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Farias torna a fare magie «Cagliari, ti porto in alto»

di Roberto Muretto
Farias torna a fare magie «Cagliari, ti porto in alto»

Il brasiliano ritrova il gol dopo un anno: «Ora sto bene e mi sento importante»

04 dicembre 2018
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INVIATO A FROSINONE. Croce e delizia. Diego Farias è così: prendere o lasciare. Quando si accende il brasiliano è capace di fare grandi giocate, se incappa nella giornata storta, ne combina di tutti i colori e fa imbestialire l’allenatore e tifosi. A Frosinone l’attaccante ha segnato un gol importantissimo per lui e per il Cagliari, perchè una sconfitta sarebbe stata devastante. Era un anno a digiuno, si era quasi dimenticato quanto è dolce il sapore di una rete. «Mi sono messo alle spalle il periodo negativo - il suo commento . Sì, un bel gol per il quale devo ringraziare Joao (Pedro ndr) che mi ha regalato un assist perfetto. Su quel pallone sono andato senza esitazioni e l’ho buttato dentro. È stata una liberazione, una rete che ci ha consentito di fare un risultato positivo su un campo non facile. Ora guardo avanti».

Rientro. Il “maghetto” si è sbloccato. Ha smaltito un infortunio che inizialmente sembrava si potesse risolvere nel giro di qualche giorno, invece si è rivelato più grave del previsto. L’ultima apparizione il 6 ottobre, pochi minuti per Farias nella vittoriosa gara in casa contro il Bologna. Da quel giorno è cominciato un “calvario” concluso domenica pomeriggio. «Per me giocare è troppo importante - spiega -, stare fuori ti fa essere triste. Voglio aiutare i compagni, essere decisivo come è successo domenica. Normale che non sempre va tutto per il verso giusto ma ora che sto bene, sono pronto a dare il mio contributo al gruppo. Possiamo toglierci delle soddisfazioni in questa stagione».

Ruolo. Seconda punta o trequartista per Diego non fa differenza. Lui vuole giocare. Maran ha una freccia in più nel suo arco, che può diventare “avvelenata” se il brasiliano sta bene. «Non conta la posizione - sottolinea Farias -, gioco dove vuole il mister e cerco sempre di fare quello che mi chiede. Domenica mi ha detto di stare tra le linee e scambiarmi la posizione con Joao Pedro. Lo abbiamo fatto, confezionando un gol che per me significa moltissimo. Sono carico, quando resti così a lungo fuori, non vedi l’ora di tornare. Sono pronto a mettermi a disposizione del tecnico. Decide lui dove sono più utile, il mio compito e farmi trovare pronto e sfruttare le occasioni che mi vengono concesse». Parole che suonano come una dolce melodia per mister Maran, che ha nuovamente a disposizione un giocatore che se riesce ad essere continuo, può fare la differenza.

Propositi. Diego Farias è un ragazzo a cui taccuini e telecamente piacciono poco. Rilascia interviste col contagocce, lo fa solo se è costretto. Fosse per lui ne farebbe a meno. «L’abbraccio dei compagni dopo il gol è stato meraviglioso - dice l’attaccante carioca -. Tutti mi hanno aiutato tantissimo quando le cose non andavano come volevo. Sentire la fiducia nei momenti difficili, quando sei di malumore e sembra che tutto vada storto, è uno stimolo in più e anche motivo d’orgoglio. Non posso che ringraziare, mi hanno fatto sentire importante. Devo ripagare sul campo giocando bene, lottando per la squadra, dando sempre il massimo. L’ho sempre fatto, ora sono ancora più determinato e convinto di poter fare bene».

Futuro. Si è parlato spesso di un addio di Farias. Lo scorso gennaio sembrava fatto il suo trasferimento al Sassuolo, poi è saltato tutto. Così anche la scorsa estate la cessione pareva scontata. Invece è arrivato Rolando Maran che ha convinto la società a tenerlo e il giocatore a restare. Non è un caso se nella prime partite della stagione, Farias ha spesso avuto una maglia da titolare. Il tecnico del Cagliari ha insistito su di lui, alternandolo con Marco Sau, anche quando le prestazioni non sono state convincenti. Domenica il timoniere rossoblù non ha avuto dubbi a gettarlo nella mischia a mezz’ora dalla fine, mossa che si è rivelata vincente. «Spero di fare tanti altri gol - conclude Diego -, utili per portare il Cagliari più in alto possibile. Io qui sto benissimo».

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