La Nuova Sardegna

“Sangue dal cielo” Nuoro a tinte noir

di Alessandro Marongiu
“Sangue dal cielo” Nuoro a tinte noir

Da oggi in edicola con il giornale il romanzo di Marcello Fois

26 maggio 2017
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Piove, a Nuoro: «a puàles», a secchiate, come era successo, pare, solo nel 1820, quando «la zaffata micidiale arrivò con i banditori del re che annunciavano i muri a secco». Piove di continuo, con appena qualche sporadica interruzione, in questo autunno inoltrato del 1899, al punto che c’è chi evoca già il Diluvio di biblica memoria, pensando che ogni giorno e ogni notte che trascorrono potrebbero essere gli ultimi per l’umanità. Bustianu s’abboccà invece non si scompone: lui, Sebastiano Satta, il poeta-vate-avvocato, ha le sue questioni sulle quali riflettere, e un clima benigno o ostile fa poca differenza. Ci sono le numerose cause da seguire, e quel rapporto complicato con Raimonda che lo tiene sulle spine, uno che dice una frase e l’altra che mal interpreta e viceversa, e l’aria in casa che alla fine diventa sempre più tesa («Mi si chiuse lo stomaco. Ero furioso: solo mia madre riusciva a farmi raggiungere quei livelli»).
Incubi e incontri. E poi ci sono i fantasmi che lo inseguono quando cala il buio, in sogno, ricorrenti: del bisnonno e del nonno materni, e di suo padre, che quando lui aveva cinque anni è andato a lavorare a Livorno e non è mai tornato. Ma sotto quell’acqua che i campi non riescono più ad accogliere e ributtano in superficie, così simile a sangue perché piena della terra rossa d’Africa che il vento solleva e trascina in Sardegna, succede anche qualcosa di completamente inaspettato, perché l’invito allo spettacolo di un tale che si spaccia per fachiro porta una nuova conoscenza che cambia piani e orizzonti. Questo “qualcosa” ha le sembianze di Clorinda Pattusi, che agli occhi di Bustianu in un battibaleno appare come la più desiderabile delle donne. Il cielo si fa clemente per incorniciare l’incontro: «Ora tutto brillava di stelle trattenute a stento nel paniere a maglie larghe delle nubi. Ora dal cielo di opale screziato sulle nostre teste promanava un effluvio delicato che aspergeva le case circondandole di un’aura vaporosa e magica. Ora sì, la tempesta sembrava passata». Solo che le Pattusi, Clorinda e la sorella maggiore Franceschina, sono oggetto di troppe chiacchiere in città (Clorinda avrebbe perfino avuto un lungo fidanzamento che poi ha interrotto rimangiandosi la promessa di matrimonio): Raimonda non gradirebbe, e infatti non gradisce; e solo che Bustianu ha da poco accettato di difendere Filippo Tanchis, che delle Pattusi è nipote, quasi un figlio, dopo che i genitori gli sono morti entrambi nel volgere di tre mesi.
Il caso giudiziario. Il giovane è accusato di aver ucciso, strangolandolo, il losco delatore e usuraio Solinas: peccato che quest’ultimo fosse ben più robusto del suo presunto carnefice, e Satta intuisce subito che la dinamica del delitto per come l’hanno ricostruita le forze dell’ordine non regge alla prova della ragione. Un secondo fatto di sangue – di sangue vero, quello che scorre nelle vene ed esce a fiumi dai polsi, se qualcuno li apre con un coltello – complica e fa precipitare la situazione, e per Bustianu s’abbocà, e per Sebastiano l’innamorato: dove altro cercare dei colpevoli, infatti, se non all’interno della famiglia Pattusi? E dicono davvero la verità i due fratelli di Filippo, Elias e Ruggero? La soluzione ai misteri che si accumulano richiederà il dispiego di tutte le capacità deduttive di Sebastiano: ché nel giallo, classicamente, le cose assumono forme diverse se le si scruta con la dovuta attenzione.
I personaggi. “Sangue dal cielo”, pubblicato per la prima volta in coedizione tra Frassinelli e Il Maestrale nel 1999, è il secondo dei tre romanzi che Marcello Fois ha dedicato alle gesta investigative di Satta, difensore dei più deboli ed estensore di versi amato in tutta la Sardegna a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il lettore ritroverà, oltre al celebre autore dei “Versi ribelli” e dei “Canti barbaricini”, anche alcuni dei personaggi che animavano “Sempre caro” (uscito con La Nuova Sardegna, lo ricordiamo, lo scorso 5 maggio): Raimonda Gungui, un rinato Zenobi e il maresciallo Poli, rappresentante di quel Regno che nell’isola non è mai riuscito a farsi accettare né benvolere, specie dopo l’Editto delle chiudende. Ma non mancano i cambiamenti: se nel precedente capitolo la storia aveva tre differenti narratori, in “Sangue dal cielo” la voce è quella del solo Bustianu, e ciò per via, come scrive la linguista e storica della lingua Maria Rita Fadda in un suo saggio sullo stile di Fois, di «una più profonda immersione nell’emotività del protagonista, che sotto la grigia cappa di una pioggia incessante rivisita affetti del passato e trascorse sofferenze. Insomma, la presenza importante di sequenze oniriche e la buia monotonia che caratterizza le giornate di cui si racconta, fanno di “Sangue dal cielo” un romanzo essenzialmente ‘notturno’, a tratti intriso di cupezza, certo fortemente introspettivo». È giusto in conclusione che il nero cede il passo, se non all’azzurro, perlomeno al blu: le nubi proseguono altrove il loro cammino e restituiscono a Nuoro i suoi colori, la natura si risveglia dopo il letargo forzato e la quiete torna a imporsi sul battere martellante delle gocce. Lo scenario ideale per quel silenzio che Bustianu vuole offrire «all’ipotesi di un amore»: l’amore per Clorinda.
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