La Nuova Sardegna

Le vie della speranza negli scatti di Balducci 

di Pasquale Porcu

Al Museo della Tonnara di Stintino le immagini del reportage sul cammino dei migranti lungo le rotte balcaniche

10 luglio 2017
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STINTINO. Quei volti disperati non li puoi dimenticare. Hanno occhi pieni di terrore ma anche di speranza. Speranza di vivere. Sono donne e uomini in fuga. Sono bagnati e malvestiti. Ogni momento è prezioso per superare quella linea invisibile che separa la vita e la morte. Eccoli che si scambiano bambini in una catena umana mentre attraversano un fiume. O mentre, da una imbarcazione precaria, cercano di guadagnare una più stabile posizione su una nave più grande. Talvolta i bambini sono sdraiati per terra in una strada fangosa, avvolti in coperte sporche.

Quella che sembra una migrazione biblica è solo una tappa della rotta balcanica che porta i migranti in Europa dopo un viaggio infernale che li ha fatti arrivare dal Pakistan o dall’India, prima nell’isola di Lesbo in Grecia e poi in Macedonia. Con l’intento di raggiungere l’Ungheria e poi i paesi del Nord Europa. Quel “Balkan route” il fotografo aquilano Danilo Balducci lo sta documentando da tempo; dalla Grecia fino a Calais. Ora quegli scatti che hanno fatto meritare al fotoreporter premi importanti sono in mostra, fino al prossimo 27 luglio, al Museo della Tonnara di Stintino.

La mostra, 25 scatti, allestita dall’architetto Paolo Greco, è stata inaugurata sabato nell’ambito della rassegna “Migrazioni, storie e immagini” che prevedeva anche la presentazione del libro di Giovanni Maria Bellu, “I fantasmi di Portopalo”, edito da Mondadori nel 2004, che racconta il più grande naufragio avvenuto nel Mediterraneo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Si tratta della morte in mare di circa 300 uomini di origine pakistana, indiana e tamil avvenuto nel Canale di Sicilia nel 1996 e tenuto nascosto fino all’inchiesta giornalistica del 2001.

Ieri, infine, sempre al Museo della Tonnara di Stintino, si è svolta la tavola rotonda sul tema “Donne venute dal mare. Le migranti”, moderata da Giommaria Bellu e con Vittorio Campus, avvocato, esperto in diritto della famiglia e dei minori, Sabrina Mura, rappresentante di Acos, Associazione di volontariato impegnata nel contrasto alla prostituzione schiavizzata, Gabriella Taras, autrice della tesi “Donne immigrate vittime di violenza”, che nel 2015 ha ricevuto dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, il Premio per la migliore tesi di laurea sul tema del contrasto alla violenza contro le donne. Ma torniamo alla mostra “La linea invisibile” che l’altra sera è stata presentata dall’archeologa Laura Soro.

Balducci ha ricostruito in un drammatico reportage il cammino dei migranti sulla rotta balcanica. È stato realizzato nel 2015 durante un viaggio nell’isola di Lesbo. Spostandosi lungo i confini balcanici, il fotografo ha seguito da vicino i protagonisti delle migrazioni, restituendone un racconto in bianco nero, che oggi è raccolto anche in un libro. Balducci in questi mesi ha viaggiato senza sosta, lungo il confine greco-macedone fin verso i valichi di frontiera, bloccati, che separano la Croazia da Slovenia, Ungheria e Serbia, seguendo i protagonisti di quella disperata migrazione verso una vita migliore. Le immagini di Balducci documentano e soprattutto pongono a ciascuno di noi le domande su un fenomeno che riguarda persone che non sono diverse da noi.

E a chi dovesse avere ancora dei dubbi risponde alla fine del volume di Balducci, una poetessa somala: «Chi è quella madre o qul padre che mette i propri figli su una barca se non sapesse che comunque quella soluzione è migliore di quella che offre la terra dalla quale si fugge?».



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