La Nuova Sardegna

La devozione unisce la Sardegna

di Mario Girau
La devozione unisce la Sardegna

Un culto esteso per tutto l’anno a partire dal 15 gennaio con il ricordo del martirio

01 maggio 2017
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di Mario Girau

La sagra di maggio, la processione interminabile, lo sfolgorio di colori prodotto dai costumi di decine di paesi sembrano circoscrivere la devozione a sant'Efisio, alla città di Cagliari e ai Comuni attraversati dal pellegrinaggio fino a Nora, Capoterra, Sarroch, Villa san Pietro e Pula.

Ma non è così. Sant' Efisio è regionale. Anzi, a ben guardare italiano. Sono almeno trenta i comuni sardi che annualmente dedicano momenti di festa a "su protettori poderosu". Si comincia il 15 gennaio, festa liturgica, che ricorda in tutta la Sardegna il giorno della decapitazione. Messa solenne ovviamente nel santuario cagliaritano di Stampace, ma anche a Seui dove un'antica consuetudine vede i giovani trascorrere la notte della vigilia intorno ai falò accesi in tutti i rioni. Praticamente stessa usanza, risalente al Settecento, a Tramatza portata da uno sconosciuto che, per grazia ricevuta, avrebbe fatto ardere un grande fuoco per riscaldare anche la povera gente impossibilitata a raccogliere legna. Altra messa a Capoterra, cittadina di cui il santo è patrono, ripetuta ancora più solennemente la terza domenica di maggio nella parrocchiale a lui dedicata dove si venera una statua lignea realizzata nel 1934 dalla ditta Ginotti di Torino. Sempre in questo stesso mese il santo martirizzato dal "praeses" Publio Valerio Flaviano viene ricordato a Quartucciu e Talana. In quest'ultima località il simulacro di Efisio viene accompagnato in una chiesetta campestre, sulla strada per Lotzorai, per un weekend di festa con messe e folclore. Il martire guerriero nella seconda domenica di agosto si mostra a Villasor con una processione nello stile della sagra cagliaritana del 1° maggio. A Quartu Sant'Elena, nel mese di settembre, primo del calendario agrario, quasi sempre in corrispondenza della prima domenica, altra festa con un'origine ormai secolare. Subito dopo la fine della Prima Guerra mondiale, i reduci di quel conflitto promossero una celebrazione di ringraziamento al santo guerriero per averli fatti tornare a Quartu sani e salvi. Una tradizione che continua nella chiesetta, al centro della città, originariamente dedicata a sant'Efisio e san Sebastiano ( costruita a partire dal 1728).

Recentemente l'assessore della cultura del comune quartese, Maria Lucia Baire, ha dichiarato la volontà di potenziare la tradizione collegandola, con quella cagliaritana di calendimaggio. Un chiesa in stile moderno a Siniscola estende anche ad altre zone il culto efisiano, polarizzato nel sud dell'isola. Con la sola eccezione di Oristano che al santo dedica addirittura un'importante parrocchia della città e una sagra solenne che funziona dal 1913, riproposta dagli anni Ottanta del secolo scorso con una solenne processione. Nella penultima domenica di settembre il simulacro viene sistemato su un cocchio e accompagnato fino alla chiesa di san Giovanni di Sinis, dove resta due giorni per essere poi riportato in "su brugu", il borgo in cui si trova la parrocchia dedicata al "Sardae patronus insulae". La sagra oristanese rievocherebbe, secondo una tradizione, un episodio della vita del guerriero che, già convertito al cristianesimo, sbarcata la flotta romana a Tharros, avrebbe deciso di combattere contro i pagani. In un dipinto del 1600, conservato a Fonni, viene descritta quella battaglia che ebbe per teatro Capo san Marco. Tracce di una devozione a Sant'Efisio il canonico Giovanni Spano (1872) le ha trovate nelle campagne di Orune dove c'era un villaggio distrutto dedicato a "su martiri gloriosu". Ma sant'Efisio ha conosciuto anche l'emigrazione. Le sue reliquie, insieme con quelle dei santi Potito, Lussorio, Cesello e Camerino furono traslate tra il 1080 e il 1088 a Pisa e lì venerate per otto secoli. Il pretesto di questo trasferimento forzato la volontà di sottrarle alle invasioni arabe. Nel 1886 le reliquie furono restituite alla città di Cagliari.

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