La Nuova Sardegna

La Sardegna e le sue memorie coloniali

di GIUSEPPE ZICHI
La Sardegna e le sue memorie coloniali

Alla Biblioteca universitaria di Sassari un percorso che ricostruisce gli anni della dominazione italiana in Africa

24 gennaio 2017
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GIUSEPPE ZICHI. Questa mostra è il punto d'arrivo di un progetto di ricerca sulla Sardegna d'oltremare, frutto di un lungo studio sulle memorie conservate negli archivi e collezioni di famiglia del nord Sardegna oltre che nella Biblioteca universitaria di Sassari. Il percorso espositivo vuole ricostruire la storia del colonialismo italiano in Africa attraverso le testimonianze che i sardi si sono portati con sé al rientro nell'isola e che i familiari hanno gelosamente conservato nelle loro case, e con grande liberalità messo a disposizione di questa mostra.

È Luigi Aperlo a raccontarci attraverso cartine, libri e cimeli la guerra di Libia. Consigliere aggiunto di prefettura in missione a Tripoli e segretario particolare di Vittorio Menzingher, quando viene nominato governatore civile della Tripolitania, si porta a Sassari un ricco bagaglio di memorie. Come i menù dei pranzi ufficiali della prefettura, conservati quasi come souvenir da Aperlo e studiati da Giovanni Fancello.

Se l'esperienza coloniale rappresenta una delle più grandi emozioni degli italiani è più che probabile che questa emozione, con il procedere della guerra, passi in secondo piano. Sono proprio le suggestioni verso una terra sconosciuta, sebbene con una lunga storia (come testimoniano i bronzetti esposti), a caratterizzare anche la vita dei sardi nelle colonie. Ce lo fa capire molto bene il ricchissimo fondo fotografico appartenuto a Raffaele Tocco, un medico sassarese che nel 1936 decide di lasciare la Sardegna per l'Africa per poi farvi ritorno alla fine della guerra.

La memoria viaggia però non solo attraverso la fotografia ma anche con le opere di artisti sardi che, a partire dagli anni Venti del secolo scorso, sentono il bisogno, per motivi personali e artistici, di lasciare la Sardegna per trasferirsi in Africa: una terra fatta di paesaggi quasi inafferrabili. Sono i lavori di Giuseppe Biasi, Melkiorre Melis e Bernardino Palazzi - provenienti tutti da una collezione privata - a dimostrarlo.

La mostra non vuole essere tuttavia un ennesimo tentativo di semplificare la realtà, occultando l'essenza del colonialismo. Al contrario, è l'occasione per approfondire la comprensione di quella vicenda storica, osservandola da una prospettiva più ampia, proprio grazie alle testimonianze di chi l'ha vissuta. Le storie più significative sono in questo senso quelle di Agostino Piredda, destinato al Tribunale militare di guerra di Bengasi durante il primo conflitto mondiale, e di Giovanni Antonio Mura, segretario particolare di Alessandro Pirzio Biroli (governatore dell'Amhara) in epoca fascista. Vicende, queste, diverse per periodo e per storie personali ma che ci fanno capire la complessità di un fenomeno che non può essere affrontato solo in un'unica direzione, come emerge dalla lettera indirizzata nel 1938 a Mura da un suo subordinato.

Un documento assai interessante (e a tratti compromettente) sull'operato degli italiani nelle colonie, nel quale si procede a un raffronto tra l'Asmara italiana delle origini e quella del 1938: "Asmara d'allora … quante differenze da quella d'oggi" si legge. E ancora: "La Colonia, è passata dalla serenità alla bizzarria più spinta. Non può durare così. Anzi, sarebbe opportuno che, mentre qui gli ufficiali e gli ascari morti sono una vera ecatombe, si moderasse - nelle città dell'Impero ove l'immoralità e la disonestà sono massime - la frenesia dei divertimenti, sostenuti e alimentati dai biglietti da mille dei parvenus, saliti ad altezze vertiginose, scalando cumuli di morti". Insomma, una lettura tutt'altro che agiografica di una vicenda assai complessa.

Completano questo quadro, che non pretende di essere esaustivo ma solo rappresentativo della partecipazione dei sardi alle vicende d'oltremare, le memorie di Diego Cossu e di Gavino Casula, partiti negli anni del fascismo da due piccoli centri della provincia di Sassari. Cossu racconterà la sua esperienza in Africa nelle pagine di un romanzo, rimasto ad oggi inedito, e Casula attraverso disegni realizzati con i pochi colori che aveva a disposizione e una grande varietà di scatti fotografici.

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