La Nuova Sardegna

«Evergreen e leggerezza Con me è sempre show»

di Roberto Sanna
«Evergreen e leggerezza Con me è sempre show»

Umberto Smaila domani a Platamona e sabato a Porto Cervo

13 luglio 2017
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Gli anni ruggenti della “vita Smeralda” sono ormai un lontano ricordo e difficilmente ritorneranno ma l’amore per la Sardegna è rimasto. Umberto Smaila domani si esibirà al Cafè Set Beach di Platamona (inizio serata alle 22 con i Pericolo generico) e sabato al Sottovento di Porto Cervo col suo collaudato repertorio di musica revival che da trent’anni continua a far ballare sui tavoli la gente. A 67 anni, superati i postumi di un incidente che lo ha costretto a ritardare l’inizio della stagione, l’artista veronese non poteva che cominciare dalla Sardegna la sua estate: «Mi avrete tra i piedi ancora per molto, preparatevi – scherza al telefono –. Del resto la Sardegna ha rappresentato, e rappresenta, una parte importantissima della mia vita artistica e non solo. La prima volta che sono venuto nella vostra isola era il 1975 e ho girato tantissimo il sud a Porto Pino, Chia, Carloforte. Negli anni successivi ho iniziato a risalire verso il centro fino ad arrivare alla Costa Smeralda, dove a un certo punto ho dato il via alla bellissima avventura dello “Smaila’s” di Poltu Quatu. E alla Sardegna è legato anche quello che giudico il più grande momento della mia carriera: il Capodanno del Duemila a Cagliari, con centocinquantamila persone che ballavano con le mie canzoni».

Lo “Smaila’s” di Poltu Quatu è stato l’epicentro del divertimento notturno per tantissimi anni: come è nata l’idea di aprirlo?

«Ho aperto quel locale nel 1991 perché in quel momento la Sardegna era in pieno “boom” di celebrità, la Costa Smeralda era la meta preferita delle vacanze di attori, modelle, calciatori, politici. Così mi sono lanciato e sono stati anni bellissimi, mi stabilivo per due mesi con la famiglia e il locale andava alla grande. Non avevo nemmeno bisogno di promuoverlo, non c’erano pubbliche relazioni da fare: erano tutti in vacanza in Costa Smeralda e passavano tutti da me. Col passare del tempo quel flusso ha preso altre vie, adesso vanno tutti a Ibiza e Saint-Tropez».

È andato via da Poltu Quatu per questo motivo?

«No. Sono rimasto fino al 2008 poi bisognava trattare il rinnovo del contratto e non ci siamo messi d’accordo. Un po’ come può accadere a uno sportivo professionista, insomma... Sono però rimasto a lavorare nell’isola muovendomi in altri posti di vacanza, ho avuto locali a San Teodoro, Villasimius, Porto Rotondo. E anche quest’anno mi vedrete spesso perché anche se non ho una sede fissa non ho mai abbandonato la Sardegna: incombo su di voi, insomma».

Gli anni della “vita Smeralda” sembrano lontanissimi, la gente non ha più voglia di divertirsi sfrenatamente: si è davvero perso lo spirito di quegli anni?

«Si è perso come quello di tante altre cose, in fondo è normale. Posso però assicurarvi che anche oggi quando la gente entra nei miei locali, si ricrea l’atmosfera leggera e frizzante di sempre».

La sua è una formula vincente che è rimasta intatta negli anni: qual è il segreto?

«Nessun segreto, solo la fortuna di poter attingere da un repertorio fantastico creato negli anni Sessanta e Settanta da una generazione di cantanti che ha scritto pezzi che tutti conoscono a memoria. Artisti impossibili da sostituire, anche perché ora ci sono molti più personaggi che artisti veri. Avete presente nelle gite quando qualcuno prende la chitarra e a un certo punto gli chiedono di suonare “una canzone che conosciamo tutti”? Bene, io nel mio repertorio ho proprio le “canzoni che conosciamo tutti”. Sono un juke-box vivente, attingo da un pozzo immenso di gente come Battisti, Baglioni, Vasco».

E come sceglie la scaletta delle serate?

«Ho una band affiatata che mi consente di adattarmi alle esigenze del momento. I brani sono tutti provati, la scaletta la improvviso a seconda del pubblico che abbiamo davanti».

Il pubblico che viene ai suoi spettacoli è cambiato, nel corso degli anni?

«Più che altro sono cambiati i locali, non esiste più la discoteca nuda e cruda, dove si va solo per ballare. Adesso lavoro tanto con la formula “cena più spettacolo” e questo mi consente di coinvolgere un pubblico vastissimo, che va dai trenta ai cinquanta anni e non mancano nemmeno i ragazzini. Sono come Benetton, insomma».

Ricondurre la sua carriera alle serate musicali resta comunque riduttivo. Ci sono stati i Gatti di vicolo Miracoli, i programmi televisivi, l’attività di compositore.

«Ho scritto tane canzoni, soprattutto colonne sonore per Vanzina. E quella del film girato con i Gatti di vicolo Miracoli che uscirà alla fine del 2017 e si intitola “2017 Odissea nell’ospizio”. L’ho scritto insieme a Jerry Calà ed è davvero molto divertente, con un riferimento biografico neppure tanto nascosto».

In Primo Piano
L’industria delle vacanze

Tassa di soggiorno, per l’isola un tesoretto da 25 milioni di euro

Le nostre iniziative