente sin dal primo giorno. Credo che in questi anni siamo riusciti a coinvolgere sempre di più tutto il territorio, a ridare in un certo qual modo una squadra alla città e alla Sardegna. E’ la nostra mission, insieme a quella di fare punti». «L’Olbia nasce prima del Cagliari, ha una tradizione secolare – ha proseguito Marino –, la squadra ha un’identità precisa e chi la gestisce ha il dovere di fare il meglio, cercando di coinvolgere olbiesi e territorio in un’unico sistema. Penso, per esempio, al Mater Olbia».

E c’è l’intenzione di collaborare e condividere proposte e iniziative, con la Sardegna un tutt’unico a unico vantaggio della Sardegna, con vantaggi in termini sportivi, economici e di immagine. «Lo stiamo già facendo – ha risposto Sardara, – nel senso che stiamo già interagendo attraverso la Regione. Il campanilismo aziendale non esiste, lavoriamo insieme e uno più uno fa tre». «Sono d’accordo – ha proseguito Giulini –, e anche il fatto che io sia qui a Sassari, per la prima volta in quattro anni, lo dimostra. E ci tengo a sottolinearlo».

Si è parlato di tutto. Del numero delle squadre nei vari campionati, di insularità e dei problemi collegati o... non collegati, di come le principali squadre sportive sarde si siano sapute costruire una credibilità solida dal punto di vista sportivo come economico, tanto da renderle appetibili anche a campioni – sia del basket che del calcio –, che qualche anno fa avrebbero nicchiato una volta ricevuta la proposta di un trasferimento nell’isola.

Si è parlato di Europa. Con la promessa del Cagliari di tornarci il prima possibile, e con la presenza ormai costante della Dinamo: «Le coppe sono tutto, senza le coppe i club non possono crescere – ha raccontato Stefano Sardara –. Si incontrano altre culture, a ogni canestro nostro a Leicester esultavano. Abbiamo imparato che noi dobbiamo essere professionali e bravi, a prescindere. Una capacità che si migliora, giocando dalla Siberia alle Canarie». E in conclusione si è parlato di Sardegna e di sardi: «È uno dei giochi più belli con i nuovi arrivati, anche nel posto più sperduto del mondo in tribuna c’è una bandiera sarda. Parenti? Mi chiedono. No, tifosi», ha ricordato Sardara, mentre Giulini ha raccontato di come nei suoi frequenti viaggi di lavoro all’estero entri spesso a contatto con tifosi del Cagliari: «E’ l’aspetto più bello della mia attività. Dal Medio Oriente agli Usa, mi riempie il cuore che la mia solitudine sia spezzata da un sardo che mi fa capire quanto è importante il Cagliari». Poi, i saluti. Microfoni spenti ma non i sorrisi. Ciascuno per la sua strada, di nuovo, ma lungo una 131 che da ieri unisce un po’ di più Sassari e Cagliari – anche attraverso Olbia –, grazie allo sport.

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