La Nuova Sardegna

Uruguay, la memoria dell’emigrazione 

di Daniela Paba
Uruguay, la memoria dell’emigrazione 

Una ricerca storica e un libro dei ragazzi dell’Ipia sui sardi nel Nuovo mondo

01 giugno 2017
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CAGLIARI. La memoria delle migrazioni si perde nel giro di qualche generazione. Anche per questo i documenti d’archivio risultano utili a restituire trattati e tracce degli italiani migranti. Dell’emigrazione italiana in Uruguay si è occupato Martino Contu, ricercatore all’Università di Sassari, che sull’argomento ha appena pubblicato per Aipsa un libro costruito sulle fonti consolari, intitolato appunto “L’emigrazione italiana in Uruguay (1857-1865)”.
E siccome allora i trattati «commerciali e di amicizia e di navigazione» con l’Uruguay li teneva il Regno di Sardegna, dalla ricerca si evince che dei ventimila emigrati europei sbarcati a Montevideo dal febbraio 1836 al novembre 1841, 5.276 sono sardi, cioè cittadini del regno di Sardegna. Dagli elenchi conservati negli archivi Martino Contu ha tratto un elenco di 1833 persone, comprensivo di data, luogo di partenza e destinazione, nome, città di provenienza, professione e parenti al seguito. Nel biennio 1860 e ‘61 di tanti partiti per l’America meridionale sappiamo solo che furono circa 3.200, così come testimonia il viceconsole sardo a Montevideo, Ribecchi. Le relazioni diplomatiche tra Regno di Sardegna e Repubblica Orientale dell’Uruguay risalgono al 1834, ma già dagli anni Venti piemontesi e liguri emigrarono in massa verso il Nuovo mondo. Tra loro ci sono i profughi dei moti del 1821 cui seguirono, nel 1830, quelli mazziniani, una vera e propria catena di emigrazione politico-militare che andava a incrementare quella dettata da esigenze economiche.
A Montevideo nel 1843 su una popolazione di 31.000 abitanti, 19.000 sono stranieri di cui 6.376 sono italiani. Alla Guerra Grande (1839-1851) che vide il paese diviso tra quanti vogliono uno stato federale e quelli che lottano per uno stato unitario partecipa Garibaldi con una legione di volontari italiani. Partiti dalla Maddalena ci sono i garibaldini sardi Antonio Susini Millelire, che sostituisce al comando Garibaldi, Giovanni Battista Curiolo, detto il “Maggior Leggero”, ma anche gli ufficiali cagliaritani Angelo Portoghese Pigurina e Giuseppe Pilo Borgia, il maresciallo Maxia.
L’emigrazione italiana riprende negli anni Sessanta dell’Ottocento caratterizzata da una forte presenza piemontese, ligure, lombarda ma anche dall’irrompere di un’ondata di manodopera meridionale. Qui si segnalano due medici sardi: Giovanni Battista Fa di Cagliari e Giovanni Antonio Crispo Brandis di Codrongianus, quest’ultimo amico e medico personale di Suor Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubattu, prima beata dell’Uruguay. Dagli elenchi più anonimi risultano partiti dalla Sardegna nel 1857 “Ana (Anna) Casella – senza mestiere, diciannove anni e un figlio”, nel 1859 Santiago (Giacomo) Valdettaro, negoziante di Sassari di anni 24, Cioffi Nicola e Cioffi Domenico, entrambi sassaresi, di 65 e 12 anni, lavoratori del rame.
Anche allora circa il 90% dei migranti italiani erano maschi, solo il 10% femmine, l’età media era inferiore ai 33 anni. La maggior parte erano operai, falegnami, cuochi, marinai e mozzi, panettieri, calzolai, domestiche, ricamatrici, cucitrici.
Il 26 giugno il Console generale dell’Uruguay Ricardo Francisco Duarte Vargas è arrivato in Sardegna, a Iglesias, ospite dell’Ipia “Ferraris”, in occasione della presentazione del libro “Un cammino tra natura e cultura. Confronto tra Italia e Uruguay” realizzato dagli studenti di due classi dell’istituto che, guidati dai propri docenti, hanno tradotto poesie e racconti di autori uruguayani e italo-uruguayani come Gerardo Molina, Juana de Ibarbourou, Juan José Morosoli, Francesco Scanu, un sardo di Benetutti emigrato in Uruguay nel primo dopoguerra, e alcuni brani estrapolati da un saggio di di Juan Carlos Fa Robaina, emigrato sardo di terza generazione, il cui nonno, Juan Bautista Fa, medico originario di Cagliari era giunto in Uruguay alla fine dell’Ottocento.
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