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Petrone rincuora il pallone gallurese: è solo un momento no

Petrone rincuora il pallone gallurese: è solo un momento no

L’allenatore “olbiese” fa il tifo per i bianchi e l’Arzachena: «Bisogna far di tutto perché l’isola abbia più club in serie C»

27 novembre 2018
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OLBIA. Nel dubbio il suo nome salta sempre fuori. E' successo quando si cominciava a capire che Michele Filippi aveva le ore contate sulla panchina dell'Olbia, è successo nelle scorse settimane quando sono spuntati i primi interrogativi su Mauro Giorico. E chissà che non torni di moda. Mario Petrone però non si sorprende, sa che è così che va il calcio. Nella carta d'identità e nella parlata è napoletano, ma è ormai pienamente adottato dalla Sardegna, dove ha messo le radici dal 1999. Da più di dieci anni si è stabilito ad Olbia. Calangianus, Tempio e Nuorese le panchina sarde nei primi anni duemila, poi piazze importanti come Bassano, San Marino, Catania, Ascoli e Pisa, tra Serie C e B. «Non ho mai allenato l'Olbia, per questo ci abito, prima o poi mi piacerebbe» scherza lui (mica tanto). Ogni domenica è sugli spalti del "Nespoli" e del "Pirina" a seguire dal vivo le due galluresi. Un momento così delicato per entrambe le squadre, ma prima di qualsiasi disamina Petrone sottolinea che: «Bisogna far di tutto per tenere la categoria, l'isola ha bisogno del calcio professionistico, anzi avere solo tre squadre è poco».

Partiamo dall'Arzachena: siamo alla quinta sconfitta di fila.

«Gli smeraldini hanno cinque punti in meno rispetto all'Olbia, ma chiaro che si tratta di una classifica deficitaria. Fin qui hanno vinto tre partite e perso le altre. L'ho vista giocare anche con qualche assenza e non è mai stata messa sotto, forse solo in un'occasione, a Lucca. E deve fare i conti con situazioni dove anche l'episodio non è favorevole. Ma per me è una squadra che si può assolutamente salvare, non la reputo inferiore ad altre».

Perché allora non riesce ad ottenere risultati positivi?

«Rispetto all'anno scorso ha cambiato qualcosa, ad esempio ora non hanno la fisicità che avevano davanti con Vano e il possesso palla che garantiva Curcio dietro la linea degli attaccanti. Nel derby hanno giocato una partita intensa ma hanno avuto anche gli episodi a favore. Al contrario, col Novara su un tiro hanno preso il gol e perso la partita. Giorico saprà come uscirne. A mio avviso la squadra deve acquisire carattere e temperamento in più per questa categoria, l'atteggiamento del derby è quello giusto».

In casi del genere il primo colpevole è...

«L'allenatore, ovvio. E' la soluzione più conveniente».

Per ora l'Arzachena ha rinnovato la fiducia al suo tecnico, ma se dovesse cambiare idea e la telefonata arrivasse a lei?

«Mi comporterei come sempre: nel momento in cui vengo chiamato si valuta il progetto tecnico e poi si prende una decisione di conseguenza. Fino ad oggi ho avuto proposte da club fuori dalla Sardegna, ma non mi hanno convinto e sono rimasto qui».

L'Olbia, invece, non ha perso ma non ha neanche vinto. Come vede i bianchi?

«Sinceramente mi aspettavo dal punto di vista tecnico maggiore continuità, la squadra ha avuto un'involuzione, specie sotto l'aspetto del palleggio. Il potenziale che hanno nel reparto davanti quest'anno, non l'hanno mai avuto. Carboni sta dando un gioco diverso con un attacco aperto e duttile, vedere una squadra come con la Pistoiese, senza trequartista, sotto certi aspetti può essere una soluzione che non ci si aspetta. I recuperi di Ogunseye e Piredda sono importanti, l'Olbia ha l'organico per giocarsi quelle posizioni che garantiscono i playoff».

Con la Pistoiese, l'Olbia ha saputo rimontare lo svantaggio iniziale, ma avrebbe potuto puntare ai tre punti?

«Nel passato recente la squadra ha spesso subito il colpo senza riprendersi, domenica è stata caparbia e ha pareggiato. Non era facile».

Qual è la chiave che troverà Carboni in vista della partita con la Lucchese?

«Noi allenatori non abbiamo la bacchetta magica. Ha ereditato una squadra non in grande salute e c'è da lavorare sulla psicologia del gruppo. L'Olbia deve sfruttare le potenzialità che ha ma penso che Carboni saprà trovare la chiave del successo».

Paolo Ardovino

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