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Nulvi unisce Sardegna e Africa

Nulvi unisce Sardegna e Africa

Alla Don Bosco il pallone ha creato una rete sociale che ha avvicinato lingue e realtà diverse

05 dicembre 2018
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NULVI. Nel 1992 don Nino Posadinu, allora parroco di Nulvi, il paese dei “tre Candelieri giganti”, vide nello sport una straordinaria potenzialità educativa. «Accogliere e coinvolgere», indicava il don ai giovani che si erano messi al servizio del territorio per crescere le nuove generazioni. Due verbi che contengono un’esperienza lunga ormai più di venticinque anni, nel corso dei quali la Don Bosco Nulvi è riuscita a creare una fitta ragnatela sociale in grado di far incontrare in maniera proficua i territori dell’Anglona e della Romangia, il Sassarese e il Logudoro e oggi anche il Senegal e l'Egitto.

«Abbiamo toccato con mano come lo sport – dice il presidente della Don Bosco Nulvi, Nino Tedde – sia realmente quello strumento formidabile che consente, a tutti di potersi esprimere anche quando non si parla la stessa lingua».

Da alcuni anni a Nulvi è attivo “Casa Gina”, un centro di accoglienza per giovani immigrati. Molti di loro nelle ore libere concesse dalla direzione orbitavano nei pressi del campo sportivo.

Sguardi innamorati del pallone, della corsa, dell’aggregazione. Così, dopo lo studio, hanno deciso di varcare quel cancello per proiettarsi dentro quel mondo di un verde rettangolare. «Pulcini o Amatori – racconta –. Quel che capitava, in base all'età. “Accogliere e coinvolgere” non poteva restare uno slogan ed essere limitato ai nulvesi. Oggi don Posadinu è certamente orgoglioso di noi».

Far incontrare i territori, creare unione e visione d’intenti. «La scorsa estate – ricorda il vicepresidente Salvatore Cubaiu – abbiamo messo le basi per costruire un legame con una nuova società sportiva, l’Academy Anglona di Tergu –. Un incontro che nasce dalla consapevolezza di dover affrontare, anticipandolo, il fenomeno del crollo delle nascite, aggravato dal progressivo spopolamento del territorio, con tutto quello che comporta, per sport di squadra come il calcio. Questo progetto, oggi indirizzato solo al settore, nasce al fine di ricercare una visione comune, di condividere le risorse strutturali e umane, con la necessità di dare risposte a un territorio sempre più ampio, ricco di piccole realtà che però, restando isolate, non potrebbero fare fronte alle problematiche dei nostri giorni».

Il coinvolgimento di atleti di altre nazionalità e il pensiero incessante di non chiudersi nel campanilismo e condividere idee e progetti per il futuro dei giovani erano un mantra anche per uno di quei giovani che seguirono fin da principio le parole di don Posadinu.

Mario Ruzzu è stato uno dei primi artefici della nascita della società. Nel 2012 gli è stata diagnostica la Sla. Nello sconforto generale che ha colpito la comunità, non solo sportiva, di Nulvi, Mario è stato un gigante dell’educazione alle nuove generazioni.

Ormai allettato e impossibilitato a parlare, riceveva ogni giorno nella sua stanza dirigenti e giocatori ai quali dispensava consigli attraverso l’ausilio di un monitor. «Siate le mie gambe, io sarò il vostro sorriso», amava ripetere fino al giorno della sua morte, avvenuto qualche mese fa. Maestri di vita come Mario, uno di quelli che “accoglievano e coinvolgevano”, non possono che far crescere i migliori cittadini del domani.



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