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Coach Pozzecco e Sardara salgono in cattedra

Coach Pozzecco e Sardara salgono in cattedra

La lezione tenuta agli studenti del Contamination Lab dell’Ateneo di Sassari: «Come fare squadra»

03 ottobre 2019
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SASSARI. Essere se stessi, coltivare la propria passione, esercitarsi allo sfinimento senza crearsi alibi. È il messaggio di Gianmarco Pozzecco e Stefano Sardara ai futuri imprenditori del Contamination Lab dell'Università di Sassari.

L'allenatore e l'imprenditore presidente biancoblù - diversi eppure molto simili nell'etica di un lavoro che ha la "Dinamo Basket Banco di Sardegna" come epicentro - ieri mattina sono... saliti in cattedra all'interno dell'incubatore universitario CubAct dell'Università di Sassari e hanno parlato di gioco di squadra, leadership, impresa sostenibile. L'incontro è stato introdotto dal delegato per il Trasferimento tecnologico dell'Università, Gabriele Mulas.

La prima cosa da fare è trovare l'alchimia giusta per un gruppo di lavoro funzionante. «Io comincio dalla scelta dei giocatori che devono avere certe caratteristiche di umanità ed empatia fondamentali per stare in squadra», ha detto Pozzecco. «Teoricamente fare l'allenatore è facile, perché basterebbe essere se stessi – ha detto Poz – In realtà è complicato perché bisogna avere la forza di non farsi condizionare da ciò che succede, da paure e insicurezze. Ci si riesce solo se si ha una grande passione. Fare le cose credendoci e avendo passione è un talento».

«Fare squadra deve essere veramente la sintesi delle istanze di tutti», ha proseguito il presidente Stefano Sardara, in relazione all'importanza di gestire i conflitti. «Era necessario che facessimo sistema in un contesto come la Sardegna, non potevamo limitarci a essere solo una società sportiva. La via breve non esiste. Esiste la conoscenza, la competenza, il sacrificio e lo studio. Ci vuole entusiasmo, ma con i piedi per terra. Non innamoratevi di un'idea senza prove concrete di sostenibilità. I contributi pubblici? Sono solo un di più, dovete immaginare il vostro business senza di essi». Per prima cosa però bisogna crederci. «Non ponetevi limiti. Non pensate che le persone che ricoprono ruoli a cui aspirate abbiano doti che voi non avete», ha concluso Pozzecco.



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