La Nuova Sardegna

Tra gaffe e politically correct la statuina va a “Moonlight”

di Fabio Canessa
Tra gaffe e politically correct la statuina va a “Moonlight”

Warren Beatty e Faye Dunaway annunciano la vittoria del favorito “La La Land” Ma è un errore e sul palco il premio passa di mano e va Barry Jenkins

28 febbraio 2017
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di Fabio Canessa

SASSARI

Lunghissima come sempre e noiosa più del solito, la notte degli Oscar si conclude con un colpo di scena. In Italia è già l’alba quando salgono sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles Warren Beatty e Faye Dunaway con il compito di annunciare il premio al miglior film. L’attore apre la busta e l’attrice legge il titolo che tutti si aspettano, il grande favorito alla vigilia: “La La Land”. Dopo qualche minuto, con i produttori del film di Chazelle già con la statuetta in mano, si ferma però tutto. C’è stato uno sbaglio. Il vero vincitore è “Moonlight”.

Errore o trovata, in entrambi i casi imbarazzante, la gaffe consegna l’edizione numero 89 degli Academy Awards alla storia. Un finale beffa per “La La Land”, che ricorda in qualche modo quello della storia raccontata nel film. Quando il lieto fine della storia d’amore tra i protagonisti è soltanto immaginato e un senso di malinconia, per quello che poteva essere e non è stato, arriva allo spettatore attraverso gli sguardi di Ryan Gosling ed Emma Stone.

Per la talentuosa attrice è stata comunque una serata magica, l’annunciato Oscar per la sua interpretazione è arrivato. A completare un percorso ricco di riconoscimenti iniziato a settembre con la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia (ulteriore conferma del filo sempre più diretto tra il festival e gli Oscar, dove in particolare negli ultimi anni grandi protagonisti sono film presentati in anteprima mondiale al Lido). Niente da fare invece per Gosling. Giusto così, strameritata la statuetta a Casey Affleck autore di una grande performance in “Manchester by the Sea” dove interpreta un uomo distrutto dalla morte dei figli, causata da un suo errore, che all’improvviso dopo la scomparsa del fratello si ritrova a dover badare al nipote adolescente. Uno dei migliori film in nomination (insieme ad “Arrival”, premiato solo per il montaggio sonoro) quello firmato da Kenneth Lonergan che si è portato a casa l’Oscar per la sceneggiatura originale. Categoria nella quale era presente anche “La La Land”, alla fine vincitore di sei statuette sulle quattordici candidature ottenute. Si pensava alla vigilia potesse conquistarne almeno otto o nove, ma sono comunque pesanti gli Oscar andati alla già citata Emma Stone, al regista Damien Chazelle, alla fotografia, alla scenografia, alla colonna sonora e alla miglior canzone originale: la bellissima “City of Stars”.

Non c’è musical di successo senza un brano simbolo e il pezzo che ha conquistato tutti è uno dei punti di forza che aiuterà “La La Land” a diventare probabilmente un classico del genere. Manca insomma all’appello l’Oscar per il miglior film. La vittoria di “Moonlight” sorprende comunque solo fino a un certo punto. Era l’unico rivale accreditato il film di Barry Jenkins, anche se dal punto di vista cinematografico non convince granché. La storia del racconto della vita difficile di un giovane afroamericano, divisa in tre capitoli (infanzia, adolescenza ed età adulta) trova infatti significativa espressione soltanto nell’ultima parte. D’altronde ai conservatori dell’Academy piace farsi vedere progressisti ogni tanto, premiando film per il tema trattato. Atteggiamento radical chic dietro il quale si potrebbero vedere diverse scelte di questa edizione, dove la dimensione politica si è fatta sentire. Con molte battute su Trump del conduttore Jimmy Kimmel e diverse dichiarazioni di chi è salito sul palco, come la dedica «a tutti gli immigrati» di Alessandro Bertolazzi, vincitore insieme all’altro italiano Giorgio Gregorini dell’Oscar per il miglior trucco per “Suicide Squad”. Ma a parte i discorsi, possono sembrare “premi anti Trump” anche quelli dati a Mahershala Ali, musulmano, miglior attore non protagonista sempre per “Moonlight”, e a Viola Davis come miglior attrice non protagonista per la sua prova in “Barriere”. Due interpreti di colore, dopo le polemiche dell’anno scorso sulla scarsa rappresentanza delle minoranze etniche. E poi c’è stata la premiazione per il miglior film straniero all’iraniano “Il cliente” con il grande regista Asghar Farhadi che per protestare contro il muslim band sull’immigrazione ha deciso di non presentarsi .

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