La Nuova Sardegna

Addio a Taniguchi, genio discreto del manga d’autore

di Fabio Canessa
Addio a Taniguchi, genio discreto del manga d’autore

E’ morto a 69 anni il creatore di capolavori assoluti Capacità unica di narrare l’eccezionalità delle cose semplici

12 febbraio 2017
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Soltanto pochi giorni fa al festival d'Angoulême, una delle più grandi manifestazioni al mondo dedicate al fumetto, l'editore francese Rue de Sevres aveva annunciato la pubblicazione di un suo nuovo libro. Jiro Taniguchi, scomparso improvvisamente a 69 anni, era amatissimo in Francia dove era stato anche nominato cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere. Ma in tutto il mondo le sue storie avevano conquistato moltissimi lettori, compresa l’Italia dove sono state pubblicate da Coconino Press, Rizzoli Lizard, Panini Comics. Per quest'ultima casa editrice di recente era uscito “Gourmet 2”, che propone le nuove avventure culinarie di Goro, personaggio creato dallo scrittore Masayumi Qusumi, già visto in uno dei volumi di maggiore successo disegnati dal mangaka.

Anche quando la storia non era la sua, Taniguchi la faceva propria con i suoi disegni, il suo stile realistico e inconfondibile, il suo tratto chiaro, leggero, preciso, dettagliato, elegante. Certo non mancano differenze tra le opere solo disegnate e quelle delle quali è autore unico. E sono proprio queste ultime a dare ulteriore spessore a un artista che lascia un vuoto incolmabile nel mondo del fumetto. Basta pensare a storie come “Al tempo di papà”, in cui il protagonista torna al paese natale, dopo una lunga assenza, alla morte del padre. Quel posto è Tottori, città dov’era nato Taniguchi nell’agosto del 1947 prima di trasferirsi da ragazzo a Tokyo per inseguire il sogno di diventare un mangaka. Una storia che trasmette grandi emozioni. Un gioiello che entra nel cuore del lettore con la sua estrema semplicità.

È un po’ questa la cifra stilistica di Jiro Taniguchi, una capacità unica di raccontare la vita, la quotidianità. Questa componente più minimalista della sua produzione è quella che più di ogni altra ha contribuito a renderlo famoso nel mondo, grazie a opere fondamentali come “Quartieri lontani” (uscito in Italia anche con il titolo “In una lontana città”) o “L’uomo che cammina”. Una passeggiata, un uomo che porta a spasso il cane, che osserva la natura, gli uccelli. Piccoli episodi di vita reale con i quali Taniguchi ricorda la banale eccezionalità delle cose semplici.

Certi suoi lavori si potrebbero definire la trasposizione a fumetti della sceneggiatura di un film di Ozu. Ma la grandezza di questo fumettista la dimostra anche il muoversi su altri terreni senza perdere spessore artistico. La sua opera infatti è vasta e abbraccia tanti generi: dalla fantascienza (memorabile la collaborazione con Moebius per “Icaro”) al poliziesco, dal western allo sportivo, dal fumetto storico sul Giappone feudale a quello dell’era Meiji raccontata in “Ai tempi di Bocchan” a partire dalla vita di Natsume Soseki. Mille storie che ora hanno perso il suo narratore, artista immenso, molto amico anche del cagliaritano Igort. Poco più di un anno fa a Tokyo una mostra insieme incentrata sul modo in cui ciascuno di loro vedeva il Paese dell’altro: i “Quaderni giapponesi” di Igort e un travel book dedicato a Venezia di Taniguchi.

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