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Luca Ceppitelli e il Cagliari: un matrimonio senza scadenza

di Roberto Muretto
Luca Ceppitelli
Luca Ceppitelli

I progetti del difensore rossoblù, tennista mancato: «Questo club e la città mi hanno stregato»

19 novembre 2018
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CAGLIARI. Il calcio è il suo lavoro ma Luca Ceppitelli è un ragazzo con tanti interessi e le idee chiare. Il difensore del Cagliari ha come si dice "la testa sulle spalle". Ha appena compiuto trent'anni è nel pieno della maturità sportiva e in questa intervista si apre a trecentosessanta gradi. Sogni, certezze, traguardi e aspettative di un calciatore che in Sardegna si sente a casa e con i colori rossoblù spera di scrivere pagine importanti della storia di un club a cui è legatissimo.

La politica le interessa?
«Prima non mi interessava per niente e continua a non piacermi. Ma è inevitabile informarsi. Purtroppo la politica riguarda la nostra vita».

I suoi idoli nella vita?
«Nel mondo sportivo il brasiliano Ronaldo, sin da piccolo stravedevo per “Fenomeno” del calcio. Mi piace molto l'attore comico canadese Jim Carrey. E'davvero geniale».

Pessimista o ottimista?
«Sono sempre stata una persona che guarda all'aspetto positivo. Le cose ti riescono meglio se hai questo tipo di approccio alla vita».

Quando è cominciata la passione per il calcio?
«Da bambino mio padre mi portava sui campi da tennis. Con la racchetta me la cavo benino. Ma io volevo giocare a pallone. Alla fine si è convinto che era meglio lasciarmi praticare lo sport per il quale ero più portato».

Perchè difensore?
«Ho cominciato a fare il portiere ed ero bravino, ma non più di tanto. Poi sono diventato attaccante. Alla fine ho capito che davo il meglio difendendo e sono andato avanti».

A chi deve dire grazie?
A mio padre. Mi ha sempre aiutato, dato i consigli giusti, senza impormi nulla. E' stato severo quando necessario, senza mai esagerare».

Studiare le piaceva o i libri era meglio lasciarli negli sugli scaffali?
«Ho sempre avuto la testa sulla spalle e la presunzione di dire che sono un ragazzo responsabile. Sono diplomato al liceo scientifico. Volevo fare l'università ma il calcio ha impegnato tutto il mio tempo. Ho pensato: provo a fare il professionista, se dovesse andare male riprendo a studiare e seguirò un'altra strada».

Un altro sport oltre al calcio che segue con interesse?
«Il tennis, naturalmente. Mi piace molto anche la pallavolo. Mia sorella Catia ha giocato in serie A2 ed è stata anche qui a Cagliari con l'Alfieri. Anche lei è stata benissimo».

Quest'anno al Cagliari siete cinque difensori centrali. Come vive la concorrenza?
«Benissimo, perchè ti dà tanti stimoli. Si alza il livello e sei costretto a dare sempre il massimo se vuoi giocare la domenica. Con Maran nessuno ha il posto garantito».

Un suo pregio?
«Penso di essere una persona molto paziente».

E un difetto?
«Qui è facile: tendo sempre a rimandare le cose. In sintesi, non faccio oggi quello che posso fare domani».

Il calciatore che le sta più simpatico?
«Non lo conosco personalmente ma penso che Cristian Vieri sia un ragazzo eccezionale. Non si prende troppo sul serio e ha vissuto la sua carriera all'insegna dell’allegria, divertendosi».

E quello che proprio non sopporta?
«Adesso non gioca più in Italia: è Lichtsteiner. Il suo modo di stare in campo era fastidioso, troppe proteste, gesticolava in continuazione. Atteggiamenti che poteva risparmiarsi. Non mi piacciono le persone polemiche».

Nel vostro spogliatoio che cosa c'è scritto?
«Alla Sardegna Arena: una terra un popolo una squadra. Ad Asseminello c'è un pannello che riporta questa scritta: il Cagliari prima di tutto. E' firmato dai giocatori, dallo staff tecnico e dalla dirigenza. Una sorta di patto. Siamo un bel gruppo di lavoro».

Un oggetto-amuleto di cui si circonda?
«Prima avevo un braccialetto dal quale non mi separavo mai. Nello sport la scaramanzia è importante. Ora il braccialetto non lo metto più».

Se mister Rolando Maran la rimprovera come la prende?
«Ho il senso dell'autocritica e so ascoltare. Anche se penso di non meritare il rimprovero lo accetto senza fare polemiche. Maran è aperto, puoi confrontarti, sempre rispettando i ruoli».

E' vero che chi viene a Cagliari si innamora della città? Se è così, perchè?
«La gente è cordiale, ospitale, entusiasta, non è invadente e ti rispetta. Personalmente sto benissimo e apprezzo non solo le bellezze del territorio ma anche il clima».

Pensa alla Nazionale o ci ha messo una pietra sopra?
«Rinunciarci mai. Spero di avere una possibilità. Sono consapevole che me la devo guadagnare sul campo».

Il presidente Giulini dice che non si accontenta dell'attuale posizione in classifica. Valete di più?
«Siamo una buona squadra, possiamo fare meglio della passata stagione. Traguardi non me ne pongo, in questo momento non saprei dire dove possiamo arrivare».

Cagliari tra le prime dieci?
«Un bell'obiettivo da centrare. Non ho la risposta perchè in genere non mi piace fare previsioni, ci proveremo».

Il compagno di squadra col quale ha legato di più?
«Sau, Dessena e Barella degli attuali. Sono molto amico anche di Capuano, Balzano e Fossati che ora giocano in altre squadre. Sono legato anche a Marco Romizzi, ci conosciamo da tanti anni».

Il campionato è già finito? la Juventus ha l'ottavo scudetto in tasca?
«E' la più forte. Le altre hanno fatto passi avanti ma il gap non lo hanno colmato. Napoli e Inter si stanno avvicinando, ma ancora hanno delle lacune da colmare. la Roma deve trovare continuità, ma nessuna allo stato attuale può insidiare i bianconeri».

Chiudiamo con un suo sogno di vita.
«Ci penso tutti i giorni. Non so se resterò nel calcio o sceglierò di percorrere nuove strade. La scelta è rimandata. Per il momento mi sento calciatore, sto bene fisicamente e voglio giocare ancora per tanti anni. Il mio futuro è tutto da scrivere.

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