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La Dinamo si mette a nudo con le big serve qualcosa in più

di Andrea Sini
La Dinamo si mette a nudo con le big serve qualcosa in più

Le gare con Cremona e Venezia hanno messo in evidenza pregi e difetti dei biancoblù La squadra di Esposito è vicina al livello delle grandi, ma manca qualcosa sulle ali

12 novembre 2018
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SASSARI. Da una lezione all’altra, ma con spirito completamente differente e con segnali che diventano via via più chiari. Le ultime due partite di campionato, con due sconfitte consecutive, hanno detto della Dinamo molte più cose di quanto non ne avessero rivelato le sette vittorie consecutive conquistate, tra campionato e coppa, nelle settimane precedenti.

A testa alta. Il primo ko interno stagionale non è arrivato contro una squadra qualsiasi ma contro una vera e propria corazzata. Venezia, costruita con uno dei primi tre budget del campionato, è considerata la principale antagonista della scudettata Milano. Ha un roster infinito (15 giocatori veri non li ha neppure l’Olimpia) e non a caso sinora in campionato ha fatto 6 su 6. Sabato sera la Dinamo ha giocato per quasi tutti i 40 minuti alla pari con gli oroamaranto di De Raffaele. Entrambe le squadre hanno fornito una prova di grandissima solidità, ma alla fine la bilancia si è spostata dalla parte della squadra dotata di maggiore talento: Venezia alla lunga ha mandato all’incasso il frutto delle giocate stellari di Daye ed Haynes, ma anche dei “gregari” Tonut e Giuri. Rivedendo la gara, per la Dinamo le uniche vere recriminazioni riguardano il secondo quarto, che con un pizzico di attenzione in più si sarebbe potuto concludere con un vantaggio più congruo, e per alcune situazioni “da mezzavia” verificatesi nel secondo tempo, nelle quali il Banco ha lasciato per strada qualche canestro e qualche possesso che alla resa dei conti avrebbe potuto sparigliare i giochi: dal contropiede fallito da Gentile a un paio di appoggi da sotto di Cooley e Thomas, sino ad alcuni rimbalzi finiti nelle mani degli avversari.

Pregi e difetti. Dal mezzo pasticcio di Cremona alla sconfitta a testa alta contro la Reyer Venezia, il Banco si è praticamente messo a nudo, con tutti i suoi pregi e difetti. Dopo il rientro di Smith e Spissu, queste due gare hanno detto alcune cose importanti: innanzitutto che ci sono margini di crescita a livello mentale e di gestione difensiva. I punti interrogativi emersi sono due: il primo è legato al ruolo di ala piccola, dove dietro Petteway c’è in un certo senso il vuoto: Pierre in coppa sta riuscendo a trovare una sua dimensione, ma in campionato il suo contributo sinora è stato decisamente mediocre. Alle sue spalle, Devecchi è uno specialista difensivo e le opzioni Gentile e Polonara sono semplici aggiustamenti. Il secondo dubbio riguarda la batteria di lunghi, che con 5 elementi (Cooley, Thomas, Polonara, Magro e Diop) è ben assortita ma forse, per competere ai massimi livelli, è un po’ carente a livello di puro talento.



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