La Nuova Sardegna

Il sardo in Rai, grande occasione per tutta l’isola

di Diegu Corraine
Il sardo in Rai, grande occasione per tutta l’isola

La decisione del governo apre spazi nuovi. Valenza simbolica e chance occupazionali

12 marzo 2017
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Fino ad ora la mancata ratifica della Carta europea delle lingue e la riduzione a un decimo degli stanziamenti statali per le dodici lingue dello stato italiano ci aveva fatto credere che il sardo fosse caduto nel dimenticatoio presso il Governo statale. Invece, la notizia che il Consiglio dei ministri ha dato il via-libera allo schema di concessione decennale Rai ci fa sperare in un cambio di rotta, almeno parziale. Che il sardo, finalmente, potrà avere lo stesso riconoscimento e trattamento nella programmazione Rai rispetto a tedesco, ladino, sloveno, abbondantemente riconosciuti e protetti con apposite leggi, è un risultato più che positivo, soprattutto se si passerà dalle parole delle disposizioni giuridiche o contrattuali, ai fatti. Per questo, occorre un forte impegno da parte di noi tutti e vigilanza.

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Lingua millenaria e al secondo posto in Italia per numero di parlanti dopo l’italiano, largamente conosciuto e usato da circa il 70% degli adulti, il sardo è, tuttavia, in forte difficoltà presso i ragazzi, con gravi rischi per la sua trasmissione intergenerazionale.

Sicuramente, se al sardo sarà garantita una importante presenza nei programmi Rai, ci sarà una ricaduta positiva nei parlanti, che potranno superare complessi di inferiorità linguistica, riprendendo l’uso della lingua in famiglia e nella società, rafforzando l’autostima. Così come sarà una spinta ad usare il sardo, in modo moderno ed efficace, nel mondo della cultura, dell'economia, dell'amministrazione, della salute, della politica.

Il sardo in Rai, se non sarà solo una presenza simbolica di pochi minuti a settimana o al giorno, potrà essere anche un potente mezzo di occupazione e sviluppo intellettuale con ricadute positive nell’economia. Già un canale radio 24h in sardo sarebbe di bassissimo costo e di grande valenza occupazionale e informativa, se solo avessimo piccole redazioni, moderne e snelle nei paesi principali o in tutti. Ormai un telefonino intelligente può produrre contenuti a basso costo, soprattutto con i soggetti che fanno notizia, nei grandi centri e in periferia. Rispetto alla tv, più costosa e monopolizzante del tempo dello spettatore, il vantaggio della radio è che può essere ascoltata dovunque e comunque, in casa, in macchina, sul posto di lavoro, per strada.

Sempre pensando alle ricadute occupazionali di questa novità Rai, non sarebbe male creare a Nuoro un centro di produzione radio-tv in sardo. Sarebbe un messaggio positivo ai paesi dell’interno che sono in via di spopolamento, per “trattenere” i tanti laureati che conoscono il sardo e hanno anche titoli prestigiosi in lingue, informatica, scienze della comunicazione. Il centro dell’isola è un bacino culturale di grandi potenzialità, fino ad ora inespresse, che aspettano di essere messe subito a frutto.

Aspettiamo, dunque, che il sardo sia premiato con spazi congrui alla sfida che ci sta davanti. Occorrono, perciò, grandi investimenti umani e tecnologici, compreso il digitale, con trasmissioni generaliste ma anche con canali di tipo educativo, in raccordo con l’insegnamento curricolare in/del sardo, che deve passare “a regime”. La scuola è l’agenzia formativa per eccellenza, ma radio e tv sono un potentissimo mezzo di diffusione e consolidamento linguistico, che può dare al sardo una vitalità insperata. Anche lo stesso italiano è stato fortemente diffuso e standardizzato grazie alla radio prima e alla tv poi. Chi non ricorda il maestro Manzi e la sua trasmissione “Non è mai troppo tardi”? Vogliamo credere che, grazie a Radio e tv, si possa dire: “No est mai tropu tardu”.

I processi di “glotticidio” galoppano in tutto il mondo, anche in Sardegna. Per recuperare l'87% dei ragazzi che non conoscono il sardo, bisogna fare molto e bene, con urgenza e forza: la lingua non aspetta. Perché la situazione sradicamento e perdita della qualità linguisto rischia di vanificare ogni sforzo, se non proponiamo una risposta urgente e vasta, come tempi e luoghi, nel proporre il sardo via etere e web.

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