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Coraggio Dinamo, rialzati e cammina

Mario Carta
Coraggio Dinamo, rialzati e cammina

L’eurocapitombolo di Szolnok conferma che c’è bisogno di lavorare ma la fiducia non manca. Il caso Pierre

16 novembre 2018
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SASSARI. La nuova Dinamo è cascata. Ancora. E male. In Ungheria lo Szolnoki Olaj le ha dato uno spintone e lei giù: -13 e i sassaresi nel girone H della Europe Cup finiranno “solo” secondi. La Dinamo è caduta, ma sin da domenica vuole rialzarsi in campionato in casa contro Pistoia. Vuole riprendere a camminare dopo 3 sconfitte nelle ultime quattro gare. E la vittoria è quella col modesto Leicester.

La nuova Dinamo è giovane, appena 4 mesi di vita. Ha cominciato a gattonare in maniera sicura in un precampionato brillante, che senza forse ha illuso qualcuno. Ma non chi la vive ogni giorno, a partire dal coach Esposito. La nuova Dinamo è precoce, e dopo aver gattonato ha cominciato a provare a mettersi in piedi, per camminare da sola. Un’operazione che in genere agli umani riesce intorno all’anno. Il Banco del Mutuo soccorso nel suo “La conquista delle posizione eretta” cantava : “Potessi drizzare il collo oltre le fronde e tener ritto il corpo opposto al vento io provo e cado e provo e ritto sto per un momento». In pediatria i manuali consigliano: «Il bambino fa ciò che si sente di fare e non va forzato. Per questo non deve essere il genitore a metterlo in piedi, per poi cercare di lasciarlo da solo: il bambino deve raggiungere autonomamente la stazione eretta, perché solo allora vuol dire che è pronto per stare in piedi e muovere i suoi primi passi. A mamma e papà il compito di incoraggiarlo e complimentarsi con lui per i traguardi raggiunti». Esposito fa anche di più ma ci vuole pazienza. Con la Dinamo serve ancora tanto lavoro, perché la recente magra di risultati è frutto di questi tentativi e di queste cadute. Cremona, Szolnok, Venezia. Ciascuna diversa eppure simili. E i più simili sono i capitomboli di Cremona e in Ungheria, dove la Dinamo si è arresa ad avversari che l’hanno messa sulla grinta e sull’intensità. E per questo il coach dopo il ko in coppa ha ricordato che «bisogna crescere, di squadra ma partendo dai singoli». Perché in piedi si sta su due gambe. Una è appunto rappresentata dal gruppo nella sua unità e l’altra dai singoli, ed è su questa che la Dinamo sta zoppicando. Ogni volta con uomini diversi ma troppo spesso con Pierre, che sta pagando la prolungata assenza per la nazionale e lo sforzo compiuto. Pierre può essere l’uomo in più, Esposito gli ha dato spazio e tempo ma quando si gioca per i due punti esce dalle rotazioni. Sta a lui rientrarci, come a ciascuno della Dinamo. Tutti in piedi per questo Banco, canta la curva quando le cose vanno bene. Ma se cadendo si impara, la Dinamo fra un po’ riuscirà a stare in piedi e soprattutto a restarci.

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